Le notti di Budapest, la notte di Genova. Faceva caldo, fa caldo. La Roma sembra essersi fermata in quel buio oscuro della Puskas Arena. Lì si è fermato anche Mourinho tra i fantasmi di un furto clamoroso e gli alibi per la preparazione di una nuova stagione senza grandi stimoli. Quella notte che non si dormiva per niente, ma si era orgogliosi. Questa notte in cui magari si dorme pure, ma con un senso di giustificato imbarazzo per un amore non ricambiato, forse frainteso. Saremo chiari noi, allora, per non essere fraintesi: Mourinho rappresenta tanto per la Roma, forse troppo. Quel troppo che si brucia, che finisce per esplodere se qualcosa si inceppa, che magari si sposa ogni oltre razionalità. E’ difficile pensare di poter rialzare una squadra senza gioco, senza convinzioni. Quelle che mancano in primis a Mou quando dice: “Ci manca Ibanez. Ho questo gruppo, il mercato ormai è chiuso”. Un gruppo con tanti infortuni, come tanti. Un gruppo incompleto, come altri. Un gruppo demotivato e confuso, come pochi. Società compresa (chi parla?), Mourinho compreso.
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Da Budapest a Genova: la lunga notte che per Mourinho sembra non passare più
Qualcuno se ne era accorto in estate tra un gioco social, un’intervista troppo sorridente e quell’addio del pupillo Matic mai spiegato fino in fondo. Pinto conduceva un mercato balbuziente, ma il colpo Lukaku doveva portare quell’emozione che in altre annate aveva generato almeno l’illusione di poter combattere per obiettivi che oggi sembrano chimera. Una volta erano normalità. E allora alla sbarra ci deve finire anche Mourinho, incapace forse di farsi ascoltare su alcuni aspetti (vedi il dirigente mai contattato o l’arrivo di un centrocampista più sano di Sanches) ma anche di sapersi adattare a una rosa che non può essere la sedicesima della serie A. Che non può subire 9 gol da Salernitana, Verona e Genoa. Con tutti i suoi limiti. Siamo arrivati a quel punto in cui anche i più grandi estimatori di Josè (alzo la mano, senza paura) devono pensare alle priorità. E la priorità è la Roma. La domanda è: Mourinho è ancora la soluzione ai problemi? Forse no. Forse serve una scossa per svegliare la Roma da quella notte di Budapest. Dal 2000 solo tre volte i giallorossi hanno iniziato il campionato così male. E tutte e tre le volte il tecnico è cambiato. O forse sì. Perché la crocifissione dell’allenatore è sempre la strada più facile e anche più naturale nella reazione istintiva. E poi chi c’è in giro? Conte verrebbe sul serio? E chi pagherebbe due stipendi del genere? E allora permetteteci di tenere ancora un forse forse, perché questa di notte è davvero piena di dubbi. Per la prima volta.
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