Quella Becker non è mai stata una famiglia all’attacco. Tutti in difesa e…tra i pali. Il bisnonno era il portiere della squadra della città, la madre di Alisson giocava in porta a pallamano, e anche il padre sin da ragazzo fino ad oggi, nella partitella settimanale tra amici, si mette i guanti e difende la porta. Lui ha le idee chiare per le caratteristiche principali che deve avere il portiere: “Deve essere matto e non aver paura” dice Josè Becker in un servizio di Rede Globo. Ed è questo che ha insegnato ai due figli. Figli che, soprattutto il minore, sono sulla bocca di tutti.
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Dai concorsi di bellezza al tetto del mondo: è Alisson-mania
In Brasile Rede Globo gli dedica un documentario, la Roma vuole blindarlo, i club di mezza Europa lo cercano. Ma per lui adesso c’è solo il Mondiale
Alisson, in particolare, mentre prepara il Mondiale col Brasile e ragiona con la società sul rinnovo di contratto, cerca di restare con i piedi per terra. Merito delle solide radici familiari, cementate da uno strettissimo rapporti col fratello. Portiere anche lui, cinque anni più grande, oggi in forza al Belenenses in Portogallo. “Alisson sin da piccolo voleva fare sempre quello che facevo io e mi seguiva dappertutto. Era come se lui seguisse le me tracce”. Muriel era il portieretitolare delle giovanili dell’International di Porto Alegre e delle squadre minori della Seleçao. Arrivato a giocare in prima squadra, passano un paio di anni e Alisson diventa la sua riserva, e si contendono il ruolo da titolare. “Sono entrato quando lui ha avuto un grave infortunio – dice Alisson – e non ne sono uscito più. E’ logico che ero molto triste per quello che era capitato a Muriel, ma allo stesso tempo, appena cominciai a giocare, fui felice per me”. Da quel momento è diventato prima idolo della squadra e poi capitano. A 23 anni l’Internacional lo ha venduto alla Roma. Il giorno dell’addio è arrivato in occasione di una partita decisiva, a Porto Alegre, nello stadio Bela Rio: “La mia casa per quasi metà della mia vita”, il pensiero di Alisson.
Con la fascia da capitano al braccio ha alzato al cielo il titolo Gaucho. Un’immagine che resterà per sempre nella testa del portiere della Seleçao e della sua famiglia: finita la partita e terminati i festeggiamenti, Alisson resta seduto appoggiato al palo della porta, alcuni minuti fermo a pensare e a piangere. Nella sua testa passa il film del suo inizio di carriera. “Mi si è stretto il cuore – confessa Magali, la madre – Quando rivedo quelle immagini sento la sua mancanza”. Momenti indimenticabili per lei e anche per suo figlio: “Meno male quel giorno sono arrivati mio fratello e suoi figli ad abbracciarmi. Un momento che porterò sempre nel cuore”.
Soprannominato “O goleiro gato” Alisson da giovane ha ottenuto successi anche fuori dal campo: “A quindici anni è stato eletto il ragazzo più bello del liceo e gli hanno offerto di fare alcuni book fotografici”, ha rivelato dona Magali. Ma anche questa è ormai storia.
Il presente vede Alisson pronto a difendere i colori del suo Paese in un Mondiale in cui il Brasile parte tra i favoriti per la vittoria finale. Ma il presente vede anche il mercato: su di lui ci sono gli occhi dei più importanti club europei, ma a Roma c’è la speranza, che in alcuni sfiora la certezza, di rivederlo indossare i colori giallorossi anche nella prossima stagione.
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