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Calenda (ag. Juan Jesus): “Esagerato volerlo escludere per forza dalla Roma. È molto strano”

LaPresse

Il procuratore del brasiliano: "Ha espresso un concetto condivisibile in maniera forse sbrigativa"

Redazione

Roberto Calenda, agente FIFA e procuratore di Juan Jesus ha parlato in un'intervista per calciomercato.com del suo assistito. Al centro dei temi il dibattito sulla risposta al tifoso su Instagram e i provvedimenti conseguenti derivati dalla società, l'esclusione per scelta tecnica nella Roma da parte di Fonseca e alcuni aneddoti su Marquinhos e Sabatini. Di seguito uno stralcio delle sue parole:

Quale affare tra quelli conclusi o in via di definizione le piace maggiormente?

Senza fare nomi perché entrerei in un conflitto di interessi, parlo in generale: io sono dell’idea che si debbano comprare i giocatori giovani e forti, in rampa di lancio, in grado di fare subito la differenza e che possano garantire anche un buon investimento in ottica futura. Per questo diventa ancora più fondamentale un concetto che per me sta alla base di tutto e su cui ho lavorato tantissimo negli anni: lo scouting. Chi prima arriva, conquista subito un vantaggio che puó essere determinante. Il giocatore va visto e corteggiato prima degli altri, così si vince anche la concorrenza dei club più grandi, come accadde con Gerson quando la Roma arrivò prima del Barcellona.

Anche con Marquinhos fu così?

Quello fu davvero un affare mai visto. Certo per la qualità di Marcos ma non solo. Lo proposi in Italia che praticamente era uno sconosciuto. In tanti storcevano il naso. Non Sabatini. Lui si fidó e mi diede carta bianca per chiudere, ma carta bianca nel vero senso della parola.

In che senso?

Le racconto questo aneddoto. Torniamo indietro nel tempo: siamo nel 2012, primavera. Sono in Brasile e sto portando a termine l’operazione. Una trattativa cominciata mesi e mesi prima (Marquinhos arrivò a Roma nell’estate 2012, ndr). Alla Roma c’è ancora Luis Enrique. Tutto è già stato impostato: 4,5 milioni di euro per il trasferimento definitivo di Marquinhos dal Corinthians alla Roma. Tutto praticamente chiuso. Sabatini è molto convinto da grande segugio di talenti qual è. Poco prima di chiudere peró nasce un problema. Sono lì a San Paolo con il ragazzo e la sua famiglia quando mi chiamano da Roma. “Roberto ci sono delle difficoltà, non possiamo comprarlo, devi prenderlo in prestito”. In quel momento mi si gela il sangue. Come in prestito? Avevamo convinto tutti sulla base dell’acquisto definitivo. Eravamo riusciti a vincere la concorrenza di altri grandi club come Chelsea, Juventus e Benfica basando la strategia sulla determinazione della Roma che voleva assolutamente comprare il giocatore. Ora devo dire loro che le cose sono cambiate mettendo tutto a rischio, perché avrebbero potuto prenderla male e ritirare tutto. Sia il Corinhians che il ragazzo. Non sapevo come dirglielo ma a un certo punto mi viene un’idea. Chiamo Walter Sabatini e gli propongo di fare una cosa. Lui si fida e concorda. Insieme scriviamo un foglio, ecco perché dicevo carta bianca, in cui Walter Sabatini, non la Roma, si impegna in prima persona a prendere il giocatore in prestito con l’obbligo di riscatto, promettendo quindi di pagarlo l’anno successivo. Una lettera romantica. Che per loro aveva grande significato. In pratica quello che era un prestito con diritto stava diventando un prestito con diritto ma con un foglio allegato, senza alcun valore legale ovviamente, in cui Sabatini prometteva l’obbligo, ovvero l’acquisto dopo 12 mesi. Una trovata che ci permette di calmare subito i brasiliani e il giocatore, e di concludere un’operazione senza di fatto averne la possibilità. Qualche mese dopo il PSG compró il giocatore per 34 milioni e la Roma ancora prima di spendere i 4,5 per riscattarlo aveva già incassato 34. Tutto merito di quel foglio inventato.

Chiudiamo parlando di un suo assistito Juan Jesus. Alla fine lo hanno multato dopo le polemiche social con un tifoso?

Nessuna multa e anzi il club è stato vicino al giocatore rendendosi conto di avere in qualche modo trascurato Juan. Anche perché normalmente sui temi importanti la Roma e Juan sono sempre andati molto d’accordo. Insieme hanno portato avanti lotte importanti come quella al razzismo. E insieme adesso hanno affrontato anche quest’ultima posizione. La Roma ha capito la sensibilità di Juan e lui, dopo qualche frase male interpretata da alcuni, è andato di persona a casa del tifoso con cui aveva battibeccato per regalargli la maglia della Roma autografata da tutti i giocatori. Lui ha molto rispetto della Roma e del valore dei soldi. Ha espresso un concetto condivisibile in maniera forse sbrigativa e nel posto sbagliato: voleva dire che in un bilancio complesso di una grande azienda il contratto di un singolo lavoratore non può essere sventolato come l’origine di tutti i problemi economici. Addossargli anche quella colpa mi sembra esagerato.

In campo però quest’anno non ha giocato molto?

È vero. Non è stata una stagione positiva. Dopo 4 anni all’Inter e 4 alla Roma e dopo aver partecipato da protagonista alla partita forse più bella della storia recente della Roma (contro il Barcellona, ndr) ci aspettavamo una considerazione diversa. Dopo un precampionato perfetto, anche Juan ha sbagliato nella prima di campionato contro il Genoa. Come altri. Lo riconosco. Ma da quel giorno non ha più giocato titolare. A eccezione di adesso dove sta recuperando da un piccolo problema muscolare, è sempre stato a disposizione senza mai essere chiamato in causa. Che avrà fatto mai? Mi sembra sinceramente esagerato volerlo escludere per forza sempre. Anche altri hanno commesso errori eppure hanno avuto chance per rimediare. Lui no. Neanche in Coppa Italia Fonseca lo ha messo in campo. Molto strano.