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Ciao Sceriffo

Foto Gino Mancini

Totti saluta il suo più grande maestro. Enzo gli ha insegnato il modulo più importante: quello stare al mondo con umiltà, sincerità, amore e passione

Francesco Balzani

Un padre è meglio di cento insegnanti”, scriveva George Herbert. Lo sanno bene padri e figli, e quindi tutti. Lo sa bene Francesco Totti che oggi saluta il suo più grande maestro. Enzo gli ha insegnato il modulo più importante: quello stare al mondo con umiltà, sincerità, amore e passione. Una lezione che è durata una vita e che Francesco ha trasmesso non solo ai suoi splendidi figli ma a una intera città oggi corsa ad asciugare la lacrime di pioggia sul viso di quel figlio che tutti vorrebbero. Essere Totti non deve essere stato facile. Sin dall’inizio quando tutti dicono che il tuo piccolo diventerà un fenomeno. Tanti genitori avrebbero gonfiato il petto e fatto vanto. A Enzo si è riempito il cuore, ma non ha mai alzato i piedi da terra di suo figlio.

Ed è questo il segreto dell’enorme successo di Francesco e di tutta la sua famiglia cresciuta tra il fornaio di San Giovanni e le chiacchiere coi baristi di Trigoria. Senza mai alzare la voce, senza mai darsi arie. Come ogni papà dovrebbe fare. Lo Sceriffo, come diceva Totti, era un “uomo grosso e buono”.

Così grosso da superare un infarto e il diabete. Così buono da dover cedere il passo a un virus che solo un gruppetto di idioti si sforza di negare. Oggi tutti siamo preoccupati per i nostri papà, per le nostre mamme, per i nostri nonni. E forse più di altri momenti comprendiamo il dolore, la paura. Stringiamoci allora, anche se solo virtualmente perché al funerale del papà di Francesco e Riccardo e del compagno di una vita di mamma Fiorella, non potremmo andare. “Anche se capita così - come canta Brunori Sas - Anche quando tuo padre scompare senza neanche avvisare. E senza fare rumore. Senza darti un minuto per potergli dire che gli hai voluto bene. E che ti manca da morire. Anche se ormai sei grande. E se sembri un gigante”.