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Castan: “Marcos Leonardo ha le caratteristiche di Lautaro, la Roma ha perso un crack”

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“I giallorossi sono rimasti la mia seconda famiglia, il club si è preso cura di me come se fossi un figlio e sto bene grazie a loro”
Redazione

Dall’Atletico Mineiro, alla Svezia per poi arrivare quattro anni alla Roma, Leandro Castan ad oltre un anno di distanza dal suo ritiro è tornato a parlare della sua esperienza in maglia giallorossa, analizzando anche la situazione contemporanea che sta vivendo la squadra di Josè Mourinho. Queste le sue parole ai microfoni di TeleRadioStereo: “Come stai, se va tutto bene è la prima domanda che i sta a cuore qui a Roma, “Siete rimasti la mia seconda famiglia, grazie a Dio sto bene, grazie  a Roma sto bene, il club si è preso cura di me come se fossi un figlio e se oggi posso stare tranquillo è perché la Roma mi ha aiutato a nel momento più difficile della mia vita”

Secondo te, perchè si fa più fatica a lanciare difensori in A, l’impatto fisico è troppo rispetto ale giovanili? Walter Sabatini mi ha aiutato tantissimo in quel periodo, è veramente quello che vedevo come il capo della società, mi ha teso la mano. La Serie A ha un calcio molto difficile e per i difensori ancora di più. Si ricordano tanti difensori forti della storia del calcio italiano e per un giovane è molto difficile, vedo che ci sono dei talenti che possono essere scoperti e su cui lavorare. Alla Roma non c’è il tempo di sbagliare che c’è in altre squadre perché deve lottare sempre per arrivare in Champions league”.

La Roma iniziò il suo progetto con Mourinho giocando a quattro, è più facile giocare a quattro o a tre in difesa? Ho sempre preferito giocare a quattro, penso che a quattro sarebbe meglio ma chi sono io per dire come deve giocare Mourinho, sa lui quali giocatori ha in mano e si sente più sicuro a tre. Per me con la difesa a quattro puoi essere anche più forte a centrocampo e in attacco, la difesa a tre penso sia meno offensiva. Ho sempre preferito l’uno contro uno, mi ricordo quando giocavo con Benatia e giocavamo uomo contro uomo, eravamo nel migliore momento della condizione atletica di noi due. Quella non era una squadra che marcava tanto bene, però con Daniele (De Rossi, ndr) davanti a noi, noi due nell a miglior condizione possibile, Maicon che avanzava e Balzaretti che indietreggiava, con questa Roma Mourinho non ha la possibilità di fare così. L’anno scorso ho visto un Roma molto bassa e quello succede perchè non hai difensori veloci”.

c’è qualche difensore della Roma che ti piace? Smalling, ma lui già non è più un ragazzino è difficile per lui giocare alto. Naturalmente ti proteggi id pi e vai indietro, se non hai centrocampisti cattivi che marcano sempre è complicato”. 

A fianco a Walter Sabatini c’era Frederick Massara, oggi è uno dei nomi più caldi per prenderne il posto di Pinto, come lavora, è la scelta giusta? “Secondo me si, ha fatto bene al Milan e conosce la piazza, la città, sa quello che manca alla Roma e la sua identità, sa bene cos sia veramente la Roma”. 

Questo lavoro di identità nella tua Roma lo facevano De Rossi e Totti? Si è quel lavoro che facevano loro”

Quando arrivasti a Roma nel 2012 dal Corinthians eri campione della Libertadores e Sabatini ti ha paragonato a Piquet che aveva vinto la Champions League europea; alcuni anni fa nella capitale arrivava un terzino che come te aveva vinto la Libertadores, Mattias Vina, che tuttavia ha riscontrato meno fortuna… “Pensavo facesse benissimo alla Roma pensavo fosse perfetto per giocare in Italia, non so cosa sia successo, è un calcio diverso da quello sudamericano: il primo anno neanche io giocai benissimo, non mi posizionavo bene e non capivo bene cosa voleva l’allenatore, a Vina è mancato qualcuno che lo aiutasse a cambiare il modo del calcio del Sudamerica con quello del calcio europeo”. 

Hai lavorato con Zeman, Andreazzoli, Garcia, Spalletti e Di Francesco, come spieghi questo flop di Garcia nel sostituire Spalletti a Napoli, c’è una differenza abissale? “Sono due allenatori diversi. Io ho fatto una delle migliori stagioni della mia carriera con Garcia, penso che fuori dal campo Rudi sia quello che gestisce meglio gli spogliatoi, magari Spalletti è quello che con i giocatori è un po’ più duro, ma dentro al campo lui è forte”. 

Garcia lavora con intensità minore rispetto a Spalletti? “Non sono d’accordo, fisicamente quell’anno li ero fortissimo, certo parole di dieci anni, magari ora è cambiato”

Allenarsi con Zeman è una delle cose più dure ed estreme? “Ho avuto tanti allenatori nella mia carriera, ognuno ha il suo metodo di giocare e ciò va rispettato, quel che non ho trovato in Zeman è l’empatia, magari lui ne aveva con due o tre e non con gli altri venti, lui è bravo ha ottime idee ma gestire uno spogliatoio è molto importante. Si fa rispettare perché è un metodo suo, non lo voglio discutere e non posso discuterlo perché ognuno fa quel che pensa sia meglio, la gestione dello spogliatoio è una cosa secondo me molto importante, se non li gestisci bene i giocatori poi non riescono a fare tre passaggi consecutivi, gestire bene uno spogliatoio è più importante della bravura dell’allenatore.  Ho avuto Tite come allenatore che tatticamente è bravo, come gestisce lo spogliatoio e il gruppo per me è fortissimo”.

Noi a destra abbiamo avuto una tradizione, Cafu, Maicon che avevano una grande capacità, mi racconti questi giocatori? Questo è un problema anche per la nostra nazionale, non abbiamo più terzini, il calcio è cambiato così tanto che il Brasile soffre anceh a trovare un terzino per la nazionale, adesso non so neanche chi sta giocando”.

Tu a 20 anni vai all’Helsingborg in Svezia, come è nata questa scelta di andare in Svezia dall’Atletico Mineiro All’Altletico il mio procuratore mi ha detto di non rinnovare perché mi avrebbe portato in serie A brasiliana dopo l’esordio a 18 anni, poi mi ha chiamato e mi h a detto che le 2-3 squadre si erano ritirate dalla trattativa, dopo 3 mesi mi ha detto che ha trovato una squadra per me in Svezia, la squadra di Henki Larson è la cosa che mi ha detto, quindi ho pensato bene. Mio papà mi ha seguito ed è stato con me tre mesi di otto che sono rimasto li, gli altri tre sono stati difficili: quindici gradi sotto zero e un calcio di palloni alti e testa”.

Giocare a Cagliari è il miglior posto per giocare a calcio?Cagliari è bella ma l’atmosfera di Roma è diversa, un’atmosfera come quella dell’Olimpico non c’è in Italia”.

È sfumata la trattativa per Marcos Leaonaro che è andato al Benfica,è un crack che la Roma ha perso? “Secondo me si, non avevo pensato al paragone con Lautaro, ma ha le sue stesse caratteristiche, con curioso di vedere cosa farà in Europa”.

 

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