Forzaroma.info
I migliori video scelti dal nostro canale

news as roma

Da Bodo a Bodo: di quella Roma al Polo è rimasto solo il nome. O quasi

Da Bodo a Bodo: di quella Roma al Polo è rimasto solo il nome. O quasi - immagine 1

In casa giallorossa dal crollo dello scorso ottobre sono cambiate molte cose. Dal modulo agli interpreti: sembra quasi una stagione diversa

Redazione

"Siamo qui per il campionato di me... dello scorso anno!". Queste erano le parole di Gianluca Mancini durante il sopralluogo giallorosso all’Aspmyra Stadion nel gelo di Bodo lo scorso 21 ottobre. Tutto avrebbe pensato e forse anche sperato il centrale giallorosso tranne di dover ritornare lì per una seconda volta con un 6-1 da cancellare. La Roma è pronta a fare ritorno in Norvegia esattamente 166 giorni dopo la drammatica sconfitta rimediata nella fase a gironi. Di quella formazione (e di quello stato d’animo si spera) sono rimaste solo le briciole. Nel post partita Mourinho, che aveva appena subito la sua peggior sconfitta in carriera, era stato durissimo con i giocatori in campo: "Il Bodo ha più qualità della formazione che ho schierato oggi dall'inizio", dichiarazioni che avevano suscitato qualche perplessità e malumore all'interno dell'ambiente romano ma numeri alla mano, la ragione era tutta del portoghese. La Roma si presentava a Bodo con un 4-3-2-1 talmente lontano dalle formazioni schierate nell'ultimo periodo, da sembrare quasi una stagione diversa. Gli unici calciatori che hanno resistito a quel crollo sono stati la coppia difensiva Kumbulla-Ibanez oltre a Rui Patricio. Gli altri otto componenti della formazione titolare sono volati verso altre mete oppure sono ormai in procinto di farlo. Reynolds è stato ceduto in prestito in Belgio senza particolari rimpianti, così come Calafiori, passato da essere il terzino del futuro, a fare panchina in un Genoa in lotta per la salvezza. Il trio di centrocampo era formato da Darboe, Villar e Diawara. Spariti. Lo spagnolo è tornato in Spagna insieme a Mayoral, unica punta di questi undici, mentre Diawara e Darboe, inquadrato domenica al fianco della dirigenza giallorossa a Marassi, sono ormai fuori dal progetto di Mourinho. Anche il migliore di quella serata ovvero El Shaarawy è diventato panchinaro fisso. Il Faraone negli ultimi due mesi è sceso in campo per appena 186 minuti sui 990 a disposizione, causa infortuni ma soprattutto l'esplosione a sinistra di Zalewski. L'ultimo rimasto è Carles Perez, che prendendo in considerazione lo stesso lasso di tempo di due mesi, è sceso in campo appena 14 minuti, otto contro il Sassuolo al Mapei e sei contro l'Udinese.

Dieci risultati utili di fila e un nuovo carattere: ora tocca alla nuova Roma

Da quella tragica partita in poi, ne sono cambiate di cose in casa giallorossa, anche rispetto alla partita di ritorno, giocata con quella che era al momento la formazione migliore possibile. La difesa a quattro ha lasciato spazio al ritorno alla difesa a tre, abbandonata inizialmente dopo i buoni risultati ottenuti l'anno precedente con Fonseca. Il ritorno al passato ha fatto rinascere giocatori come Kumbulla, nel gruppo degli epurati dopo la disfatta norvegese, Karsdorp, tornato ai livelli dell'anno precedente perché più libero da compiti difensivi, e ha favorito l'esplosione di Zalewski, esterno perfetto per questo modulo che come ribadito dallo Special One, deve essere a tre e non a cinque. A centrocampo l'arrivo di Oliveira, ha dato garanzie dal punto di vista della personalità, e l'esplosione di Cristante ha fatto il resto per aggiustare un reparto che per larghi tratti della stagione è sembrato in crisi e senza un vero e proprio leader. Davanti si è tornati alla formula "Fonseca", ovvero con un doppio trequartista, in grado di dare supporto anche alla cerniera di metà campo, alle spalle dell'unica punta Abraham, diventato ormai idolo indiscusso della piazza. Ci saranno Mkhitaryan e Pellegrini, e continuerà a non esserci Zaniolo come all’andata.

Marco Di Cola