"L'entusiasmo nel calcio fa sempre bene e la quarta vittoria di fila in campionato puo' solo far bene alla Roma". Zibi' Boniek non ha dubbi, dopo il meritato successo dei giallorossi nel derby di ieri e la conferma del primato in classifica, a punteggio pieno. Parlando a Radio anch'io lo sport, su Radio Rai, l'ex centrocampista polacco spiega che "Garcia era arrivato a Roma fra lo scetticismo generale", ma in realta' si e' rivelato un allenatore in grado di "sistemare la squadra dal punto di vista tattico e fisico: i risultati si vedono sul campo".
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Boniek: “Garcia bravo a sistemare la squadra dal punto di vista tattico e fisico. Ieri Ljajic ha cambiato la partita”
“L’entusiasmo nel calcio fa sempre bene e la quarta vittoria di fila in campionato puo’ solo far bene alla Roma”.
Secondo Boniek, "la Juve resta favorita per mille motivi: e' cattiva, tosta, ha un allenatore che li sprona e poi, dal punto di vista qualitativo, ha qualcosa in piu'. Ma si vede che sta accadendo qualcosa di interessante sul piano tecnico. Questo e' bellissimo. Se parliamo di tecnica e di tattica, il campionato italiano e' interessante".
Poi, tornando alla Roma, le consiglia di "puntare al terzo, quarto o quinto posto". "Mi ha fatto molto piacere vedere vincere la Roma ieri - confessa -. Garcia proviene da un campionato durissimo, come quello francese, non si puo' fare il paragone con Luis Enrique, che allenava le riserve del Barcellona, in una realta' in cui lo stress sicuramente si sente meno. Garcia mi da' l'impressione di essere una persona brava e preparata, un allenatore che ha trovato il linguaggio per farsi capire dai calciatori".
Infine, una considerazione su Ljajic, il cui ingresso in campo ieri ha cambiato volto alla stracittadina romana. "Quando e' stato il suo turno ha fatto la differenza - fa notare Boniek -. La Roma ha la possibilita' di buoni cambi. Il problema di Garcia sara' quello di gestire 16 grandi giocatori, perche' la vittoria puo' portare a esasperare certe situazioni. L'allenatore dovra' essere bravo anche a far capire che bisogna sacrificarsi nel nome della squadra". (ANSA).
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