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Dai maxi ritardi al paragone con Ibra: Mourinho-Arnautovic e un rapporto special

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Nell’anno del Triplete il portoghese ha allenato l’austriaco che al suo arrivò alla Pinetina disse: “Sono più forte di Ibra, Adriano e Crespo”. Ma quante bizze fuori dal campo

Redazione

Uno ha un carattere che definire forte è un eufemismo, l’altro ha fatto dell’estrosità (in campo e fuori) il suo punto di forza. Josè Mourinho e Marko Arnautovic hanno condiviso queste due “qualità” in una stagione di certo non banale all’Inter. Quella del Triplete. E domani sera incroceranno di nuovo le loro strade. Da avversari, ma entrambi da protagonisti di Bologna e Roma. L’attaccante austriaco era stato scelto da Marco Branca per completare un pacchetto offensivo che oggi in serie A se lo sognano. In quel frangente Mourinho conobbe un ragazzo dall'autostima decisamente alta, che fece innamorare, a modo suo, lo Special One. Ma come si può immaginare, ogni storia d'amore ha degli alti e bassi. E in quella stagione servivano solo sicurezze.

Arnautovic, Mourinho e il triplete

Riavvolgiamo il nastro. Quando arrivò il primo giorno alla Pinetina, Arnautovic strinse la mano a Mou, si presentò all'allenatore e, dopo le solite frasi di circostanza, disse una frase che il portoghese ad oggi ancora non riesce a dimenticare: "Mi disse di essere più forte di Ibrahimovic, Adriano, Cruz e Crespo. Erano loro i miei attaccanti all'epoca. Questo è Marko, un ragazzo fantastico con una sicurezza incredibile”. Peccato che quella sicurezza l'austriaco la lasciò in quel discorso, visto che la stagione con i nerazzurri si completò con tre presenze totali. Troppo alta la concorrenza, troppi i comportamenti sopra le righe dell’allora 21 enne austriaco. Insieme a Mario Balotelli, l'altro 'bad boy' che allo Special One piaceva tanto, l’attaccante divenne protagonista sì. Ma non per quello che combinava in campo.

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Nel lungo elenco ricordiamo: il furto della Bentley che Samuel Eto'o gli aveva prestato o le riunioni tecniche dove arrivava in ritardo (e per di più in ciabatte). Immaginate la faccia di Mourinho o Maicon? Poi provava a rimediare con gesti estremi. "Marko è geniale. Dopo tanti ritardi si è presentato all'allenamento con addirittura cinque ore d’anticipo…", sorrideva Mou. Si, perché quel giorno il ragazzo classe '89 si presentò alla Pinetina la mattina, quando l'allenamento era invece previsto nel pomeriggio. Mourinho per ovviare alla questione, utilizzando il suo solito humor, gli regalò il suo orologio, per far sì che non si sbagliasse più. O forse per fargli capire che il tempo all'Inter era ormai terminato.

Dal Werder Brema al Bologna

Dopo aver vinto tutto guardando i suoi compagni dalla panchina, Arnautovic ha iniziato a girare l'Europa per cercare fortuna. Ricominciò dal Werder Brema, in Bundesliga, con cui partecipò anche a un girone di Champions League dove arrivò un gol, proprio contro l'Inter. E ovviamente non mancò la frecciatina alla squadra (e all'allenatore) che l'aveva scaricato: "Ora mi sveglio in orario. Il Werder è una squadra vera, all'Inter ognuno faceva quello che voleva". Con la maglia dei tedeschi riuscì a fare quattordici gol in settantadue presenze, il che gli permise di farsi notare in Inghilterra, con lo Stoke City che decise di investire su di lui. In Premier League ha trovato fortuna con la maglia del West Ham, squadra da cui Mourinho, durante la sua ultima avventura a Manchester, sembrava volesse prenderlo per riportarlo con sè. L'affare non andò in porto, l'austriaco restò a Londra e dopo solo un anno approdò in Cina. Ma la stima tecnica era evidente.

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L’età ha fatto capire ad Arnautovic che aveva sprecato abbastanza. Il momento di provare a sparare le sue ultime cartucce era arrivato. Per questo quando il Bologna ha chiamato quest'estate, il trentaduenne non ha dovuto pensarci due volte. Uno degli ultimi affari di Sabatini ha portato alla corte di Mihajlovic un leader e un giocatore in grado di segnare già 6 gol in 13 partite. Forse un po' tardi, magari non di più, ma chissà se in fondo Arnautovic sarebbe potuto davvero essere forte come Ibrahimovic, Crespo, Adriano e Cruz. L’austriaco aveva il talento ma non la testa per diventare grande. E Mourinho voleva solo il meglio. Proprio come adesso.

Simone Biondi