Daniele De Rossi è già un idolo per l'Argentina e soprattutto per i tifosi del Boca Juniors. L'ex capitano della Roma si è calato al meglio nella sua nuova realtà e ha messo a referto due presenze con gli xeneize, tra cui l'esordio alla 'Bombonera'. Intervistato da Fox Sports alla vigilia della sfida di quarti di finale di Copa Libertadores contro la LDU Quito, De Rossi ha parlato di questi primi giorni: "Non dimenticherò mai nella mia vita come mi ha accolto lo spogliatoio. Volevo sentirmi felice come a Roma e il Boca è stata la risposta. Samuel e Burdisso mi hanno insegnato le parolacce, mi ha detto che qui si paga in campo e alla prima occasione mi hanno ammonito. Sono state tre settimane piene di emozioni, di cose nuove. Mi sento felice, mi sento a casa. E' cambiato tutto per me, casa, paese, lingua. Ero un po' spaventato ma ora sono felicissimo per la gente, per il debutto e per come la squadra mi ha accolto. Ora l'importante è vincere". Poi ancora retroscena sulla decisione: "La prima volta che Burdisso mi ha chiamato ho pensato che fosse perfetto, ma gli ho chiesto un po' di tempo per riflettere. Ho dovuto pensare all'adattamento dei miei figli, di mia moglie, è un cambiamento radicale. Era necessario del tempo per capire di cose avevo bisogno. Mi sono chiesto dove mi sarei potuto sentire felice come a Roma e la prima risposta è stata il Boca Juniors".
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De Rossi: “Volevo sentirmi felice come a Roma e il Boca è stata la risposta. Che magia alla ‘Bombonera’!”
L'ex capitano giallorosso ha raccontato le prime emozioni: "Non dimenticherò mai l'accoglienza dello spogliatoio, ora mi sento felice ma quello che conta ora è vincere"
Sull'esordio alla 'Bombonera': "È stato qualcosa di magico, bellissimo, qualcosa che ho sempre sognato. Però quando devo giocare lascio da parte le emozioni e mi concentro sulla partita. Tutto questo non influisce sul mio modo di giocare. In Argentina si corre molto, anche se io vorrei che si pensasse di più". Ma nessun trattamento di favore: "Non voglio nulla di diverso dai miei compagni, se loro corrono 50 metri io faccio lo stesso. Qui ci sono giocatori forti come quelli che ci sono in Europa. Domani giocheremo a una grande altitudine? Mi è capitato solo una volta, 20 anni fa. Era in estate, con la Roma, in amichevole. Nessuno però si preoccupava di cose potesse succedere con l'altezza. Questa partita sarà totalmente diversa per la nostra squadra. Sono due partite, quindi 180 minuti e non 90. Non si deciderà tutto a Quito. Semifinale con il River? Se così succederà, sarà una partita indimenticabile come lo è stata la finale dello scorso anno. Una sfida caldissima seguita in tutto il mondo, quando si gioca Boca-River anche in Europa la gente va a letto tardi per vederla. Però pensare già alla semifinale è un errore, non bisogna sottovalutare la LDU".
Infine su una leggenda del Boca come Juan Roman Riquelme: "Mi piacerebbe incontrarlo, ho un gruppo whatsapp dove parlo solo di calcio con i miei amici, anzi, solo di centrocampisti. E la foto del gruppo è proprio Riquelme mentre si mette gli scarpini. E' un giocatore che non trovi nel calcio di oggi. Ammiro quello che ha fatto, anche se giocavamo in maniera diversa. Per me è un idolo, come per tutti gli italiani, lo amano. In Argentina si pensa che noi non guardiamo a questi calciatori magnifici, ma la verità è che ammiriamo molto il calcio sudamericano. E non puoi non innamorarti di un giocatore come Riquelme. Penso sia il centrocampista più completo della storia, secondo solo a Iniesta che è stato il più forte. Anche Cassano mi ha chiamato perché lo ama e vorrebbe incontrarlo".
Daniele De Rossi ha poi parlato anche ai microfoni di Tyc Sports: "Ora è diventato tutto normale e devo pensare solo a giocare a calcio come ho fatto alla Roma. Sto giocando per un club che mi fa credere in quello che faccio e mi sento a casa. Gli argentini per strada mi rispettano, anche i tifosi delle altre squadre, è una cosa che apprezzo molto. Sapevo che qui le cose si vivono in maniera caldissima, però viverlo in prima persona è diverso, cambia il tuo punto di vista. Stare 90 minuti in questo stadio è qualcosa di indimenticabile per un giocatore di qualsiasi età e di qualsiasi paese". Sulla sua decisione: "Ho dovuto farlo prima di chiudere la carriera, è una sfida che mi ha tenuto vivo ed è qualcosa che volevo. La mia presenza sta rivoluzionando il calcio argentino? Il vero cambiamento sarebbe l'arrivo di giocatori di 25-26 anni che poi possono continuare a giocare in Europa. Il grande problema è che si pensa che qui sia pericoloso, perché le notizie girano. Sapevo come mi avrebbero ricevuto i tifosi e i compagni, ma anche per la sicurezza in città mi sento come a casa".
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