Ecco le parole di Morgan De Sanctis intervistato da Roma Channel.
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De Sanctis: “Pronti a dar filo da torcere alla Juve. Il distacco da loro non deve aumentare”
Ecco le parole di Morgan De Sanctis intervistato da Roma Channel.
Ciao Morgan, è un piacere averti qui.
“Grazie a voi per l’opportunità che mi date, parlo per la prima volta al canale e approfitto per ringraziare i tifosi”.
Tu vieni da una piazza calda come Napoli, che impatto è stato quello con Roma?
“Roma riversa tanta passione e attenzione sui giocatori, questo, anche alla luce dei risultarti, ha fatto sì che si instaurasse un rapporto di fiducia e speriamo che questa stagione ci regali delle soddisfazioni”.
Siete pronti per la grande sfida di domenica?
“Queste feste sono state utili per ricaricare le batterie, ne avevamo bisogno. E’ vero che non avevamo le coppe, ma è stato un inizio di stagione importante. Alcuni hanno dovuto sacrificarsi di più, altri recuperare dagli infortuni, questi giorni di sosta servivano. Ora la testa è a qeusta partita che non può essere considerata come le altre, sarà spartiacque, arriva in un momento importante per il destino della Juve e della Roma”.
(Viene mostrato un video di Buffon che scherzando dice: “Caro Francesco mangiate tanti panettoni”). Li avete mangiati questi panettoni?
“Posso tranquillizzare Gigi che tutti i componenti sono tornati in perfetta forma, senza un etto in più. Siamo carichi, snelli, precisi, in forma per dare filo da torcere alla Juve”.
A proposito di Buffon, tu lo conosci bene.
?Ci conosciamo da vent’anni, abbiamo iniziato il percorso calcistico nelle nazionali giovanili, per mia fortuna non abbiamo mai giocato nello stesso club! Indipendentemente dall’aspetto tecnico, gli riconosco grandi doti morali, è un ragazzo intelligente con cui si può parlare di tutto. Lo considero un amico, rimarrà tale anche un domani quando non saremo più calciatori”.
In molti in questi giorni fanno il gioco figurine. Qual è la differenza vera tra Roma e Juve?
“Devo dire che il vantaggio più grande che può avere la Juve, che ha determinato un vantaggio di cinque punti, è che vivono assieme da più tempo, hanno sviluppato questo metodo con il loro allenatore, che rende la Juve la squadra da battere. In Italia è quasi imbattibile perché il sistema italiano è indirizzato a far sì che la Juve sia più la forte, ma non mi riferisco solo a cose negative, piuttosto all’organico forte che hanno e al fatto che gli avversari, già prima di affrontarli, nell’approccio sono timorosi. Questo differenzia la Juve italiana da quella europea. In coppa le squadre non hanno condizionamenti. Noi cercheremo con tutte le nostre forze di creare difficoltà alla Juve, poi vedremo chi sarà stato più bravo”.
Ti aspetti una Juve aggressiva? Ma anche la Roma ha quelle caratteristiche.
“Loro esprimono un’ottima qualità di gioco, dal punto di vista tattico e tecnico, ma anche fisico. Fanno grande intensità. Noi non dovremo concedere nulla, anche noi siamo in grado di fare un grande lavoro tattico e tecnico, dovremo tenere testa anche dal punto di vista fisico. Non sarà facile, ma neanche per la Juve lo sarà”.
Il risultato può dare una consapevolezza enorme all’una o all’altra.
“Per noi non aver mai perso una partita ed essere secondi a cinque punti è un po’ sorprende. Ed è vero che ti vai a giocare lo scontro diretto in condizioni non favorevolissime. Cinque punti sono tanti, non devono diventare di più. L’obiettivo è fare la prestazione, perché il risultato è la conseguenza di questa. Poi analizzeremo le conseguenze rispetto alla nuova classifica. Fermo restando che mancheranno tante partite anche dopo la Juve e può succedere comunque di tutto”.
Per la Roma è stato un anno diviso in due. Che clima hai trovato? Maicon ha detto che la squadra aveva già grande personalità.
“E’ vero che la prima parte del 2013 è stata negativa, i nuovi non l’anno vissuta. La mia priorità era capire cosa fosse successo, perché una squadra con valori tecnici e morali importanti, come dice Maicon, aveva ottenuto risultati sportivi deludenti. Ho parlato con i compagni che conoscevo, con De Rossi con Totti, ma anche con Andreazzoli e con la società che mi è stata vicina. Poi è iniziato il lavoro importante con i nuovi, tutti i compagni si sono messi a disposizione l’uno con l’altro. Ma il lavoro essenziale è stato fatto dal mister, lui più di tutti ha capito cosa mancava, ovvero la fiducia. Ha dato ordine, senza eccessivi dittatorialismi, senza essere sergente di ferro. E’ venuto fuori un bel mix. Sono arrivati i risultati, nessuno li immaginava così rosei, ma ce li siamo meritati tutti. Quei 41 punti sono figli del campo, tutti, senza nessun regalo. Forse avremmo anche meritato qualcosina in più, in alcune partite ci è mancato un pochino di cinismo”.
Dall’Open day rimase impressa la tua promessa ai tifosi, rialzerete la testa…
“Io ci credevo molto in questa esperienza, ho fatto delle considerazioni per lasciare Napoli, a tutti non sembravano logiche, perché lasciavo un progetto ambizioso per andare alla Roma che era in difficoltà. Ma io ci credevo, perché conoscevo i valori tecnici e morali. Avevo conosciuto l’allenatore quando ho pronunciato quelle frasi, quelle parole le sentivo. Non pensavo che i tifosi la testa l’avrebbero rialzata così in alto, ma neanche pensavo che la Roma avrebbe fatto la comparsa. In quel momento lì i giocatori che non avevano il background dovevano dare qualcosa in più. Si discuteva in quei giorni se l’Open day potesse essere motivo di incontro ed entusiasmo o se potesse dare segnali controproducenti. Quelle parole sono arrivate alla fine dell’evento, non è piaggeria, è una constatazione reale, c’erano ventimila persone, forse di più, ci sono state lamentele anche legittime di minoranze, ma per lo più i tifosi ci hanno sostenuto. Poi c’era uno striscione che era sintomo dell’annata."
Hai fatto capire che Rudi Garcia vi ha preso dal punto di vista mentale. Il mister in una recente intervista ha detto che Morgan non si abbatte mai.
“Questo è vero, ancora più vero adesso che sono nella parte terminale della mia carriera e capisco che queste possano essere le ultime opportunità per prendermi delle soddisfazioni. Dare segnali è fondamentale. Il mister è estremamente intelligente e sensibile. E’ un grande comunicatore per due motivi: primo, ha avuto la capacità di imparare in fretta la lingua. Poi ha un livello culturale generale alto, che gli consente di confrontarsi con tutti. Sono cose che aiutano un leader ad essere preso da esempio”.
(Viene mostrata una clip con le migliori parate di De Sanctis contro Sassuolo, Bologna, Cagliari, Fiorentina e Napoli). Quella con la Fiorentina è stata la parata che balza più agli occhi. Quale è stata la più difficile?
“Ce ne è una su Gabbiadini a Genova, che ricorda quella su Pandev. Il gesto spettacolare è quello con la Fiorentina, ma la capacità di rimanere fermi nell’uno contro uno è una prerogativa del portiere che però non è semplice. Mi ci alleno molto con il preparatore in settimana e quando lo fai in partita è gratificante”.
De Sanctis, dicono i compagni, parla moltissimo anche in allenamento.
“E’ vero, mi piace comunicare con i compagni e lo faccio perché così tengo alta concentrazione di chi mi sta davanti e non sono parole fini a se stesse. E poi così resto concentrato anche io quando il pallone è lontano. In questo modo vivi cerebralmente la partita e puoi essere pronto nelle poche occasioni che per fortuna una squadra come la Roma concede”.
Il mister dice sempre che l’obiettivo è tornare in Europa, magari con ambizione di fare una voltata finale con le grandi.
“Confermo in pieno le parole del mister, avevo parlato in più di una circostanza della fine del girone d’andata come la sintesi per delineare i nuovi obiettivi. Vogliamo portare la squadra in Europa, dove ci sono la Champions e l’Europa League. Noi è vero che non possiamo ragionare accontentandoci e siamo tutti d’accordo su quello che vogliamo, ma nella forma dobbiamo essere attenti ai messaggi ai tifosi, non dobbiamo creare false illusioni. Però loro possono essere sicuri che daremo il massimo, questo è il messaggio forte e chiaro”.
Come è De Sanctis fuori dal campo? I suoi hobby, i suoi interessi.
“Vivo intensamente la mia professione, il calcio per me è la seconda cosa dopo la famiglia. Sono un tipo tranquillo, la mia immagine in campo è diversa da come sono nella vita fuori. Spesso le persone dal di fuori non mi riconoscono, perché in partita sono scorbutico, aggressivo. Ma non rinnego questo atteggiamento in campo, è giusto così. Fuori sono cordiale con tutti, soprattutto con la mia famiglia! Io parlo poco della mia vita privata. Ma visto che siamo nella parte finale della carriera, a cui sono arrivato con una certa freschezza mentale, devo dar atto a chi mi è stato vicino, ovvero mia moglie, di aver mantenuto l’equilibrio e il feeling che mi hanno dato modo di potermi esprimere così”.
Un pensiero per Schumacher.
“E’ una notizia che ti sconvolge, queste cose in realtà capitano tutti i giorni, ero in vacanza con le bambine che sciano e ogni tanto passava un gatto delle nevi con i feriti, ma da un personaggio del genere quasi non te lo aspetti. Speriamo che possano arrivare altre notizie di miglioramenti, come quelle di oggi. E che possa tornare con il suo sorriso rigido ma simpatico, da buon tedesco”.
Per concludere un saluto ai nostri abbonati.
“Intanto grazie a voi per l’opportunità che mi avete dato di parlare ai tifosi. I tifosi sono tutti attaccati, quelli di Roma Channel magari un po’ di più. Da quest’anno c’è anche mio padre tra gli abbonati, dovevo chiedere alla società di pagarmi il canone prima! Approfitto per salutare i miei genitori e i miei fratelli. Ai tifosi dico che nel 2014 la squadra non lesinerà una goccia di sudore. E quando una quadra come la Roma non si risparmia, per i valori tecnici si può sperare che i risultati arrivino”.
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