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Coronavirus, Spadafora: “Porte chiuse in sei regioni. Non ci sono motivi per estenderle nelle altre”

Poi aggiunge: "Juventus-Inter in chiaro? Lo decidono le Leghe. Io non entro nelle scelte autonome del mondo dello sport"

Redazione

Con l'emergenza coronavirus che imperversa in Italia si susseguono le dichiarazioni dei personaggi del mondo della politica e dello sport. Nelle ultime ore iniziava a circolare con insistenza la voce di una possibile estensione a tutte le gare della Serie A del provvedimento che chiuderà le porte degli stadi in sei regioni. Notizia smentita dal Ministro Spadafora uscito dal Coni dopo il Consiglio Nazionale. Queste le sue parole ai cronisti:

Ci sarà una limitazione dei viaggi?

"Chi si muove dalle regioni, purché non si muova e non può muoversi dalle zone che sono zone di focolai, non è che diventa fattore di rischio. Noi stiamo cercando di intervenire sui tre livelli: quello più critico è quello dove si sono ritrovati i focolai e abbiamo preso decisioni drastiche. Il secondo livello è quello dei casi che stiamo accertando. Al di fuori di questo secondo ambito non c'è pericolo, non ci sono elementi per poter pensare a una situazione diversa anche da chi pensa di spostarsi da una regione all'altra".

Ha sentito i ministri dello sport degli altri Paesi?

"Non ancora. Però è un tema che affronteremo in vista dei grandi avvenimenti internazionali che ci aspettano. Intanto Napoli-Barcellona si giocherà regolarmente perché non ci sono gli elementi per chiedere di rinviare o giocare a porte chiuse una partita del genere".

Juventus-Inter in chiaro?

"Lo decidono le Leghe. Io non entro nelle scelte autonome del mondo dello sport. Le nostre disposizioni sono di non giocare le competizioni se non a porte chiuse. Per il resto so che alcune società ci hanno detto che le porte chiuse creano danni. Ma noi non abbiamo imposto le porte chiuse, se ci sono date disponibili per giocare più avanti va bene ma noi non abbiamo disposto di giocare obbligatoriamente a porte chiuse".