Quasi una vita intera passata dentro Trigoria. Alberto De Rossi è un’icona del mondo giallorosso e da 32 stagioni è al servizio della Roma. Nella massima categoria del Settore Giovanile ha collezionato 740 panchine, conquistando 3 Scudetti, 2 Coppe Italia e due Supercoppe italiane. Nel 2022 ha lasciato la panchina della Primavera e quest’anno è diventato il responsabile del settore giovanile giallorosso. A Trigoria nel suo studio ci sono le miniature dei trofei vinti da allenatore e una maglia che celebra le sue 29 stagioni passate tra i ‘ragazzini’. Prima di iniziare l’intervista entra Bruno Conti – un altro pezzo di storia – e saluta Alberto. E De Rossi racconta il rapporto con Marazico: “È importante averlo qui adesso, ma lo è stato nel tempo. Quando ha smesso di giocare si è tuffato in questa avventura. Io sono cresciuto con lui. Sono entrato qui e sono stato per diverso tempo sotto la sua guida. Per noi è stato, ma lo è ancora un punto di riferimento”. Come De Rossi lo è per tutti i ragazzi passati da Trigoria in questi anni.

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De Rossi a FR: “Conti un punto di riferimento. Seguiamo i ragazzi anche nell’istruzione”
Lei è qui da tantissimi anni. Che cosa è cambiato con i Friedkin?“L’organizzazione è capillare su tutto, da quando i ragazzi si svegliano la mattina fino alla sera. La mattina ci sono gli allenamenti della Primavera che sono a supporto della prima squadra. Nel pomeriggio le altre squadre, dall’Under 10 all’Under 16, svolgono le attività nel centro sportivo. Non dimentichiamo il nostro fiore all’occhiello: la scuola. Ci permette di monitorare da vicino la crescita dei ragazzi anche sotto questo aspetto. Crediamo molto che le cose vadano di pari passo”.
È stata una sua richiesta?“No. È un progetto che nasce tanti anni fa. Adesso siamo molto contenti perché ha dato ai ragazzi la possibilità di allenarci la mattina e la Primavera può essere da supporto per la prima squadra, e l’Under 18 per la Primavera. Questa è una cosa molto importante perché non perdono la scuola e rimangono nel centro sportivo dalla mattina alla sera. È quasi un college americano”.
Bove e Pisilli hanno continuato a studiare. Secondo lei è una conseguenza?“Assolutamente. Sono convinto di questo. Puntiamo molto su questo aspetto perché tenere allenata la mente porta anche dei buoni risultati durante gli allenamenti. Gli diamo una struttura anche per il loro futuro. Perché non tutti purtroppo riusciranno a fare i calciatori. Li prepariamo all’eventuale seconda chance”.
C’è un giovane che pensava potesse fare un’altra carriera? “Riccardi. Pensavamo che potesse fare un’altra carriera. Ci siamo persi qualcosa. Noi come squadra e lui anche ci ha messo del suo. Le aspettative erano altissime, ci aveva fatto vedere delle cose incredibili”.
Quanto sarebbe utile avere una squadra B?“Servirebbe tanto. Ogni anno sforniamo ragazzi che purtroppo non possiamo mettere subito in prima squadra. Anche se siamo il club che ne ha fatti esordire più di tutti. E poi il gap dalla Primavera alla Serie A è enorme. È sempre stato un passo molto difficile da affrontare. Stiamo pensando alla seconda squadra”
Che difficoltà ci sono?“Tutte le squadre hanno avuto difficoltà anche per trovare un campo. Ci sono delle regole da rispettare. Andrebbe adeguato anche il Tre Fontane. Le difficoltà ci sono. Noi abbiamo avuto dei problemi anche quando facevamo la Youth League. Non ci veniva concesso di giocare a Trigoria e siamo andati a Latina, ancora li ringraziamo. Questo è un ostacolo enorme. La seconda squadra della Roma non può andare a giocare fuori. Dovresti giocare dentro la città ed è la difficoltà maggiore”.
Su che parametri si basa la ricerca dei ragazzi?“Abbiamo parametri visivi, altri che invece ci dà la tecnologia. Abbiamo un impianto di telecamere che registrano tutto quello che succede. Possiamo fare delle proposte di allenamento, rivederle e possiamo monitorare se l’esercitazione è andata a buon fine o no. Soprattutto dove andare a migliorare la criticità del ragazzo”.
Il ruolo dell’osservatore è fondamentale?“Lo scout è una figura “mitica”. Questi professionisti riescono ad individuare il talento nei ragazzini di 10/11 anni e scegliere tra tanti. Questa è una capacità che non tutti hanno. Siamo contenti di avere nella nostra batteria di scout persone all’altezza che hanno fatto la nostra fortuna. Il campo è fondamentale per la crescita, ma arrivare prima a capire che uno è più predisposto di un altro è un vantaggio enorme”.
Com’è il suo rapporto con i procuratori?“È nato da poco perché prima non potevo averne. Adesso lo devo avere e sono rapporti cordialissimi. Le componenti siamo noi della Roma, gli agenti e la famiglia. E vanno messe d’accordo. Tutti lavoriamo per l’obiettivo di far emergere il ragazzo. Ci deve essere una connessione forte e stiamo cercando di averla”.
Come sta andando il progetto Ostiamare di suo figlio?“L’obiettivo è quello di salvaguardare un luogo a noi caro. C’è cresciuto Daniele, ma anche mia figlia Ludovica perché c’è la pista di pattinaggio. Ma anche mio fratello. Tutti abbiamo un affetto particolare. Quando è arrivata questa proposta a Daniele lui ci si è tuffato dentro perché siamo molto legati a Ostia. È il posto dove siamo nati. È bello fare qualcosa per il nostro quartiere”.
Ci tolga una curiosità. Lei c’è nella lista di Ranieri e Ghisolfi per Dan?“No, per l’amor di dio (ride, ndr). Sto facendo altro”.
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