"Una volta era la depressione, termine ultimo (e certificato) di un rapporto consumato dalla voglia di cambiare aria: il luglio del 2004 aveva cancellato le lacrime di qualche anno prima, spese da Emerson per ringraziare silenziosamente l'amore del popolo romanista. Era “rotto”, il puma, ma i tifosi giallorossi si erano immedesimati senza mezzi termini nell'esercizio del “credito a prescindere”: “impensabile” e “stupendo” le uniche parole recitate dal brasiliano, ammaliato dal calore di una tifoseria sognante, pronta a condividere la cavalcata verso il terzo scudetto.
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Da Capello a Benatia, storie di Roma “sedotta e abbandonata”
Sono tante le storie incredibili di 'finto amore' che hanno lasciato l'amaro in bocca ai tifosi giallorossi.
"Con il passo felpato, cucendo rapporti nell'ombra, Emerson aveva cominciato a flirtare con la Juventus: ad un anno dalla scadenza del contratto, i malumori del calciatore avevano spinto Pradè e soci ad intavolare trattative con mezza Europa (ricordate i 18 milioni offerte dal Real Madrid?), senza però trovare risposte positive nelle volontà dell'ex Leverkusen.
"Il 10 luglio arriva dal Brasile il certificato medico che illustra la diagnosi sullo stato mentale di Emerson: depressione, un mezzo tanto sporco quanto efficace che apre le porte alla Vecchia Signora, mettendo la Roma con le spalle al muro e colorando di bianconero la seconda vita italiana di Emerson.
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"“Perché Amantino Mancini alla Roma era forte e invece all'Inter ha fatto ridere?” emblematica, la domanda compare sui motori di ricerca quando si digita il nome dell'ex giallorosso: tra problemi con la legge ed una vita privata movimentata, il “tacco di Dio” ha perso di vista il lato giusto del calcio dopo l'addio alla Roma. È sempre luglio il teatro dell'addio: nel 2008 i mal di pancia dell'esterno toccano lo zenith, accumulando malumori, litigi (“con Totti non ci siamo parlati per due anni”) e rinnovi di contratto mai siglati. Alle sue spalle, come per Emerson, c'è il plenipotenziario Gilmar Veloz, procuratore capace di trasformare Amantino da “mansueto” (come era soprannominato in patria) a vero e proprio separato in casa: Pradè, fiutando un nuovo caso Emerson, comincia a trattare con altre squadre prima dell'estate ma alla fine è la volontà interista del giocatore a dare un'impronta decisiva al trasferimento.
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"Cambiano latitudini ma non la sostanza: dal Sudamerica a Bari vecchia il salto è solo nei chilometri, mentre la Roma e i suoi tifosi masticano amaro per l'ennesima truffa ai danni della propria passione. È il turno di Antonio Cassano, talento in erba capace di toccare tutti gli stati d'animo degli innamorati di Roma: applausi, mugugni, rabbia e indifferenza, sfaccettature che abbracciano la fuga di gennaio verso le sirene del Real Madrid, tappa deludente di una carriera mai del tutto decollata.
"“Soffre il talento e la personalità di Totti” un sussurro che ha accompagnato il degrado di un rapporto con squadra, tifosi e città: no alla proposta di rinnovo di contratto ed un addio maturato nel delirio di onnipotenza di un fuoriclasse solo “sulla carta”.
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"Dalle nebbie dei ricordi si intravedono i fari di una Mazda: è notte, Roma dorme, Fabio Capello lascia la Città Eterna nel silenzio più assoluto. “Non andrò mai alla Juve” un tatuaggio che a parole marcia sopra una rivalità senza tempo, rendendo orgoglioso un popolo intero: è l'amore l'arma a doppio taglio dei tifosi giallorossi, sedotti e abbandonati in nome del “Dio denaro” e di un mondo senza scrupoli. Alle dichiarazioni non seguono i fatti: la perfezione dialettica dell'uomo di Pieris si scontra con l'apparente normalità di un divorzio tutt'altro che indolore, per la Roma si apre uno dei periodi più bui della sua storia mentre i sorrisi di Capello brindano al futuro con la triade, formata secondo lui “da uomini di grande spessore e professionisti serissimi.”
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"Il cerchio si chiude con Mehdi Benatia: la ferita, aperta alla fine di maggio, ha lacerato l'estate romanista nel modo più subdolo, nascondendo la sua profondità dietro al silenzio più totale. Gli applausi dell'open day sono il tratto distintivo di un amore incondizionato: a dispetto di tutto i tifosi ci sono, pronti a ripartire nella caccia ai sogni di vittoria, nessun fischio per il difensore nonostante l'atteggiamento e le parole. Il “delitto perfetto”, orchestrato dal “menestrello” e messo in musica dal giocatore, si consuma per quasi tre mesi: Benatia non parla, intervallando i musi lunghi a presunti problemi alla caviglia, spesso evitando lo sguardo speranzoso degli appassionati accampati fuori Trigoria. Ad un soffio dall'inizio del campionato, la Roma cede ai capricci del calciatore, affidandolo alle cure solerti del Bayern Monaco, trovando in Manolas un erede che, ci scommettiamo, aspetterà un po' prima di vedersi affidata la fascia da capitano.
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