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De Rossi: “La maglia della Roma è come un’armatura. Al ritorno l’Olimpico si farà sentire” – VIDEO

Il capitano giallorosso parla all'Uefa in vista della sfida di Champions contro lo Shakhtar Donetsk

Redazione

Roma a tutta Champions. In vista della gara di andata degli ottavi di finale tra i giallorossi e lo Shakhtar Donetsk (in programma domani sera a Kharkiv), il capitano romanista Daniele De Rossi ha parlato ai microfoni dell'Uefa. Dopo un estratto trasmesso ieri da Premium Sport ("Shakhtar squadra fortissima e sottovalutata, ma ce la giocheremo per 180 minuti"), ecco l'intervista integrale:

Che cosa senti quando ti metti addosso la maglia della Roma e che cosa senti adesso che la metti insieme con la fascia di capitano?

Non mi è mai indifferente, ho sempre una sorta di brivido quando la indosso, la levo dalla stampella dentro lo spogliatoio. Anche se poi è diventata la normalità per me. Però poco prima di entrare, che la metto, è l’ultima cosa che faccio dentro allo spogliatoio. E’ come se mettessi un’armatura: non sempre funziona, non sempre è vincente, ma è quello che sento io. La fascia di capitano non è questa grandissima rivoluzione per me: negli ultimi anni, in cui Francesco ha giocato un po’ di meno, era già una costante vestirla. Però è sicuramente una responsabilità importante.

La Champions League che cosa rappresenta per De Rossi e che cosa la rende speciale?

La Champions League è speciale perché è la manifestazione più bella che c’è nel mondo, seconda solo - forse - alla Coppa del Mondo FIFA. C’è questa grossa attenzione, soprattutto quando esci dal girone eliminatorio e vai a fare queste fasi finali…inizia a esserci veramente l’attenzione di tutto il mondo su queste partite. Trovi stadi stupendi, squadre meravigliose, giocatori altrettanto forti. Purtroppo noi non siamo così forti da aver fatto nella nostra storia semifinali e finali, ci siamo sempre fermati ai quarti. Però arrivare tra le prime otto o sedici d’Europa già non è un risultato da buttare.

Ti ricordi quando Capello ti ha fatto esordire in Champions League, poco più che maggiorenne?

Me lo ricordo, perfettamente. Era una partita che non aveva per noi importanza di classifica perché eravamo già qualificati alla seconda fase, era l’ultima partita del girone contro l’Anderlecht: lui la mattina, in palestra, mi disse “Guarda che stasera ti faccio giocare, stai pronto”. Passai quelle 10-12 ore un po’ in tensione ma andò tutto bene. Fu l’inizio.

In generale i ricordi più belli di De Rossi in Champions League quali sono: il Bernabéu? Il Lione?

Sì, sono quelle serate lì, quelle serate che ti porti dietro tutta una vita. Le due squadre citate erano in quei momenti delle squadre che sembravano quasi imbattibili e noi siamo riusciti a fare qualcosa di incredibile. Noi eravamo una squadra veramente particolare, giovane, con tanti italiani, giocavamo un bel calcio e siamo riusciti ad arrivare per due volte tra le prime otto d’Europa. Poi ci siamo fermati dove evidentemente i nostri limiti ci hanno imposto di fermarci, però quelle sono serate davvero indimenticabili

C’è un po’ di rammarico per non averli mai superati i quarti o pensi che quella fosse la vostra dimensione?

Il risultato che raggiungi - quarti, semifinali, ottavi - lo dà molto anche il sorteggio. E’ indubbio, ma lo è anche per le altre squadre: la prima Juventus in Champions League di Conte se non avesse incontrato il Bayern Monaco secondo me sarebbe arrivata fino in fondo. Detto questo, quando perdi, perdi perché ci sono squadre più forti. In Champions League non è una novità o una sorpresa. Quel Manchester United era più forte, lo ha dimostrato nella seconda partita: non era così tanto più forte di noi, anche se ci fu un risultato clamoroso, perché all’andata li battemmo quasi agevolmente e anche noi potevamo fare più gol. Però quel risultato sancisce il fatto che erano nettamente più forti di noi e hanno meritato il passaggio del turno. Successivamente sono ripassati con un risultato meno eclatante, ma secondo me fu più netta la differenza tra le due squadra. Loro vinsero all’andata facilmente, al ritorno fecero restare in panchina Ronaldo e Rooney quindi la partita fu più tirata. Per me paradossalmente ci fu più equilibrio in quella che perdemmo 7-1, soprattutto parlando dell’andata che vincemmo 2-1.

Tra voi e un ritorno ai quarti c’è lo Shakhtar: che avversario è e in che condizioni lo affrontate?

Lo Shakhtar è una squadra incredibile, riesce sempre a “riciclarsi” e creare nuovi cicli vendendo giocatori e ricomprandone altri altrettanto forti, spesso e volentieri dal Brasile. Sono queste individualità importantissime. Ci ha già eliminato una volta, tanti anni fa. I giocatori sono quasi tutti nuovi, ma sappiamo che andiamo ad affrontare una squadra molto forte che si sta preparando da tanti mesi per questa partita perché da loro c’è la sosta invernale. Anche loro avranno come obiettivo unico passare il turno, quindi sarà una bella sfida.

Ritorno all’Olimpico un vantaggio o ininfluente? Le serate di Champions League a Roma, con l’Olimpico pieno, sono speciali…

Le serate di Champions League a Roma si sentono, pesantemente. Si sono sempre sentite e sarà così anche con lo Shakhtar al ritorno. Detto ciò, contro Lione e Real Madrid abbiamo ottenuto la qualificazione tutte e due le volte in trasferta: io penso che sei superiore a un’altra squadra passi il turno comunque, sia che giochi la prima in casa, sia che giochi fuori.

Più in generale in Champions League dove pensi che possiate arrivare, che obiettivi vi siete fissati?

Se ci fossimo prefissati obiettivi al sorteggio avremmo detto ‘Beh, proviamo ad arrivare terzi. L’obiettivo è quello, magari secondi…’. Ormai prefissarsi obiettivi sarebbe assurdo, abbiamo un turno da giocare: l’obiettivo è arrivare ai quarti, poi se dovessimo passare vedremo il sorteggio dei quarti e quanta differenza ci sarà tra noi e la squadra che affronteremo. Penso che lo Shakhtar è una squadra fortissima, sottovalutata dal punto di vista mediatico. Ha eliminato il Napoli, che ci dà 15 o 16 punti di differenza in campionato. Lo Shakhtar è una squadra veramente forte, però penso che ce la possiamo giocare. Ci sono due o tre squadre in questa Champions League con le quali, probabilmente, partiremmo quasi battuti. Però lo Shakhtar non è una di queste. Ce la andremo a giocare per 180 minuti.