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De Rossi e la Pax Romana diventata necessaria

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Daniele De Rossi non è un mago, non lo è nessuno. Non ha portato incantesimi o filtri speciali, ma la normalità che evidentemente serviva soprattutto in animi più delicati rispetto ad altri
Francesco Balzani
Francesco Balzani Collaboratore 

Serviva Harry Potter, in quei giorni davvero. Alla fine Mourinho ha trovato un anello, che a Gondor evidentemente non era più gradito. Nella terra di mezzo che si era creata a Trigoria però era necessaria una luce bianca, nuova. Come quella di Gandalf che ha squarciato il cielo nell’episodio delle due Torri. Migliore? Il tempo lo dirà, ma questo non cancellerebbe comunque il recente passato in giro per l’Europa. Ok, basta Signore degli Anelli. Torniamo alla realtà. Perché Daniele De Rossi non è un mago, non lo è nessuno. Non ha portato incantesimi o filtri speciali, ma la normalità che evidentemente serviva soprattutto in animi più delicati rispetto ad altri. “Si ferisce uno, sanguiniamo tutti”, ha detto ieri DDR. Una frase a effetto che ha un significato chiaro. Nessuno subisce più la distinzione in forti e meno forti, in professionisti e meno professionisti. Che nella vita esiste, ma a volte è meglio far finta di niente. De Rossi sapeva di dover curare quelle ferite, perché facevano sanguinare la Roma. Anche se erano arrivate dopo battaglie epiche.

Era il tempo della Pax Romana in tutti i settori (anche nei media). Intesa da Seneca come il concetto della dominazione romana sul mondo intesa come garanzia di universale pace e concordia tra le varie regioni. Ora nessuno si aspetta che la Roma di De Rossi conquisti il mondo, ma la zona Champions sì. Vincere con le ultime tre in classifica non basta a decretare la rinascita, ma ci sono tante cose che fanno sperare possa avvenire. L’atteggiamento in campo anche dei subentrati di ieri è un segnale da non sottovalutare, fa un po’ rabbia ma alla fine conta la Roma. E alla fine va bene così. Al netto del miglioramento del gioco che può avvalersi ora di più uomini e che a breve riavrà anche Smalling, Ndicka e Azmoun (ma quando finiscono ste coppe?). Insomma la Roma ha ripreso fiato dopo essere stata per mesi indecisa, confusa, quasi indispettita. Un errore dei Friedkin mai convinti quest’anno da Mourinho, uno sbaglio dei giocatori che potevano dare di più. Che non hanno colto di più. Ma basta rimpianti, ora è iniziata l’era De Rossi. Che non sarà Gandalf ma ha almeno ricompattato la Compagnia dell’Anello. Vi pare poco?

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