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Carboni: “La Roma ha avuto un blocco mentale, il lavoro di Spalletti è anche psicologico”

"Penso sempre, anche per esperienza, che è solo una questione di testa. Quest'anno la squadra si era dichiarata, poi sono venute a mancare le fondamenta. Se la testa non funziona, pure allenandosi 5 ore al giorno non si corre"

Redazione

A poche ore dal fischio d'inizio del match tra Roma e Sampdoria, il doppio ex della sfida, Amedeo Carboni, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Roma Radio per analizzare l'attuale momento della squadra di Spalletti, senza però dimenticare il passato. Queste le sue parole:

Che significa per te Roma-Sampdoria?

"C'è sempre un occhio a parte, di tutte le squadre dove sono stato controllo sempre la situazione, seguo sempre sia la Roma che la Sampdoria, come l'Arezzo. Queste due grandi società per me sono state una conferma della mia carriera, ho un ricordo particolare".

Che ricordi hai di Mantovani e Viola?

"Avevano una cosa in comune: vivevano per la propria squadra, erano presidenti che non avevano interessi. Era la vera passione, erano come dei padri. Sia Viola che Mantovani erano simboli di cosa significasse essere presidenti di un club, due grandissimi personaggi. Sono stato fortunato, anche se con Viola ho trascorso solo sei mesi. Ricordo una battuta che fece, mi prese per un braccio e mi disse che noi toscani abbiamo in comune una cosa, che non molliamo mai. Una persona carismatica, incredibile. Sono stato fortunato ad averlo conosciuto e ad aver avuto queste perle".

Pensavi di arrivare fino a 41 anni? Che impressione ti dà vedere Francesco Totti avvicinarsi a quell'età?

"Mi fa piacere, per uno come lui che è nato calcisticamente e non solo a Roma credo sia una soddisfazione unica essere più di una bandiera. Se posso permettermi, vorrei dare un consiglio: a volte il calcio va troppo rapidamente e la gente si dimentica dei sacrifici fatti in una carriera, gli consiglio di fare un'esperienza in America per poi tornare a Roma come manager. È giusto che continui nella Roma. Sfruttare il calcio, avere una visuale a livello di marketing per poter fare esperienza come futuro manager, è la migliore opzione. Ma vedo che ogni volta che gioca riesce a dare qualcosa in più".

Come si fa a mantenersi a certi livelli a questa età?

"Penso sempre che il segreto siano gli allenamenti. Essere sempre con la forza di arrivare, di trasmettere anche agli altri determinate cose. L'allenamento fa arrivare preparati alla partita, nell'allenamento non c'è tensione. Molti giocatori arrivano alla domenica e vengono erosi dalla tensione, mentre in allenamento bisogna dare il massimo. Serve anche non avere grandissimi infortuni".

Quali sono i ricordi più belli che hai del periodo in giallorosso?

"È chiaro che spesso sono legati a soddisfazioni generali, ma molte volte anche i ricordi più belli sono quelli che sul momento sono state grandissime delusioni. Ricordo sempre un quarto di finale di Coppa UEFA contro lo Slavia Praga, perdemmo 2-0 là, ai supplementari vincevamo 3-0 e a un minuto dalla fine segnarono. Ricordo lì tanta gente piangere. Con il tempo l'ho vissuta come un'esperienza con un'adrenalina tremenda. Anche quando morì Viola fu una settimana tremenda, perdemmo in casa col Pisa. Ma col tempo sono sensazioni, esperienze professionali costruttive. Ho dei ricordi bellissimi".

Qual è la stagione in cui vi sentivate più forti?

"Il primo anno di Ottavio Bianchi. Arrivarono Carnevale e altri, ero convinto che avremmo lottato fino alla fine. Con Carlos Bianchi fummo primi per qualche giornata. Con Mazzone non pensavo di vincere il campionato, ma ci immedesimavamo in lui".

Rizzitelli diceva che per battervi le avversarie dovevano fare tanto...

"Vivevamo lo spirito dell'allenatore".

Che sensazioni hai della Roma odierna?

"Penso sempre, anche per esperienza, che è solo una questione di testa. Quest'anno la squadra si era dichiarata, poi sono venute a mancare le fondamenta. È mancato qualche risultato e la squadra si è persa, l'allenatore ha perso peso nello spogliatoio, almeno a sensazione. I giocatori hanno avuto un blocco mentale, se la testa non funziona pure allenandosi 5 ore al giorno non si corre. Sono tutte stupidaggini. Credo che il lavoro di Spalletti, a parte gli accorgimenti tattici, sia un lavoro psicologico. Il valore dei giocatori è indiscutibile".

Spalletti ha detto che la testa incide sugli infortuni, confermi?

"È un dato certo. Quante volte si è visto, anche in altri sport, infortuni da stress? O per sovraccarico o da stress, sono frequenti. Credo che ci sia un risvolto per cui bisogna lavorare più sulla testa, quantomeno sullo stesso livello del campo. Serve la convinzione di essere buoni giocatori, ma questo è un lavoro quotidiano. Ci sono momenti negativi in cui si mantiene forte la testa".

Cosa significa essere capitano della Roma?

"È difficile descriverlo, quando arrivi a Roma ti senti un po' perso per la pressione, una volta che superi quello stadio ti entra dentro. Ho avuto 2-3 mesi di contestazione, ebbi un litigio con la Curva Sud, poi è cambiato tutto. Roma ti fa piangere, ti fa ridere, ti fa sentire importante ma anche l'ultimo arrivato. Sono stati 7 anni, ma sembravano 30".