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Danilo, la Roma e il dramma spagnolo

(di Mirko Porcari) – “Cominciamo bene…”. Danilo lo aveva sussurrato, a denti stretti si era lasciato sfuggire un pensiero momentaneamente sopito nella calura dell’estate.

Redazione

(di Mirko Porcari) - “Cominciamo bene…”. Danilo lo aveva sussurrato, a denti stretti si era lasciato sfuggire un pensiero momentaneamente sopito nella calura dell’estate.

Era tornato lui…Giusto il tempo di una partita, di riscoprire antichi dolori ed una delusione cocente: Roma fuori dall’Europa, caos generale e il pessimismo che era tornato a bussare alla sua porta. Tutto come da copione… Non aveva osato esprimere i suoi dubbi sulla situazione giallorossa: l’entusiasmo per il nuovo corso e l’appeal di Lui Enrique avevano contagiato, almeno superficialmente, anche lui.

 

Era stato un abbaglio, fonte di infiniti discorsi con gli amici del bar, pronti a scommesse urlate su traguardi mai più impossibili da raggiungere: “A Danì, quest’anno…” Ammiccanti, lo guardavano: sapevano che, sotto sotto, c’era sempre l’animo cupo di chi guardava al futuro. Danilo era riuscito a registrare con leggerezza le battute d’arresto contro squadre come Psg e Valencia - “E’ calcio d’estate…”- provando ad ignorare il campanello d’allarme che iniziava a suonare in fondo alla sua testa.

La promessa fatta a se stesso era stata chiara: credito assoluto verso quello che riteneva un progetto intrigante, nonostante tutte le ombre nel percorso verso la Roma, la nuova società aveva richiesto fiducia ad oltranza. “Proviamoci”, andando contro la sua natura era stato piacevole analizzare i metodi innovativi e curiosi portati dalla ventata spagnola.

Gli impegni ufficiali richiedevano una concentrazione particolare: si era abituato a non sottovalutare niente e nessuno, che si chiamasse Barcellona o Slovan Bratislava aveva poca importanza, con la Roma c’era poco da scherzare. Il travaglio della partita d’andata lo aveva lasciato interdetto: fuori Totti e Borriello, una formazione sperimentale ed un risultato inaspettato. L’aria era quella del dramma sportivo in salsa spagnola: una differenza di categoria abissale, azzerata da un gol traditore, lo scenario tipico del tifoso romanista.

I proclami, per il ritorno, lasciavano presagire alla rimonta tutto cuore: cornice fantastica, giocatori carichi e, soprattutto, Totti. Il capitano di nuovo protagonista, senza badare alle presunzioni e le scelte personali, la logica aveva prevalso nelle gerarchie di Luis Enrique: sofferenza e occasioni da gol, un tunnel con uscita verso gli spogliatoi, il cambio con Okaka è il colpo di scena che non ti aspetti. Il resto è storia, per Danilo è ora di sfoderare il suo: “ve lo avevo detto…”