(di Alessio Nardo) Catania è già un ricordo. Il futuro, Juve e Genoa a parte, si chiama Champions League. Non vediamo l'ora, inutile negarlo. Maggio, giugno, luglio, agosto e metà settembre rappresentano il lasso di tempo che ci divide dall'attesissimo ritorno ufficiale in Europa. L'ultima volta, il 25 agosto 2011, fu un disastro. Era Europa League, il preliminare per esattezza, e all'Olimpico venne a far la voce grossa il modesto Slovan Bratislava. Altri tempi. La musichetta magica, inno del massimo torneo continentale, manca in casa Roma dall'8 marzo 2011. Ottavi di finale. Donetsk, Donbass Arena. Amara sconfitta con lo Shakhtar (3-0) dopo il 2-3 dell'andata e conseguente eliminazione.
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Champions League, l’era delle outsider: la Roma vuole essere la sorpresa del 2015
(di Alessio Nardo) Catania è già un ricordo. Il futuro, Juve e Genoa a parte, si chiama Champions League. Non vediamo l’ora, inutile negarlo. Maggio, giugno, luglio, agosto e metà settembre rappresentano il lasso di tempo che ci divide...
L'idea e la speranza è che possa esser tutto diverso, a partire dal prossimo anno. Perché la Roma intende sì affrontare la Champions, ma con ambizione.Con voglia di far bene e sorprendere. Cosa chiedere in ambito europeo ai ragazzi di Garcia? L'impresa delle imprese che avrebbe del miracoloso? No, almeno non all'inizio. L'obiettivo, mirato e realistico, sarà quello in primis (confidando nel destino) di capitare in un girone quantomeno "abbordabile" sulla carta. E poi di superarlo. Cercando di ottenere il massimo, soprattutto nelle tre sfide casalinghe, e di non fare la sfortunata fine del Napoli, eliminato da Arsenal e Borussia Dortmund nonostante i 12 punti raccolti in sei gare, per via di una mera questione di differenza reti.
Ci vuole anche fortuna, ovvio, soprattutto laddove il teatro è affascinante e le contendenti sono di lusso. Ma la fortuna, si sa, è il caso di andarsela a cercare. Per far bene in Europa bisogna avere mentalità, carattere, coraggio e giocare un calcio d'alto livello. Quel calcio che la Roma ha saputo proporre con scioltezza e continuità in questa stagione. Poi, la storia farà il suo corso. Con precedenti interessanti che possono darci fiducia. Sono tante, infatti, le outsider che in tempi recenti hanno fatto strada, diventando le autentiche sorprese del massimo torneo continentale. Basti pensare soltanto alle ultime due stagioni, segnate dalle imprese della Banda dell'Oro e degli scatenati colchoneros.
Il Borussia Dortmund di Jurgen Klopp, lo scorso anno. Fortissimo in patria, ma considerato alla stregua di una "semplice" mina vagante in Europa. Finalista perdente con il Bayern Monaco a Wembley, dopo il miracolo ai quarti con il Malaga (altra outsider ad un passo dalla clamorosa top four) e la prepotente affermazione in semifinale contro il Real di Mourinho. Chi l'avrebbe detto a settembre 2012? In pochi. Così come in pochi, soltanto otto mesi fa, avrebbero pronosticato la scalata monumentale ed emozionante dell'Atletico Madrid di Simeone. Altra squadra, così come il Borussia, costruita in pochi anni e con risorse limitate (sfruttando soprattutto il mercato in uscita), forgiata da un super allenatore e in grado di strapazzare anche le più grandi superpotenze continentali: vedi Barça e Chelsea.
Il quesito è semplice, quasi banale: Rudi Garcia può essere il Klopp o il Simeone della Roma? Perché no. Forse è prematuro azzardare paragoni, visto che i due tecnici in questione, prima di sperimentare il brivido della Champions, erano riusciti a conseguire vittorie importanti e prestigiose (due Maisterschale consecutivi ed una Coppa di Germania per il Dortmund; un'Europa League, una Supercoppa Europea ed una Coppa del Re per l'Atletico del Cholo). Rudi è ancora in attesa di alzare il primo trofeo da mister giallorosso, ma la Champions è già in testa. Da affrontare, magari, con lo stesso spirito del Bayer Leverkusen versione 2001-2002. Lucio e Ballack i due top player, poi tanti discreti elementi ed una coesione di gruppo invidiabile. Grande scalata con Klaus Toppmoeller alla guida, ed una finale giocata alla pari con il Real Madrid dei galacticos, decisa da un gol maestoso ed indimenticabile di Zinedine Zidane.
I casi "eccezionali" non finiscono qui. La stagione 2003-2004 resta la più clamorosa in assoluto, con tutte le principali big europee estromesse dalle due semifinali. Da una parte il Deportivo La Coruna di Javier Irureta ed il Porto di Mourinho (poi vincitore del trofeo), dall'altra il Chelsea di Ranieri (ancora lontano dai livelli attuali) ed il Monaco di Didier Deschamps. Quattro sorprese su quattro. Nel 2005 toccò al PSV Eindhoven di Hiddink interpretare il ruolo dell'outsider terribile (fatto fuori dal Milan al termine di una doppia semifinale al cardiopalma), nel 2006 fu invece il Villarreal a sfiorare il clamoroso accesso in finale, fallendo un rigore vitale (con Riquelme) nel match di ritorno con l'Arsenal al Madrigal. Nel 2011 splendida ascesa dello Schalke 04, "stoppato" dal Manchester United ad un passo dall'ultimo atto di Wembley. Tanti esempi, tante speranze. La storia dice che la Roma di Garcia, senza paura e con un po' di fortuna, può regalarci un sogno anche in Europa.
Le "imprese impreviste" negli ultimi anni di Champions
2001-2002: Bayer Leverkusen sconfitto in finale dal Real Madrid.
2003-2004: Deportivo la Coruna in semifinale, Porto e Monaco in finale.
2004-2005: PSV Eindhoven in semifinale, eliminato dal Milan.
2005-2006: Villarreal in semifinale, eliminato dall'Arsenal.
2010-2011: Schalke 04 in semifinale, eliminato dal Manchester United.
2012-2013: Borussia Dortmund sconfitto in finale dal Bayern Monaco.
2013-2014: Atletico Madrid in finale contro il Real Madrid.
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