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Ciao Gigi, il cavaliere giallorosso che sapeva sorridere delle sconfitte

Getty Images

Tra i Vip romanisti conosciuti in questi anni lui è tra i pochi che s’è fatto vedere più dopo le sconfitte che dopo i trionfi.

Francesco Balzani

“Chi non sa ride’ mi insospettisce”. Gigi Proietti ci riusciva pure dopo le sconfitte della sua amata Roma. Ci riusciva, ma nei suoi occhi inconfondibili si leggeva la sana incazzatura di chi ci teneva sul serio. Perché tra i Vip romanisti conosciuti in questi anni lui è tra i pochi che s’è fatto vedere più dopo le sconfitte che dopo i trionfi. E nella storia giallorossa, purtroppo, di vittorie non ce ne sono state poi così tante. Ma avevamo e abbiamo dei simboli che in Italia non possono essere comprati nemmeno da 20 scudetti. Proietti era (anzi è) uno di quei simboli immortali di cui gonfiarsi il petto. Come Albertone.

Ci sono mille immagini del Proietti romano e attore dalle capacità mastodontiche. Ce ne sono tante pure del Gigi romanista che metteva monitor con la partita dietro le scene, ma il più delle volte spostava audizioni, spettacoli e prove per non accavallarli quando giocava la Roma. “Ao c’è la Roma, mi dispiace”, diceva con quel sorriso magico da Mandrake. Qualcuno capiva, qualcuno no. E i colori giallorossi sono apparsi in tanti suoi film o nelle puntate del Maresciallo Rocca. Poi ci sono le foto della vita vera. Indelebili. Come quell’abbraccio a Franco Sensi avvolto in una sciarpa giallorossa col presidente che gli ha regalato il terzo scudetto o quelle in bianco e nero con l’amico Picchio De Sisti. Non si faceva vedere tanto in tribuna vip né a Trigoria perché la Roma preferiva viverla come un tifoso normale. Tra un bucatino all’amatriciana e una battuta con gli amici, magari in incognito allo stadio. Se di incognito si può parlare visto che la sua faccia da anni era ormai entrata in quella meravigliosa collezione di maschere che solo un Mangiafuoco millenario come Roma sa conservare intatte. Amava i cavalli, ma soprattutto la Roma dicevamo.

Anche dopo il 7-1 subito in casa dal Bayern Monaco quando disse “Meglio stà in silenzio dateme retta”. Ma pure dopo i derby vinti, come quello del 2016 che festeggiò sbeffeggiando sui giornali la seconda squadra della capitale: "Io sono pro Lotito! Guai a chi ce lo tocca". Il sogno del Cavaliere Nero era però un altro: vedere nuovamente la sua Roma vincere uno scudetto. "Dico soltanto che sarebbe un sogno realizzabile, o no?”, esclamò proprio poche settimane fa, in una delle sue ultime interviste. O come dopo l’addio di Francesco Totti. “Sotto sotto confesso c’è sempre la speranza che un giorno possa dire “Rieccomi qui”. Del numero dieci Gigi era amante speciale e fu tra i più delusi per il comportamento di Pallotta nei suoi confronti. D’altronde dall’eccellenza si riconosce l’eccellenza altrui. “Chi non sa ride’ mi insospettisce”. Sembra difficile sentirlo oggi, ma Gigi aveva ragione. Ricordandolo così, immaginandolo così incazzato per una sconfitta della Roma con gli occhi di fuori come dopo la sconfitta di Ciccolini all’ultimo allungo in Febbre da Cavallo oppure felice dopo il 2-0 di ieri che ci piace immaginare sia arrivato pure grazie a lui. Ecco un sorriso c’è venuto in questo 2020 che fa davvero solo piangere.