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forzaroma news as roma Cobolli: “Fino a 14 anni ho giocato nella Roma, ma il tennis mi fa sentire libero”

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Cobolli: “Fino a 14 anni ho giocato nella Roma, ma il tennis mi fa sentire libero”

Redazione
Le parole del numero ATP, noto tifoso giallorosso: "Il calcio è ancora il mio sport preferito, ma sarei stato un calciatore infelice. Edoardo Bove è il mio eroe"

Flavio Cobolli, tennista romano e romanista, grande amico di Edoardo Bove, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Il Corriere della Sera ricordando anche i suoi anni da calciatore della Roma e gli anni nelle giovanili allenato da Bruno Conti. Queste le dichiarazioni dell'attuale numero 26 dell'ATP, con un best-ranking al 17esimo posto.

Volle lasciare il calcio per il tennis. Perché? "Fino ai 14 anni mi sono considerato un calciatore al 100%. Non avevo dubbi. Il calcio è ancora il mio sport preferito. Poi l'A.S. Roma mi ha messo alle strette: non potevo più fare due sport insieme. Firma il contratto, mi hanno detto. In quel momento mi sono reso conto che a me piaceva il pallone, un po' meno l'ambiente: mi sentivo solo e diverso, ero un tennista nel corpo di un calciatore. In campo, inoltre, preferisco lottare da solo: le cavolate me le devo intestare tutte io. Sono un freddo, non ho paura di niente ma con il pallone tra i piedi avvertivo più pressione che divertimento. Il tennis invece mi faceva sentire libero. Da calciatore non mi sarei mai espresso con la libertà che ho oggi".

Zero rimpianti, quindi. "Credo di aver fatto la scelta giusta. La scelta giusta per me".

Terzino nelle giovanili della Roma, allenatore dal grande ex Bruno Conti. Nessuno in società e famiglia ha provato a farle cambiare idea? "Ho fatto tutto da solo. Papà tifava per il calcio, mamma per il tennis. Ma non hanno detto una parola, e nessuno mi ha fermato".

Ha un amico molto speciale, Edoardo Bove. "Edo è il mio eroe. Un fratello, a maggior ragione dopo ciò che gli è successo. Ogni giorno mi sveglio augurandomi di rivederlo di nuovo in campo, da calciatore: se lo merita. Ha avuto la forza di reagire. L'ho voluto con me a Wimbledon perché è un puro, un'anima semplice come me. Il legame è fortissimo: mi rivedo in lui continuamente. Ecco perché è giusto che io sia spensierato".