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Boniek: “Zalewski è romano e romanista ma dentro è polacco. Lo vedrei trequartista”

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L'ex giallorosso si è espresso sul giovane talento polacco: "A lui piacerebbe giocare anche un po’ più in mezzo, essere più partecipe a qualsiasi azione, per questo però deve crescere"

Redazione

Zbigniew Boniek, vice presidente della UEFA e ex calciatore della Roma, è intervenuto ai microfoni di Centro Suono Sport nella trasmissione "Te la do io Tokyo". Boniek si è espresso in particolar modo sul connazionale Zalewski, che nel post partita di ieri ha ribadito di sentirsi polacco al 100%. "E’ nostro, è romano e romanista. Ai nostri tempi non c’era la possibilità di essere brasiliano e giocare per l’Italia o essere italiano e giocare per la Polonia. Adesso sono caduti dei paletti in tal senso. Inizia così l'intervento dell'ex giallorosso, che poi prosegue: "Nicola è nato in Italia da giocatori polacchi e lui dentro è polacco. Poi potrebbe giocare anche per la Nazionale italiana ma perché toccare questo tasto quando i genitori si sentono polacchi? Quando ero presidente della Federazione polacca non volevo andare in giro a cercare giocatori da naturalizzare perché avevano origini polacche, dicevo ‘giochiamo con i calciatori che si sentono polacchi’, naturalizzare è un gioco che non vale la candela secondo il mio punto di vista". 

Zalewski, cuore giallorosso

Chiusa la parentesi nazionale, Boniek si è soffermato sul momento di forma del ragazzo che in pochi mesi si è preso la maglia da titolare della Roma: "Detto questo Nicola è il più romanista di tutti in questo gruppo di giocatori e lo dico perché lo conosco. È strafelice di fare la carriera di calciatore e di giocare con la Roma. È un buon calciatore e si sta adattando alla grande a questa posizione che gli ha trovato Mourinho. Ha una grossa tecnica, è veloce, la palla non gli dà fastidio, ha il piede veloce e potrebbe giocare anche un po’ più avanti". Boniek si è espresso anche in merito al ruolo che Zalewski potrebbe ricoprire nella in campo: "Ho sentito che a lui piacerebbe giocare anche un po’ più in mezzo, essere più partecipe a qualsiasi azione, per questo però deve crescere.  Trequartista? Ma anche come numero 8 perché ha fatto passi in avanti per il recupero della palla: ieri è riuscito a fermare 4-5 volte i giocatori del Leicester nel secondo tempo, quando eravamo in grossa crisi. La partita di ieri ci ha dato l’opportunità di sognare la finale ma se la analizziamo bene abbiamo sofferto. Mourinho, che è un grandissimo, dice che il possesso palla non vale niente ma su questo argomento polemizzerei perché, come diceva Liedholm, se hai la palla per tutti e 90 i minuti non perdi”.