Il mondiale, competizione per calciofili. Per grandi innamorati del pallone. Il tifoso, quello vero e puro, scaricate le tossine dell'intera stagione, fa un po' più fatica a calarsi a 360° in un torneo in cui i colori del proprio cuore non sono in ballo. Prendiamo il nostro caso. Al mondiale non c'è la Roma. E' vero. Ma ci sono i romanisti, sparpagliati un po' ovunque. Presenti. E in fondo, come sempre, si fa il tifo anche per loro. Che siano italiani, ivoriani, bosniaci o quant'altro.
statistiche
Conti, Aldair, Totti: le grandi imprese dei romanisti ai mondiali
Successi e sorrisi dei calciatori giallorossi nella principale competizione calcistica internazionale
D'altronde, la storia dei calciatori giallorossi ai mondiali è bella, affascinante, gloriosa. Nelle pagine leggendarie del più grande torneo intercontinentale spesso c'è stato spazio anche per un pezzettino di Roma. Sono quindici, in totale, i romanisti ad aver alzato al cielo la coppa più ambita. Quindici. Dieci italiani, due brasiliani, due tedeschi ed un francese. Partiamo dai primi. E dai lontanissimi, remoti anni trenta. L'epopea della grande nazionale di Vittorio Pozzo (unico ct nella storia ad aver vinto due mondiali), campione sia nel 1934 (in casa) che nel 1938 (in Francia). Colonne imponenti della prima Italia "mundial" furono il difensore Attilio Ferraris e l'attaccante oriundo Enrique Guaita, "el Indio", autore del primo storico gol di un romanista ad un mondiale, il 3 giugno 1934, nella semifinale di San Siro vinta con l'Austria per 1-0. Terzo portiere di quell'Italia (che trionfò in finale con la Cecoslovacchia) era il mitico Guido Masetti, unico calciatore a laurearsi per due volte campione del mondo con indosso virtualmente la casacca della Roma.
Masetti, portierone storico dei giallorossi dal 1930 al 1943, si ritrovò infatti nell'organico azzurro di Pozzo anche nell'edizione transalpina del 1938. Assieme a lui altri tre romanisti: il difensore Eraldo Monzeglio ed i centrocampisti Aldo Donati e Pietro Serantoni. Solo quest'ultimo disputò dal 1' la finalissima vinta contro l'Ungheria (4-2) il 19 giugno allo Stade de Colombes di Parigi. Poi, 44 anni di pausa prima di rivedere un giallorosso sul tetto del mondo. Edizione spagnola del 1982. L'Italia di Bearzot guidata dai gol di Pablito Rossi e dal talento pazzesco di un'ala incontenibile. Signore e signori, Bruno Conti. Nominato da Sua Eminenza Pelè miglior giocatore di quel mondiale. Un gol nella prima fase con il Perù, a Vigo, ed un vasto repertorio di giocate risolutive di alta classe. Un campionissimo, tra i protagonisti non solo dell'indimenticabile finale del Bernabeu con la Germania, ma anche e soprattutto del trionfo epico contro il Brasile (del compagno ed amico Falcao) al de Sarrià, datato 5 luglio 1982.
I primi romanisti non italiani a laurearsi campioni del mondo furono due tedeschi nel 1990. Guarda caso, proprio allo stadio Olimpico di Roma, nella finale con l'Argentina di Maradona. Parliamo del centrocampista Thomas Berthold e del grande, grandissimo Rudi Voeller, tra i migliori goleador del torneo con tre reti all'attivo. Quattro anni dopo, negli Stati Uniti, toccò al Brasile, finalista vincente contro l'Italia di Sacchi e Baggio. Squadra più solida che spettacolare, guidata in difesa dalla classe e dal carisma di Aldair. Unica consolazione, per tutti noi, in quella drammatica notte sportiva di Pasadena. Dalla Germania al Brasile, sino alla Francia. Il torneo del 1998 fu una marcia trionfale dei transalpini, vincitori del loro primo mondiale. Riserva di lusso dei "bleus" il terzino giallorosso Vincent Candela, costretto a patire l'eterna concorrenza del più esperto (ma non certo più forte) Bixente Lizarazu.
Romanisti campioni del mondo per ben cinque edizioni di fila dei mondiali. E' successo. Dopo il 1990, il 1994 ed il 1998 ecco il 2002. Il torneo con gli occhi a mandorla disputato in Giappone e Corea del Sud. Vittoria del Brasile di Scolari (attuale ct dei verdeoro) in finale con la Germania. Capitano della Seleçao? Marcos Evangelista de Moraes Cafu, del quale mai potremo dimenticare l'atto della coppa alzata al cielo di Yokohama, con tanto di immancabile sorrisone stampato sul volto. Un pilastro della Roma in vetta al mondo calcistico. Emozione e soddisfazione, inutile negarlo. E che emozioni furono quelle del 2006? Ricche, intense, incancellabili. Sia da italiani che da amanti dei nostri gioielli. Tre vanti, tre motivi d'orgoglio: Simone Perrotta (titolare e mai sostituito in tutte e sette le gare disputate dagli azzurri), Daniele De Rossi (squalificato per la gomitata all'americano McBride alla seconda giornata, poi rientrato in tempo per battere uno dei rigori vincenti nella finale di Berlino) ed ovviamente Francesco Totti. Noi, come lui, mai dimenticheremo quegli interminabili secondi trascorsi a fissare il dischetto, il pallone e soprattutto Schwarzer. Andò bene. Era il 26 giugno 2006. Ottavi di finale. Italia-Australia. Otto anni fa. Sembra davvero ieri.
I romanisti campioni del mondo
1934: Masetti, Ferraris, Guaita (Italia)
1938: Masetti, Monzeglio, Donati, Serantoni (Italia)
1982: Conti (Italia)
1990: Berthold, Voeller (Germania)
1994: Aldair (Brasile)
1998: Candela (Francia)
2002: Cafu (Brasile)
2006: Totti, De Rossi, Perrotta (Italia)
© RIPRODUZIONE RISERVATA