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Cessione As Roma: piazza Affari non reagisce. Borsa piatta

Per il processo di vendita della Roma, durato più di un anno il tormentone per la vendita della Roma, si è impegnata direttamente anche Unicredit, forte creditrice della famiglia Sensi.

Redazione

Per il processo di vendita della Roma, durato più di un anno il tormentone per la vendita della Roma, si è impegnata direttamente anche Unicredit, forte creditrice della famiglia Sensi.

Oggi è finito, ma sono state scarse le immediate reazioni in Borsa al 'closing', con il titolo che si muove attorno sulla parità rispetto alla chiusura della seduta precedente.

 

La firma di oggi e il resto era tutto previsto, ma era la fine del luglio 2010 quando la presidente della As Roma, Rosella Sensi, e UniCredit firmarono l'accordo per l'azzeramento del debito della controllante Italpetroli, che apriva alla vendita della società calcistica. La soluzione, dopo 'rumors' molto precedenti di un interessamento anche del finanziere George Soros, fu individuata nella cordata statunitense guidata da Tom DiBenedetto.

Nei mesi delle trattative sono stati notevoli gli alti e bassi del titolo in Borsa, oscillazioni che hanno fatto anche accendere più di un 'farò da parte della Consob. Ma da quando si è capito che la cordata Usa avrebbe acquisito davvero l'As Roma (per ora assieme a Unicredit, che detiene il 40% della 'newcò che compra la società calcistica) in Piazza Affari la speculazione è subito finita.

A metà aprile scorso il titolo della società calcistica crollò - dopo un massimo di 1,24 euro - da 1,16 a quota 0,73, con una perdita del 37% in sole tre sedute. Fino alla piena estate, con la società comunque molto attiva sul mercato calcistico, si è proseguito nelle trattative per definire i particolari della cessione definitiva, prevista per fine luglio e slittata fino a queste ore. Il ruolo del tessitore è sempre stato tenuto da Unicredit, anche nelle scorse settimane, quando il 'closing' è slittato di qualche giorno.

Prima si sono infatti superate le «condizioni sospensive» all'apposizione delle ultime firme, con la concessione alla As Roma da Roma 2000 di un finanziamento di 10 milioni di euro, e di un altro da UniCredit di 30 milioni. Poi si sono dovute smentire le ipotesi di stampa di una perdita aggiuntiva di 17 milioni nel bilancio della Roma al 30 giugno scorso, che avrebbero fatto arrabbiare non poco gli americani. «I dati di pre-chiusura della situazione patrimoniale della As Roma risultano in linea con le previsioni e con i dati disponibili alla data di sottoscrizione del contratto preliminare di compravendita», assicurava a fine luglio la cedente Roma 2000, confermando quindi le 'due diligencè sulle quali si è mossa la cordata acquirente.

Poi, a inizio agosto, Thomas DiBenedetto e Unicredit hanno definito la documentazione contrattuale per modificare gli accordi sull'acquisto del 67% dell'As Roma. È stato tra l'altro previsto un aumento del piano di ricapitalizzazione del club giallorosso dai 35 milioni originariamente concordati sino a un massimo di 100 milioni di euro, da sottoscriversi in più tranche da DiBenedetto e Unicredit in maniera proporzionale alle rispettive quote. Un passaggio importante, che richiese un commento anche dall'amministratore delegato della banca. «I cambiamenti principali nell'accordo sulla AS Roma - ha spiegato Federico Ghizzoni - riguardano un aumento di capitale da 80 milioni di euro» che dovrebbe essere suddiviso in 50 milioni nel 2011, 20 nel 2012 e 10 milioni nel 2013.

Era il 3 agosto scorso e anche il direttore operativo di Piazza Cordusio, Paolo Fiorentino, che del dossier si è occupato da sempre in prima persona, era intervenuto per dire che si lavorava «alla stabilità finanziaria» della squadra «che è una condizione per dare anche stabilità tecnica». Sicurezze che con questo 'closing' sono assicurate. (ANSA).