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Chivu: “Una volta che hai giocato a Roma sei pronto per tutte le piazze”

L'ex giallorosso: "In un'intervista risposi che mi sarebbe piaciuto lavorare nuovamente con Capello in futuro, sui media diventò 'Chivu alla Juve'. Ma non era vero. Da quel momento il pubblico romanista cambiò atteggiamento nei miei confronti"

Redazione

L'ex calciatore della Roma Cristian Chivu ha rilasciato una lunga intervista sulle pagine del magazine 'Calcio2000', ripercorrendo tutte le tappe della sua carriera. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni: "La Roma fu un grande traguardo personale perché da sempre puntavo a giocare nel campionato italiano. Come nacque quella possibilità? Baldini e Capello mi hanno voluto fortemente. Erano entusiasti, e lo stesso valeva per me. L'Ajax non voleva cedermi, mi proposero lo stesso contratto, una follia per le loro casse, ma la scelta era ormai presa. La comunicai alla società, invitandoli a trovare l'accordo con i giallorossi. Solo così avrei avuto la possibilità di migliorare e crescere... Per me non esiste la pressione. Non bisogna soffrire l'ambiente, l'insulto o l'ovazione. Certamente Roma è una piazza importante e particolare, questo non lo nego. Anzi, aggiungo che una volta che hai giocato a Roma sei pronto per tutte le piazze. Capello? Quando giudico devo valutare soprattutto i risultati, e lui ne ha ottenuti tantissimi. Poi la persona è veramente splendida, mi sono trovato benissimo con lui. Ha vinto in tutti i club in cui ha allenato, tanto in Italia quanto all'estero. Con lui mi sono sempre divertito. Mi consigliava dove andare in vacanza, che libri leggere".

Poi qualcosa si ruppe con l'ambiente.

"In un'intervista risposi, a domanda precisa, che mi sarebbe piaciuto lavorare nuovamente con lui in futuro. E questo accadde poco prima dell'addio di Capello che poi andò alla Juventus. Il giorno seguente i media fecero il titolo: 'Chivu alla Juventus'. Ma non era vero, io parlai solo ed esclusivamente di Capello. Da quel momento il pubblico della Roma cambiò atteggiamento nei miei confronti. Io ne soffrivo. Mi fischiavano perché mi volevano bene. Io non sono mai stato un giocatore che andava sotto la Curva a baciare la maglia, non ho mai creduto in queste cose. Io avevo tutto nel mio cuore e nella mia mente, e quella intervista complicò tutto. Mi dispiace tantissimo per quel preciso episodio. Davo tutto per la maglia, giocai una gara contro il Chievo Verona in condizioni clamorose, la mattina stessa ero in stampelle. Ma questo la gente non lo sapeva, si limitò a leggere quell'intervista stravolta".

Inevitabile l'addio?

"A Roma stavo benissimo, solo che poi la società decise di non offrirmi il rinnovo a un anno dalla scadenza. Aspettai, ma la loro volontà mi sembrava chiara: volevano vendermi. Io non parlai con nessuna squadra per rispetto, ma una volta colta la situazione decisi la mia nuova destinazione. Questo mi spettava. E la società era al corrente della mia volontà, ma volevano vendermi all'estero. Mi chiamarono durante le vacanze dicendomi che era tutto fatto con il Real Madrid, ma io volevo solo ed esclusivamente l'Inter".