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Campos, ecco chi è. Molina: “Ama comandare e Pastore non lo volle Monchi”

Il giornalista della CNN racconta il diesse del Lille accostato alla Roma svela un retroscena sulla trattativa che ha portato il centrocampista argentino nella Capitale

Redazione

Romain Molina, giornalista, esperto di calcio francese e collaboratore della CNN, traccia il profilo di Luis Campos, diesse del Lille accostato alla Roma per il dopo Massara. Queste le sue parole a Rete Sport:

Romain Molina, giornalista e autore, esperto di calcio francese internazionale, collaboratore della CNN, traccia ai microfoni di Retesport il profilo di Luis Campos, uno dei maggiori candidati alla successione di Monchi per il ruolo di direttore sportivo alla Roma.

Secondo i giornali italiani la Roma è interessata a Luis Campos. Che tipo di dirigente è? Anche lui, come Sabatini e Monchi ama muovere molti calciatori? Come giudichi il suo modo di lavorare?

“Ogni direttore sportivo varia il suo modo di lavorare a seconda del club e del Paese nei quali opera. Ad esempio fino agli anni 2000 in Inghilterra praticamente non esisteva la figura del direttore sportivo, poi hanno seguito il modello italiano dove il ruolo del ds è centrale, ma i primi a copiarla sono stati gli spagnoli e i portoghesi. Campos, prendendo spunto dal modello italiano ha creato una griglia in cui ha inserito molti calciatori. È uno molto conflittuale perché ama comandare. Per esempio al Monaco ha avuto molti problemi con Makelele e tutte le persone che parlavano con Makelele sono state emarginate da Campos. Ha avuto problemi anche con Bielsa perché non è il tipo a cui puoi imporre di fare questo o quello, ma deve decidere lui su tutto. È uno che utilizza tantissimo la stampa, ha un’eccellente reputazione internazionale. Bisogna sapere che in Francia la maggior parte delle cose che escono su di lui le fa uscire lui stesso. Non ti nascondo che ho molti problemi a relazionarmi con Campos, ma gli riconosco un enorme talento, quello di essere un lavoratore instancabile ed è un vero conoscitore di calcio, ma sui modi e tempi d’azione che utilizza non sono per niente fan. È stato molto bravo a servirsi della stampa per diventare quello che è adesso. Per lui è stata fondamentale l’amicizia con Jorge Mendes (l’agente, tra gli altri, di José Mourinho e Cristiano Ronaldo). Però non si può negare che è un grande lavoratore, conosce benissimo il calcio e guarda tantissime partite. In effetti, in Francia lavora molto di più di tutti gli altri direttori sportivi. Il suo metodo è mettere la mano sul club con dei suoi collaboratori e non vuole nessun tipo di contestazione. Se c’è un problema va subito in contrasto con l’allenatore, l’ha fatto diverse volte, Bielsa lo potrà confermare”.

Se non sbaglio ha fatto un ottimo lavoro a Montecarlo, come possiamo giudicare i calciatori portati da lui in questi anni? Quali sono le aree geografiche in cui preferisce ricercare i calciatori?  Sabatini per esempio agiva spesso in Argentina. Quali sono le sue migliori operazioni di mercato?

“Per quanto riguarda la sua rete di conoscenze è uno che va più o meno ovunque, partendo dal Sudamerica, ma anche nei Balcani. È uno che comunque se la cava molto bene e ha buonissimi rapporti con tantissimi procuratori. Sono d’accordo che ha lavorato abbastanza bene a Montecarlo, ma ha avuto parecchi problemi ed era già successo al Lille. Per esempio due grandi colpi come Pepè e Thiago Mendes sono opera di Bielsa, non di Campos. E’ stato il tecnico ad insistere per farglieli prendere, ma come è solito fare Campos si è preso i meriti di queste due operazioni come del resto ha fatto per quella riguardante Mbappè: ti assicuro che lui non lo conosceva affatto, ne ho testimonianze dirette.  Questo modo di distorcere la realtà è la cosa che mi fa essere un po’ in difficoltà nel giudicarlo, però in effetti ha talmente un’ottima rete di agenti che spesso riesce ad anticipare la concorrenza ed è bravissimo a prendersi dei rischi. Questo gli va riconosciuto, è uno molto audace. Inoltre, piazza dei suoi calciatori a prescindere dalla reale necessità del club, per cui ci si domanda se a volte gli interessa più costruire la squadra o far emergere i calciatori”.

Di Campos si parla anche in orbita Chesea e Arsenal. E’ già pronto per un tipo di salto del genere ed è sicuro che lascerà il Lille a fine stagione?

“La storia di Arsenal e Chelsea mi fa un po’ ridere, perché non so come funziona in Italia, ma in Francia i giornalisti sportivi non sono capaci di citarti più di 10 direttori sportivi nel mondo intero. Dovreste fare un’esperienza in una radio francese per rendervi conto di quanti ascoltatori non abbiano idea della figura del direttore sportivo. Il caso Monchi è embleatico: da diversi anni lo abbiamo visto accostato a tutti i club e questo succede perché la maggior parte dei giornalisti conosce soltanto lui. In Francia Sabatini è conosciuto e anche Foschi, quando stava a Palermo. Per farti un esempio qui non si conosce Leonardo e quindi il nome di Leonardo non gira, ma chi conosce veramente i direttori sportivi? Cito uno come Antonio Cordonne, che ha fatto un lavoro assolutamente affascinante al Villarreal e adesso lavora per un gruppo cinese internazionale insieme ad Alberto Benito, che è stato il direttore sportivo dell’Almeria dove ha portato Felipe Melo, Negredo e altri calciatori importanti. È pieno di bravissimi direttori sportivi nel mondo intero. Non sanno come funzionano i trasferimenti e cosa c’è dietro le esigenze di un club. Per questo mi fa ridere l’accostamento di Campos con Arsenal e Chelsea. Quindi Campos è molto mediatico non perché parla tanto con la stampa, ma perché ha concluso dei grossi trasferimenti e ha fatto delle ottime cose. Il suo nome esce molto anche per questa amicizia con Mendes. Campos è Mourinho, per cui è normale che il suo nome giri più degli altri. Adesso ti racconto una storia assurda, ma vera. Campos non è stipendiato dal Lille. Il club l’anno scorso aveva  fatto registrare un deficit 142 milioni, motivo per cui oggi è controllato da Elliott (il fondo proprietario anche del Milan, ndr). Campos non è un dipendente, fattura le singole operazioni, sia in entrata sia in uscita, quindi non lavora unicamente con il Lille. Vive a Montecarlo e questa cosa è magnifica. Non ha bisogno di essere fisicamente presente a Lille. Spesso per esempio collabora anche con il Cardiff, e non solo. Quindi, in sintesi, fa una vita bellissima. Controlla tutto, decide chi far uscire e chi far entrare. È magnifico il calcio oggi, decide lui in piena libertà senza dover essere a Lille e potendo lavorare anche con altri club allo stesso momento. Quindi quale dovrebbe essere il suo interesse di lasciare il Lille? Un club dovrebbe essere molto convincente per convincerlo a lavorare in esclusiva. Potrebbe farlo per il prestigio, ma oggi al Lille ha tutto ciò che vuole e non si può negare che sta facendo un ottimo lavoro, anche se ogni tanto, nei ristoranti bisogna guardare com’è la cucina. Se guardi la sua non è ordinatissima e questo la gente lo deve sapere”.

Lo stile sembra quello di Sabatini e Monchi.

“Sono stupito che Monchi non abbia funzionato alla Roma. La programmazione era giusta, la maggior parte delle operazioni Monchi le ha fatte per tempo, non ha aspettato gli ultimi giorni di mercato. Anche Campos ama costruire la squadra in fretta. Ha la grande capacità di giocare d’anticipo, su tutto e tutti: non farà mai la squadra sul finire del mercato. Su Pastore posso dirti che chi ha lavorato al trasferimento e che ha insistito enormemente per portarlo a Roma è Federico Balzaretti. Mi è arrivata la voce riguardo la possibile influenza della Qatar Airways nell’operazione, ma smentisco categoricamente. È stata una scelta tecnica e basta. Dietro non c’è nulla”.