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De Sisti: “Chi firma il derby diventa qualcuno per i tifosi, a Roma è così”

"Credo che molto sarà determinato dalla tattica, dalle soluzioni, dall'impostazione che verrà data a questa partita. Chi sarà più umile la spunterà"

Redazione

Alla vigilia del derby tra Roma e Lazio, in programma domani pomeriggio alle ore, Giancarlo De Sisti, ex giallorosso, è intervenuto ai microfoni di Roma Radio per parlare dei suoi ricordi sulle stracittadine giocate nella Capitale.

Prati ha raccontato il suo derby del 1975. Nel girone d'andata la Roma vinse invece con un tuo gol, cosa ti ricordi?

"Ricordo l'attesa, le incertezze. I derby mettono ansia, aspettativa, anche buoni propositi quando si è ottimisti. Ero tornato da poco, scherzosamente dicevo di rimettere le cose al loro posto, la Roma non poteva continuare a essere battuta dalla Lazio, seppur campione d'Italia. L'attesa era tanta, se sai che affronti una squadra forte le aspettative sono tante e l'incertezza regna. Ti manca la prova pratica, l'avversario sembrava più forte ma l'abbiamo domato. C'era sfottò, la Lazio aveva credibilità e questa credenza di essere più forte".

Eri tornato proprio quell'anno alla Roma...

"Mi è capitato di reincontrare Pulici, ci facciamo delle macchiette, io racconto quel gol e lui di un problema alla mano che gli impedì di deviare il mio tiro. Io gli rispondo che quel tiro era carico d'effetto, la palla, provenendo da un passaggio di Morini, calciata d'esterno destro, doveva prendere quel giro, ma non sapevo se sarebbe finita lì. Facevo il geometra in campo, non di professione! Ero tornato allora, per me era un rituffarmi in una partita speciale che mai mi aveva visto uscire con tanta soddisfazione dal campo. Molti derby li ricordo marcato a stretto contatto come avrebbero marcato Totti, non ero uno da marcare così. Ricordo sempre molti 0-0, non da ricordare. Mentre questo qui è stato fantastico, mi ha riempito di grande gioia, quello che è sucesso alla fine della partita mi ha reso colmo di felicità, la Curva Sud ha stabilito che ero uno di loro".

Il gol nel derby cambia la vita?

"A Roma si sente particolarmente, pare che per tanti anni si è svolta solo così la storia. La Roma ha vinto poco in proporzione alla sua nobiltà e al suo rappresentare la Capitale del mondo. Molte volte ci siamo accontentati di vincere il derby, la squadra che vinceva il derby aveva svoltato l'anno. Se poi all'interno di questa gioia capita qualcuno che fa il gol decisivo, diventa l'eroe del giorno o per sempre. Chi firma il derby diventa qualcuno per i tifosi, per la gente, fuori dalla Capitale gli danno meno importanza, ma a Roma è così. La Roma ha un pubblico passionale, che ci mette 5 minuti a far diventare qualcuno un campione. Se non fai nulla di importante sei un passeggero".

Basta dire che gioca il miglior attacco contro la penultima difesa?

"La difesa della Lazio nel nucleo centrale ha qualche incertezza, quella della Roma è una difesa che a confronto si batte molto meglio. Pensiamo solo a Manolas, che diventa il perno di tutto l'asse difensivo, mentre alla Lazio manca de Vrij, Mauricio e Gentiletti non possono sostituirlo. Credo che molto sarà determinato dalla tattica, dalle soluzioni, dall'impostazione che verrà data a questa partita. Chi sarà più umile la spunterà, la Roma si ricorda anche di avere un gigante di 1,93 che non fa solo assist, se lo servi bene ti sfonda! Totti è fuori, è l'inventore, ma manca anche Pjanic. Pjanic è uno forte, l'abbiamo sottovalutato, piange il cuore per l'assenza di Totti, però chi dà una quota riconosciuta di qualità è Pjanic. Il passaggio che fa nel breve e le invenzioni che gli permettono di tagliare assist sono seguite da movimenti per smarcarsi che fanno nascere la superiorità a metà campo insieme a Nainggolan, De Rossi e Florenzi. La Lazio deve stare attenta alle frecce che ha la Roma, i biancocelesti hanno anche Felipe Anderson, pericoloso se in giornata, hanno Djordjevic, un ragazzo valido, c'è Candreva che tira certe mattonate... non faccio il giudice di parte, ma la Roma ha più qualità. Sarà una partita studiata molto attentamente da Garcia e da Pioli, avere tante benedizioni circa la bontà del gioco vale fino a un certo punto, se arriva solo il risultato per una volta si farà a meno del gioco, e anche per più di qualche volta".