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Ciocchetti: “Stadio? Come Regione pronti a fare la nostra parte”

«Stadio? Noi, come Regione, siamo pronti a fare la nostra parte. Il modello Juventus è quello giusto e corretto: uno stadio costruito senza necessità di ricorrere a leggi speciali, spendendo poco (105 milioni non sono una cifra enorme), in...

Redazione

«Stadio? Noi, come Regione, siamo pronti a fare la nostra parte. Il modello Juventus è quello giusto e corretto: uno stadio costruito senza necessità di ricorrere a leggi speciali, spendendo poco (105 milioni non sono una cifra enorme), in un'area urbanizzata e servita dalle infrastrutture, equilibrato dal punto di vista dei metri cubi riservati allo stadio e alle attività collaterali (a Torino 90mila e 34mila).

A Roma si dovrebbe fare la stessa cosa». Lo ha detto il vicepresidente della Regione Lazio, Luciano Ciocchetti, parlando della questione dello stadio della As Roma, dopo l'incontro odierno del sindaco Gianni Alemanno con il patron della società giallorossa Thomas DiBenedetto.

«Individuando il percorso corretto, entro un anno, un anno e mezzo si potrebbe arrivare alla definizione del progetto. Ma servono i progetti delle società. Quelli veri. E ad oggi non ce ne sono, nè per la As Roma nè per la Ss Lazio. A Torino non c'è stata speculazione, non è stato costruito uno stadio-cattedrale nel deserto -aggiunge Ciocchetti-. Lo stadio è inserito nel tessuto urbano. A Roma deve accadere la stessa cosa: non bisogna sconvolgere la pianificazione urbanistica della capitale».

Poi il vicepresidente della Regione fa un passaggio parlando da appassionato di calcio. «Penso che ogni squadra abbia bisogno punti riferimento -prosegue-. Per la Roma, sicuramente, è Francesco Totti. Non ci sono alternative. Forse l'errore all'inizio era di voler dare un segnale diverso. Ma il capitano è un campione intelligente e sensibile. Si è messo al centro del progetto anche mettendosi in discussione, a disposizione della squadra, giocando non a 20 metri dalla porta, come suo solito, ma a 50. Insomma, per un progetto nuovo, affascinante ma anche rischioso, l'equilibrio tra società, tifosi e simboli deve essere mantenuto».