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DECENNALE SCUDETTO 2001 – Dal Napoli al Parma: “Roma ha vinto!”

(di Mirko Porcari) – C’era il sole quel giorno. Il conto alla rovescia, poi, era scandito dalla voglia di esserci.

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(di Mirko Porcari) - C'era il sole quel giorno. Il conto alla rovescia, poi, era scandito dalla voglia di esserci.

Si, perchè una giornata del genere era ciò che ogni tifoso avrebbe sempre sognato: la Roma che torna protagonista dopo 18 anni, dopo aver consumato le foto sbiadite di un trionfo che iniziava ad essere il bagaglio dei "più grandi", gente che ricordava con affetto il faccione di Liedholm ed i sorrisi di Agostino. Era ora, per le nuove generazioni, di provare una sensazione sconosciuta: periodi bui, in cui la squadra giallorossa galleggiava nell'anonimato, culminati con lo scudetto vinto dalla Lazio l'anno prima, la beffa di un festeggiamento durato poche ore ed uno smacco che la città Eterna non avrebbe mai meritato. "Calma". Almeno a provarci: nel monologo interiore, ogni innamorato giallorosso si ripeteva quella parola, una paura nata da delusioni cocenti e spaventi dell'ultima ora: la partita contro il Napoli sembrava l'epilogo più logico, almeno guardando a tutte le storie di marca romanista. L'apice del piacere così vicino, la differenza in pochi metri e l'illusione di poter toccare con mano l'Olimpo dei vincenti: per un pomeriggio il San Paolo è il centro dell'Universo, sotto una gabbia cocente mezza Roma spia le gesta degli eroi meritevoli, arrivati nel capoluogo campano con la consapevolezza di esserci quasi. "Un piccolo passo per l'uomo...". Non siamo mica sulla luna...O meglio, non ancora. Impossibile farlo capire ad un popolo sedotto e quasi abbandonato, stipato in una tribuna "coperta" o sotto l'afa di un pomeriggio a San Giovanni: nasce così "la maledizione del maxi-schermo", già assaporata in un passato remoto, quando c'erano in ballo le glorie europee nella sfida principesca contro il Liverpool. Il 2-2 finale è in barba ad ogni pronostico, il Napoli con un piede e mezzo in Serie B regala una settimana da brivido con la Juventus di nuovo in corsa: la gara contro il Parma è l'atto finale di una stagione incredibile, in cui la Roma ha dominato praticamente ovunque, lasciando poche speranze alle dirette avversarie. "All'Olimpico? Io c'ero..." Certo, basta ascoltare un qualunque tifoso intorno (o oltre) la trentina, per sentire la stessa risposta: stadio strapieno, la gioia che scavalca la sicurezza, gli ottantamila di quel 17 giugno 2001 sono i milioni di romanisti nel globo. Anche chi era a casa, chi si incontrava con gli amici, chi ascoltava in una buia solitudine la radiocronoca della storia, era uno delle migliaia allo stadio. Roba da pazzia giallorossa, di chi vuole essere testimone di un avvenimento a tutti i costi: la cronaca dell'incontro è un tabellino che recita 3-1, il gol di Di Vaio un incidente di percorso che non ha nulla a che fare con la portata dell'evento. C'è tensione, sugli spalti così come in campo, basta guardare il viso incarognito di Fabio Capello quando l'invasione di campo rischia di rovinare tutto: esce fuori il "sangue" dell'uomo tutto d'un pezzo, qualcosa che lo rende irriconoscibile agli occhi di chi è abituato ad immaginarne solamente il lato oscuro..."Chissà quando me ricapita...". Tre fischi e le lacrime, anziani che piangono come bambini, una frustrazione che si scioglie nella fratellanza di un unico abbraccio. Questa volta Roma ha vinto davvero...