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Di rivoluzioni fallite ne è piena la storia, ma qui abbiamo già dato

(di Daniele Petroselli) Musi lunghi, ansie e deliri per giocatori che dovevano arrivare e non arrivavano. E poi… l’esempio di come 24 ore possano cambiare l’opinione della gente, o quantomeno di un tifoso.

Redazione

(di Daniele Petroselli) Musi lunghi, ansie e deliri per giocatori che dovevano arrivare e non arrivavano. E poi… l’esempio di come 24 ore possano cambiare l’opinione della gente, o quantomeno di un tifoso.

Si sa, Roma è una piazza strana, che sa dare tanto e togliere tutto in un battito di ciglio, dalle stelle alle stalle in un attimo. La stagione parte con una costante, espressa dalla parola “rivoluzione”.

Dalla società, che finalmente porta una ventata nuova nel calcio nostrano (e nella Capitale) oltre ai tanto attesi denari che prima erano con molta oculatezza tirati fuori dal piccolo portafoglio di Rosella Sensi, all’allenatore, pronto a rinverdire i fasti di Zeman (e del Barcellona) anche grazie ad un nuovo (ma davvero lo è?) metodo di allenamento. Per poi passare attraverso i giocatori, giovani e di talento, a cui si aggiungono tante scommesse che in molti sperano siano finalmente vincenti. Le prime amichevoli e l’eliminazione dell’EuropaLeague hanno messo di nuovo tutto in discussione, come sempre capita a Roma.

Rimproveri e dubbi sulle reali possibilità della nuova gestione, troppi punti interrogativi sulle qualità e sui metodi hi-tech del mister catalano (su cui già pesa l’ombra di Delio Rossi), atleti sopravvalutati e a rischio già di bocciatura, oltre ad un direttore sportivo alla frenetica ricerca di nuovi innesti che sembrano non arrivare mai. Ma in poco meno di 24 ore 4 colpi fanno tornare la fiducia e l’entusiasmo.

Kjaer è l’uomo giusto per una difesa sempre con l’acqua alla gola, Gago e Pjanic i rincalzi giusti per un centrocampo che tanto ha sofferto nell’ultima stagione, mentre Borini l’ennesimo talento che in giallorosso può veramente fare il botto. Perché in fondo al tifoso vero basta davvero poco per ritornare a sperare, ma anche un secondo per fare le pulci a quanto accaduto un istante prima.

Oggi è il tempo della soddisfazione, delle lusinghe dei giornalisti e degli addetti ai lavori, ma domani sarà già quello buono per tirare fuori tante domande sui lati più “oscuri” di questo scorcio di stagione. Un esempio su tutti Gago, argentino come Heinze e Burdisso, ma che già mette paura per un solo aspetto, ossia l’essere stato un giocatore del Real. L’esperienza di Baptista è ancora fresca e c’è già chi comincia a tremare. Se poi dovesse entrare in competizione con De Rossi allora apriti cielo. Il “prezioso” Osvaldo poi è atteso al varco. E sono solo alcuni assaggi di quello che potrà succedere se… ma meglio non pensarci. Oggi è uno di quei giorni in cui godersi il meritato riposo dopo tante energie (mentali) spese a sperare per questi colori. Un riposo per Sabatini, che ha vissuto forse una delle sessioni più difficili della sua carriera, ma non per la squadra.

C’è da preparare un esordio vero, di quelli convincenti. Il primo è meglio dimenticarlo in fretta, cancellarlo dalla mente. Serve una scossa vera, di quelle potenti. Serve unità, a partire da tecnico e giocatori, affinchè questo sogno diventi davvero una vera rivoluzione. Perché di rivoluzioni fallite ne è piena la storia, ma qui abbiamo già dato.