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Cappioli: “Mancano giocatori romani. Pellegrini non sopporta la responsabilità”

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L'ex giocatore giallorosso: "Nessuno tira fuori gli attributi e manca intelligenza tecnica. Il numero 7 è un giocatore normale in una posizione in cui i tifosi vorrebbero vedere uno più forte"

Redazione

Domenica alle 18 la Roma proverà a rialzarsi dopo due sconfitte di fila contro Milan e Juventus. La squadra di Mourinho cerca la prima vittoria del 2022 contro il Cagliari, reduce invece da due successi. Massimiliano Cappioli, doppio ex della partita e protagonista di uno dei derby più ricordati con affetto dai tifosi giallorossi, ne ha parlato ai microfoni di 'New Sound Level 90.0':

Ci racconti la vigilia di quel derby del 94 col tuo gol? Tutta la settimana Mister Mazzone ci portava i giornali per caricarci con quello che dicevano della Roma, che avremmo perso contro una Lazio che era molto forte, e invece andò poi diversamente. Io prima della partita ero quasi sicuro di segnare, non si poteva neanche andare sotto la curva ma avevo pensato che se avessi fatto gol sarei uscito dallo stadio, poi invece mi sono messo in ginocchio.

Manca alla Roma la personalità di un gruppo di romani? Mi sembra evidente che alla rosa attuale manchino i giocatori romani che fanno capire cosa succede quando le cose vanno male, nessuno tira fuori gli attributi. E poi come ogni anno i tifosi della Roma vedono la stagione finire a gennaio. Alla Roma manca anche intelligenza tecnica, noi abbiamo giocatori che vanno solo in potenza e si dedicano poco alla giocata intelligente. Anche Zaniolo pecca in quest’ambito perché mette troppa potenza e perde di qualità talvolta.

Cosa manca a Lorenzo Pellegrini per avvicinarsi a quel tipo di capitano con quella personalità? Manca tanto, non riesce a sopportare il peso della responsabilità, è un giocatore normale che prende una posizione in cui noi tifosi vorremmo vedere qualcuno di più forte come erano Totti e De Rossi.

Tanti romani hanno fatto molto bene a Cagliari, da cosa nasce questo legame? Dopo Gigi Riva c’è stato il Cagliari dei romani, noi sappiamo sempre farci voler bene e se dai ricevi tanto. I sardi sono abbastanza duri ma io ho sempre dato tutto nel Cagliari per conquistarmi tutto quello che poi ho

ottenuto.

Hai qualche rimpianto per la tua carriera? Il rimpianto è aver giocato nel momento migliore della storia del calcio e non aver avuto la fortuna di guadagnare così tanto e impormi come un giocatore di grande livello. Prima il presidente, gli allenatori e i giocatori erano i padroni del calcio, adesso i procuratori hanno preso la scena e i contratti si sono moltiplicati esponenzialmente così come le spese. Poi ci si ritrovano giocatori scarsi con stipendi altissimi sul groppone e si rischia il fallimento.

Ti convince l’idea di Joao Pedro in Nazionale? A me non piace tanto, in Nazionale devono esserci gli italiani anche perché se ci aggrappiamo a questo vuol dire che non abbiamo più fiducia, dobbiamo continuare con gli stessi, soprattutto italiani.