(Ansa) - Ecco i nuovi Pujol, Iniesta, Xavi Hernandez, David Villa e Fernando Torres, un'altra generazione di fenomeni, o presunti tali.
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Bronzetti: “In Italia Enrique e Bojan potrebbero non funzionare”
(Ansa) – Ecco i nuovi Pujol, Iniesta, Xavi Hernandez, David Villa e Fernando Torres, un’altra generazione di fenomeni, o presunti tali.
La Spagna pigliatutto si conferma 'reginà del calcio continentale mettendo in bacheca il terzo trofeo under 21, anche se l'Italia con i suoi cinque titoli resta ancora lontana. E lo fa tenendo in panchina Bojan Krkic, giovane attaccante di scuola Barcellona che l'Italia accoglie come seme di speranza.
Resta da vedere se la nuova Roma abbia preso lo spagnolo sbagliato, o se le piccole «furie rosse» non abbiano tutte un futuro ancora più luminoso. Di sicuro, la vittoria contro la Svizzera nell'Europeo U.21 dice una cosa: la Spagna ha una scuola e un futuro, quanto trionfale lo diranno solo i prossimi anni. A sorpresa, il futuro non si chiama solo Barcellona, la squadra che meglio incarna al momento lo spirito del calcio iberico e che negli ultimi anni rappresenta un modello. Certo blaugrana è l'ossatura della nazionale campione del mondo, e anche nell'Under 21 i migliori prodotti vengono del vivaio catalano come il terzino destro Montoya e il mediano Thiago Alcantara: entrambi hanno già sentito il profumo della prima squadra, e Luis Enrique aveva chiesto alla Roma di portarli con sè. Ma tra loro si è infilato anche il centrocampista Mata, scuola Oviedo e ora al Valencia, che era in panchina nella magica notte della finale mondiale di Johannesburg. E anche l'altro rapido centrale Herrera, cresciuto a Saragozza e ora a Bilbao.
Non ha avuto invece trovato molto spazio Bojan Krkic, altro gioiello blaugrana, che la Roma si è già assicurato anche se non ha ancora ufficializzato. Ma in attacco il nuovo fenomeno si chiama Adrian Lopez, 23enne attaccante del Deportivo, che in Danimarca ha vinto la 'scarpa d'orò. «Abbiamo fatto tutti un buon lavoro, complimenti», è stata l'investitura del ct della 'Roja', Del Bosque.
La Spagna del futuro è una squadra di giocatori formati e cresciuti nella Liga, rarissime le eccezioni: Azpilcueta gioca nel Marsiglia, Ruiz nel Napoli (Didac Vilà è del Milan ma è gioca all'Espanyol). «Due o tre sono già dei fenomeni, come Thiago Alcantara, Herrera, Lopez, ma in questa Under 21 arriveranno tutti fino in fondo» è la previsione di Ernesto Bronzetti, agente Fifa e grande esperto di calcio spagnolo. È un titolo europeo questo molto diverso dai precedenti altri due. Quello dell'86 fu vinto quasi per caso alla lotteria dei rigori contro l'Italia di Vialli e Mancini, allora allenata da Vicini. Quello del '98 invece fu costruito su una difesa granitica (non subì nemmeno un gol nella fase finale) e in finale finì 1-0 sulla Grecia. Questa è invece una Spagna spettacolo tutta votata all'attacco. «È dal 94 che lavoro in Spagna, ho visto crescere il calcio spagnolo a dismisura - spiega Bronzetti - I club spagnoli nonostante la crisi sono quelle più organizzate di noi, hanno grandi settori giovanili, stadi di proprietà. Loro non guardano l'altezza di un giocatore, come facciamo noi, ma il talento, puntano sulla rapidità. Loro hanno gli allevatori, che insegnano in fondamentali, noi solo allenatori. E questo vale non solo nel calcio, è una mentalità». Che finora è stato estremamente difficile esportare. «Nella mia lunga carriera ho portato in Italia tanti giocatori spagnoli, ma in Italia nessuno ha funzionato - continua Bronzetti - Loro hanno una cultura diversa: ho paura che uno come Bojan alla Roma possa fare la stessa fine. E non solo lui, ma anche Luis Enrique. Il problema è che gli allenatori italiani sono i più bravi del mondo tatticamente. Naturalmente spero di essere smentito. Se il nuovo tecnico della Roma riuscirà a cambiare mentalità tanto di cappello, ma rimango scettico».
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