00:32 min
forzaroma news as roma De Rossi si racconta: “L’esonero una ferita aperta. Avevo un piano per lo Scudetto…”

news as roma

De Rossi si racconta: “L’esonero una ferita aperta. Avevo un piano per lo Scudetto…”

Redazione
Le parole dell'ex capitano giallorosso: "Tornare? Se fosse stato possibile, lo avrei fatto subito"

De Rossi resterà sempre un nome simbolo di Roma e della Roma. L’ex capitano giallorosso si apre senza filtri nell’intervista rilasciata a Massimo Ambrosini per Dazn, raccontandosi come mai aveva fatto prima. Ora allenatore del Genoa, DDR si confronta con il suo passato alla Roma da un punto di vista nuovo, alla vigilia della sfida di lunedì che lo vedrà affrontare per la prima volta da avversario la squadra della sua vita.

Come sei riuscito a coniugare la tua vita fuori dal campo e il calcio?

"Mi sono fatto esonerare subito… (ride). Il tempo che dedichi alla famiglia è importante. Io ho due famiglie però, anche lo spogliatoio ed il calcio. Ci vuole equilibrio. Una volta ho sentito Allegri parlare di questo, avere del tempo per se stesso per vedere un film. Io se esce Stranger Things mi voglio vedere quella serie, ma se mi piacciono mi staccano dalla realtà quotidiana e ti migliora."

Quante squadre hai rifiutato e ti sei pentito di qualche scelta?

"Sono gli altri che hanno rifiutato me, quando l'ho fatto ho rifiutato la categoria o dove non vedevo chiarezza. Sia a Roma che a Ferrara ho avuto problemi con i dirigenti, niente di clamoroso, ma problemi. Non voglio, però, che passi il concetto che io abbia problemi con i dirigenti."

Cosa ti è rimasto dall'esperienza da tecnico della Roma?

"Mi dispiace, ora sta avendo un exploit e io lo sapevo. Avevo un progetto che dopo tre anni avremmo potuto lottare per lo scudetto. Il gruppo era forte."

Non ti credevano?

"No, i presidenti erano bravi con me ed avevo grande libertà di manovra sulle scelte. C'era grande rispetto da parte dei Friedkin. Mi dispiace che sia andata così. Io ed il mio staff non lo meritavamo. Era troppo presto. Io ero a posto con la coscienza. Non ho mai tradito. Non ho mai usato il mio potere che avevo in città. Perché se mi fossi tradito non sarei stato orgoglioso. Quando vieni esonerato, smetti di vivere quella roba lì che ti piace. E anche il senso di incompiutezza."

Quando sei andato al Genoa hai guardato il calendario?"Sì, ho visto subito quando c'era la Roma e la Lazio."

Non vedi l'ora di affrontare la Roma?

"Sono curioso del mio ritorno all'Olimpico. Ho sempre desiderato che la Roma vincesse, io invece ora devo lavorare per far perdere la Roma. Adesso la guardo da collega, da ex giocatore, se vince sono contento per loro."

C'è stato un momento in cui potevi tornare?

"No, hanno fatto una scelta chiara ed evidente. Ci sarei tornato, ma non sarebbe stato il passo giusto per me."

C'è qualcuno che ti ha influenzato?

"Luis Enrique, mi piaceva quello che faceva, ero innamorato di come allenava. A me piaceva tanto quello che diceva, però io mi sono sempre legato alla persona, all'essere umano. Alle spiegazioni che ti dava o anche quando non te le dava."

Gli allenatori avuti in passato

"Spalletti è geniale, sempre preciso nel spiegare ciò che vuole. Lo stesso Conte. Ranieri diceva: 'Meglio un’idea mediocre che tutti e 11 seguono che un’idea geniale che fanno in 4’. Io seguivo ogni riunione di Spalletti con attenzione totale".

Adesso chi è che guardi, da cui prendi spunto?

"Enzo Maresca sono andato a vedere e anche Iraola, entrambi mi affascinano. Non smetto però di guardare Spalletti, Gasperini e Conte. Italiano anche fa molto bene da diversi anni, anche Fabregas è stata una bella scoperta."

Come hai vissuto il momento in cui hai capito che non ti avrebbero rinnovato?

"Io l’ho vissuto con grande serenità, anche se temevo di trovarmi impreparato dopo la notizia. Volevo che me lo dicessero chiaramente. Non sono mai stato uno che ama gli addii e desideravo salutare i miei tifosi. Poco prima dell’ultima partita in casa sono andato da Guido Fienga, e lui mi ha comunicato che non avrei avuto il rinnovo. Non voglio dare la soddisfazione di soffrire, né la gioia di restare un anno in più: bisogna uscire con eleganza. Ho rappresentato tanto la Roma e sono stato un giocatore importante. Un anno in più, cosa sarebbe cambiato? Ero preparato, grazie anche a Totti. Smettere di giocare a calcio è stata una vera botta per me. Non avrei voluto affrontare la Roma come avversario, consapevole  anche che i tifosi probabilmente non l’avrebbero gradito."