Paolo Calabresi si racconta a cuore aperto. In un'intervista a 'Il Fatto Quotidiano', l'attore ripercorre le tappe della sua vita e della sua carriera, scandite anche dalla passione per i colori giallorossi: "Da ragazzo mi interessava solo la Roma, giocare a basket, a tennis, stare con gli amici..." Poi ricorda la sera del suo primo scherzo con cui ingannò tutto il Milan per 'scroccare' un biglietto a San Siro per vedere la partita della Roma: "Sono al Piccolo per le prove del 'Sogno di Strindberg', regia di Luca Ronconi. La sera c'era Milan-Roma, tutto esaurito, così un amico mi consiglia: “Vai come Nicolas Cage”. Così chiamo come addetto stampa di Cage. Loro mi consigliano di inviare un fax. Va bene. E all'improvviso si accende come un enorme riflettore su di me: allo stadio mi aspettavano, il Milan aveva diffuso la notizia, Galliani che mi accoglie. Poi mi portano negli spogliatoi..."
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Calabresi: “Mi finsi Nicolas Cage per vedere la Roma, mi importava solo di lei”
Non era solo. "Avevo coinvolto altri attori vestiti da bodyguard, e l’autista del Piccolo mi aveva accompagnato con la macchina del teatro; (sorride) l’autista, fino alla sua morte, mi ha chiamato ogni anno ringraziandomi per “il giorno più divertente della mia vita”.
Viveva in un’altra dimensione. "Portavo il mio mestiere fuori dai soliti luoghi; (pausa) il problema è che in quel periodo, nonostante fossi al Piccolo, non me ne fregava niente della professione, mi interessava più la partita della Roma. E nella mia testa non avevo
nulla da perdere".
La Roma è sempre importante? "Certo, anche se da quando mio figlio è diventato professionista (gioca nel Pisa) sono leggermente più distaccato, più pacato".
Ha segnato alla Roma. "Tacci sua".
Ecco, distaccato. "Vabbè, che vuol dire..."
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