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Chivu: “A Roma quattro anni meravigliosi. Ci è mancato solo lo Scudetto”

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Le parole dell'ex difensore giallorosso: "Ho scelto io l'Inter ma questo non è stato accolto bene dall'ambiente Roma. Totti? Quello che mi stupisce è la sua umiltà, perché come giocatore non c'è niente da dire"
Redazione

Cristian Chivu, attuale allenatore della Primavera dell'Inter ed ex giocatore della Roma, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Sportitalia per ripercorrere le tappe più significative della sua carriera. Queste le sue parole:

E poi c'è il tuo arrivo in Italia: la prima esperienza con la maglia della Roma. Ti ricordi quel momento, il passaggio? "Quattro anni all'Ajax, avevamo vinto il campionato. Per una squadra giovane arrivare quasi in semifinale di Champions League, dove all'epoca c'erano i due gironi da superare per giocare i quarti. Purtroppo non ce l'abbiamo fatta e abbiamo perso contro il Milan all'ultimo secondo. Avevo bisogno di cambiare, Roma è stata l'opportunità giusta per il completamento mio come giocatore per uscire dalla zona comfort. All'Ajax avevo tutto, ero il capitano. Dovevo fare un passo in avanti, per mettermi alla prova, per far vedere che sono cresciuto come uomo e atleta. Scelta giusta, perché ho passato quattro anni meravigliosi nella Capitale".

In casa Roma, per tutti i tifosi, c'è un giocatore che ha scritto la storia, ed è Francesco Totti "Quello che mi stupisce è la sua umiltà, perché come giocatore non c'è niente da dire. Lo conosciamo tutti: quello che è stato in grado di fare in campo, la sua visione di gioco, il suo modo di essere e fare. Come persona, credo che sono pochi ad aver avuto la fortuna di incontrarlo e conoscere. E' un ragazzo umile, perbene e abbiamo legato una sana amicizia che dura tutt'ora".

C'è un ricordo in particolare di Roma che hai e che tieni nel tuo cuore "Sono tanti i ricordi che ho nella Roma. Io mi sono imposto come obiettivo di vincere in tutte le squadre in cui ho giocato. Abbiamo vinto una Coppa Italia contro l'Inter, negli anni precedenti ne avevamo perse 2-3 sempre contro di loro e avrei voluto vincere lo Scudetto con la Roma per regalare qualcosa di speciale a quei tifosi meravigliosi. Purtroppo non siamo stati in grado di farlo e siamo finiti tre volte secondi in quattro anni. Ecco, mi mancava vincere lo Scudetto lì: avrei completato l'opera".

Dalla famiglia Sensi alla famiglia Moratti: la storia con l'Inter "Era la squadra più forte del campionato. Affrontandoli, giocandoci contro mi rendevo conto quanto era forte quella squadra. Avevo capito che per me era arrivato il momento di cambiare squadra, ho scelto io dove andare e ho scelto l'Inter. La scelta non fu accolta bene dall'ambiente Roma, però era una situazione a cui dovevo pensare a ciò che mi rendeva felice. Ero testardo e quando non sento più fiducia intorno a me, devo prendere delle decisioni e l'Inter fu una decisione giusta. Vincere i titoli, i trofei, è stata una cosa fondamentale".

Rome e Inter, da una parte Luciano Spalletti dall'altra Jose Mourinho: due allenatori vincenti. Cosa ti hanno dato? "Mi hanno dato tanto e non solo loro due, anche quelli che ho affrontato, guardando il lato umano della persona. Due allenatori onesti, coerenti, vincenti che hanno voglia di migliorare i giocatori. Chi per l'aspetto psicologico o tecnico-tattico".

Una caratteristica di entrambi "Mourinho ha tanto carisma, ha conoscenze del campo e ha quel fiuto di capire la persona che ha di fronte. Stesso discorso per Spalletti: migliora i giocatori, crede tanto nel lavoro e non a caso sono nell'albo d'oro del calcio italiano".