A poche ore dalla fine della sessione invernale del calciomercato, Mauro Baldissoni prende la parola. Nel pomeriggio il direttore generale della Roma è intervenuto ai microfoni di Radio 24. Ecco le sue dichiarazioni:
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Baldissoni: “Proprietà solida, non abbiamo bisogno di soldi. Cessioni funzionali alla competitività”
Le parole del direttore generale della Roma ai microfoni di Radio 24: "Il FFP ci obbliga di rispettare il pareggio di bilancio, non ci aspettiamo sanzioni particolari dall'Uefa. Felice che Dzeko resti. Presto novità sul main sponsor"
Come va? Che farà la Roma nelle prossime 8 ore? Niente?
(ride, ndr) Non credo molto. È arrivato un ragazzo che sta completando le visite mediche e che andrà a sostituire nella rosa Emerson Palmieri. Completeremo questa operazione. Il ds nell'ultimo giorno di mercato è sempre in allerta fino all'ultimo perché possono capitare situazioni, ma non sono situazioni che determinano stravolgimenti particolari a questo punto.
La Roma ha venduto Emerson e ha confermato Nainggolan e Dzeko. C'era veramente bisogno di una cessione importante dal punto di vista economico?
Credo sia opportuno fare un po' di chiarezza. Questa è una città che cade facilmente nel turbamento. Non è che è necessario fare una cessione. Sapete che purtroppo da qualche anno le squadre non sono libere di agire secondo le proprie strategie ma devono in qualche modo devono fare i conti con un regolamento internazionale, che tra l'altro è diventato anche italiano dall'anno scorso, ovvero il Fair Play Finanziario. Nasce in ambito Uefa, ma è stato trasferito anche nel campionato italiano. Questo implica restrizioni nell'operatività. Essenzialmente, senza essere troppo tecnici, bisogna raggiungere il pareggio di bilancio. Si possono avere costi corrispondenti ai ricavi, altrimenti bisogna recuperare con degli attivi di bilancio. Non è tanto una questione di denaro. Spesso sento dire 'la Roma ha bisogno di soldi'. Fortunatamente la Roma non ha bisogno di soldi, quando servono abbiamo una proprietà solida che li mette. Dovreste saperlo, perché basta guardare i bilanci che sono pubblici, essendo la Roma una società quotata. Negli ultimi 15 mesi la società ci ha inviato circa 100 milioni, per l'esattezza 98. Senza contare l'aumento di capitale del 2014, altri 100 milioni.
Quindi non è una questione di patrimonio. Per capirci, se Pallotta domani mattina decidesse di fare un ulteriore regalo e mettere altri 100-200 milioni suoi, del suo patrimonio personale, questo risolverebbe gli aspetti del Fair Play Finanziario o no?
Come ha fatto già in questi ultimi mesi, ma purtroppo no. Nella stagione scorsa la Roma non è entrata in Champions l'anno scorso, perché ha perso il preliminare con il Porto. Aveva una rosa con dei costi tarati per una competizione di un certo livello, quindi onerosa, e purtroppo ha fallito l'ingresso in Champions League con i ricavi conseguenti. La proprietà, però, ha contribuito a fare i versamenti necessari e a mantenere la gestione di questi costi elevati. Purtroppo questo non è utile a rispettare quello che è il parametro di bilancio, che non fa considerare i contributi della proprietà come attivi, in grado di neutralizzare i costi e di conseguenza le perdite. L’istituzione del Fair Play finanziario nasce proprio per questo motivo qui. Dopo l'acquisizione del Manchester City e del PSG da parte di due proprietà che facevano riferimento a due Stati, altre grandi società sportive si erano allarmate e l'Uefa ha deciso di mettere questo limite, proprio per evitare che un proprietario ricchissimo potesse avere una possibilità infinita di spesa violando la competizione. Per questo il contributo delle società non conta.
Perché vendere a gennaio? Questa è stata la novità.
Intanto siamo al 31 gennaio e la Roma ha venduto un solo calciatore e l'ha fatto solo ieri. C’era un’opportunità da ascoltare. Avendo delle necessità, bisogna cercare di essere così bravi da trasformare le necessità in opportunità, cosa che la Roma ha fatto in questi anni. Avendo acquisito una società con una situazione di perdite pregresse negli ultimi anni, e questo sempre per quanto riguarda il conteggio che fa il Financial Fair Play, la Roma è stata sanzionata nonostante la proprietà fosse arrivata da poco. Essendoci un calcolo pluriennale di perdite ai fini del calcolo del rispetto dei parametri del FFP, la Roma era soggetta già a sanzione. Le strade erano due. O abbattere i costi di gestione e tornare a crescere dal punto di vista della competitività sportiva, e quindi dei costi della rosa, in parallelo con una crescita organica dei ricavi. Immaginate quanto ci sarebbe voluto. Oppure continuare a investire, mantenendo costi alti, recuperando il differenziale tra i costi e i ricavi attraverso le cessioni dei calciatori, quindi grazie alle plusvalenze che appunto consentono di sistemare il bilancio. Non è un tema di denaro, ma di bilancio. Facendo questo, la Roma è riuscita a mantenere competitività anno dopo anno, tanto è vero che è stata stabilmente in Champions League negli ultimi 4 anni, salvo fallire l'accesso attraverso il preliminare nella scorsa stagione. Detto questo, una necessità può diventare un’opportunità. Se arriva un’offerta imprevista su un giocatore, come è successo con Dzeko a gennaio, che può essere ritenuta interessante per la dimensione dell'offerta, ovviamente l'offerta viene considerata. In considerazione del fatto che ovviamente, a seguito dell'eventuale cessione di Dzeko, che poi non si è verificata, si sarebbe potuto comunque impiegare il denaro per trovare soluzioni che garantissero altrettanta o maggiore competitività alla squadra, e questo è un compito della direzione sportiva.
Perché non si è concretizzata la vicenda Dzeko?
È evidente che se la Roma avesse avuto l’esigenza di vendere Dzeko, probabilmente avrebbe favorito questa cessione. La Roma ha mantenuto delle sue posizioni con richieste, perché appunto poteva diventare un'opportunità interessante a certe condizioni. Questo valeva per la Roma come per il calciatore. Non abbiamo avuto fretta di accelerare nulla, e siamo ben felici che alla fine Dzeko rimanga. Fosse uscito sarebbe stato compito della direzione sportiva trovare soluzioni altrettanto competitive, ma Dzeko è un grande campione e siamo felici che sia rimasto.
Cosa si sente di dire ai tifosi della Roma? Hanno l'impressione di una squadra che non voglia fare un progetto a lungo termine. Si prova a vincere o si fa trading?
Attenzione, altrimenti torniamo all'equivoco di prima. Quando si acquista una società che ha una struttura di costi e di ricavi talmente sbilanciata da partire da meno 58 milioni di perdite, con un valore patrimoniale di calciatori pari a 37 milioni, perché erano alla fine di un percorso di carriera e anagrafico, o si abbattono i costi di gestione e si ricomincia da zero facendo crescere contemporaneamente i ricavi - e questo vuol dire raggiungere la competitività sportiva tra 10 anni -, o si fa quello che abbiamo fatto noi. Abbiamo investito mantenendo livelli alti di costi gestionali. I costi di gestione finisco per l'80% nei salari dei giocatori come ben sapete. Il fatto che sia un progetto sportivo e non di trading è testimoniato dal fatto che la Roma continua a mantenere la seconda rosa della Serie A come costo di gestione pur avendo il quarto-quinto monte ricavi. Per far crescere i ricavi in maniera organica ci vuole molto più tempo, si è costretti in qualche modo a fare delle cessioni. Le cessioni sono funzionali alla competitività della squadra. Questo è stato dimostrato anno dopo anno. Negli ultimi anni 4 la Roma non solo è stata saldamente in Champions, ricordo che ha fatto 2°-2°-3°-2° e per due volte è arrivato il record di punti della sua storia. Questo vuol dire che l'obiettivo di rimanere competitivi è stato comunque raggiunto, purtroppo dovendo passare anche attraverso delle cessioni, che sono condizionate dalle regole internazionali, e non sono un'opzione. Sono una necessità. La Roma non può permettersi di non rispettarle.
Buona parte del malumore in questo momento nasce dal fatto che ultimamente l'andamento della squadra non è all'altezza delle speranze. È un po' questo il tema.
Vorrei precisare che i soldi non sono spesi soltanto attraverso gli investimenti per nuovi calciatori, ma anche attraverso rinnovi che sono molto onerosi. La Roma, dall'estate ad oggi, ha rinnovato il contratto a Strootman, a Nainggolan, a Manolas, poi ci sarà quello di Florenzi, dimostrando di voler continuare a credere nella competitività di questa squadra e nell'esigenza di mantenere giocatori di un certo profilo, come i giocatori di profilo internazionale che la Roma ha. Questa è la testimonianza dell’investimento per una competitività sempre crescente, che purtroppo a volte passa anche attraverso per delle cessioni, che vanno valutate come un'opportunità per investire e cercare di migliorare. Se poi i risultati non arrivano, è evidente che qualcosa non funziona, quindi evidentemene bisogna fare meglio, ma su quello che è il risultato in campo. Questa squadra si è dimostrata di essere competitiva come ci aspettavamo fino alla prima metà di dicembre, qualificandosi in Champions al primo posto di un girone difficilissimo con grande origlio e stando a ridosso delle prime con una partita da recuperare. Da metà dicembre in poi, le prestazioni e i risultati non sono assolutamente all’altezza delle aspettative. Non solo delle aspettative dei tifosi, ma anche delle nostre, oltre che all'altezza delle possibilità di questa squadra. Su questo c'è da lavorare. La frustrazione dei tifosi è assolutamente giustificata, la loro frustrazione è anche la nostra. Capiamo perfettamente lo sfogo che non possiamo certamente biasimare.
Quanto pesa la qualificazione o meno alla prossima Champions? Che sanzione vi aspettate dall’Uefa per aver sforato uno dei vincoli del FFP?
In questo momento parliamo di una squadra che ha ceduto Emerson - un calciatore in campionato ha giocato zero minuti - che è stato sostituito da un giocatore che giocava la Champions League con lo Sporting Lisbona, e ha fatto anche una finale di Libertadores. Direi che ad oggi la Roma non si è indebolita. L'uscita di un giocatore che ha giocato zero minuti fino ad oggi non può indebolirla. Noi abbiamo una tematica in corso con l'Uefa, verso la quale siamo estremamente fiduciosi, proprio in virtù di questo percorso. Quello che noi abbiamo rappresentato all'Uefa già in sede del settlement agreement di un paio di anni fa, che nel corso di questo periodo abbiamo dimostrato la volontà di rispettare il Fair Play senza trucchi e senza aggiramenti. Cosa che fino ad oggi abbiamo dimostrato di saper fare. Abbiamo sforato un parametro, uno solo dei 4 parametri che l'Uefa ci impone di rispettare anno dopo anno, e soltanto nell’ultimo anno rispetto ai 3 che erano in esame. Di conseguenza siamo fiduciosi che, dimostrando che continuiamo ad operare con gli stessi principi, l’Uefa - che fino ad oggi ci ha sempre manifestato il compiacimento per quella che è l'atteggiamento e l'attitudine gestionale di questa società - dovrà ulteriormente considerare la buona volontà e l’impegno dimostrato fattualmente nella gestione di questi anni, e in qualche modo consenterci di operare in questo modo senza sanzioni particolari. Questo è quello che ci aspettiamo.
Lo stadio quanto potrà incidere in positivo sulla competitività? Novità sullo sponsor?
Attenzione, anche questo è un elemento importante. Sapete che le catene di ricavo sono ben definite nel calcio. Una è quella dei diritti tv che sono anche legati alle prestazioni sportive, perché comprendono anche quelli internazionali per la partecipazione alla Champions; un'altra è quella del botteghino, l'altra è la voce commerciale che fa riferimento ai ricavi da sponsorizzazione. Lo sponsor principale di maglia è solo una delle voci che compongono i ricavi commerciali, ma in qualche modo è quella più evidente. In questo caso parliamo di contratti pluriennali, questo vuol dire che accettare un'offerta in linea con l'ultima che la Roma aveva fino al 2013, che era meno della metà dei nostri competitor principali anche in Italia, avrebbe significato continuare a bloccare quella che noi riteniamo debba essere la crescita del valore del brand Roma. Per questo la nostra scelta è stata anche rinunciare ad accettare alcune offerte ritenute troppo basse per far crescere il valore del brand Roma e portarlo all'altezza dei nostri competitor, cosa che riteniamo di aver fatto. Ci sono molti parametri che lo testimoniano, tra cui tutte le iniziative media e social media che abbiamo in qualche modo portato ad un livello di successo internazionale.
Quindi meglio non avere uno sponsor lasciando la porta aperta che averne uno che paga sottocosto.
Assolutamente sì. Riteniamo di essere molto vicini, quindi ci attendiamo a breve dei risultati positivi per poter annunciare collaborazioni con brand di valore internazionale per un ammontare in linea a quello dei nostri competitor. Parliamo di rapporti pluriennali che non devono essere un tappo. Siamo fiduciosi di essere molto vicini.
Lo stadio.
Lo stadio è il vero volano, il vero game-changer per tutti i discorsi che stiamo facendo. Questa proprietà crede molto nella costruzione di una nuova infrastruttura. Abbiamo fatto spesso riferimento a paragoni con altre realtà, come l'Emirates Stadium e l'Allianz Arena. Il più facile e evidente è il caso della Juventus, che ha +175% anno su anno sui ricavi. Pensate che incremento riesce a dare una nuova infrastruttura. Solo attraverso un intervento del genere, che passa per un investimento enorme - parliamo di un'opera da quasi 800 milioni, dei quali più di 200 saranno di capitale investito dalla società - per consentire di sviluppare ricavi molto superiori a quelli attuali ed essere finalmente in grado di avere la sostenibilità dei costi di squadra, di gestione sportiva, che ci consentano di mantenere questo livello di competitività, e possibilmente di accrescerlo, per poter ambire a risultati sempre maggiori. Questo è l'obiettivo. Rido quando in questa città devo sentire che il presidente Pallotta vuole fare lo stadio in modo che possa guadagnarci lui, come se un investimento di quelle dimensioni possa avere un senso per far affittare lo stadio alla Roma. Questo è ridicolo. Un investimento così importante serve a garantire alla Roma un volano e un incremento di ricavi che altrimenti attraverso la crescita organica, anche attraverso il nuovo sponsor di maglia che potrebbe essere a breve a breve annunciato, comunque non sarebbe in grado di portarci a un livello di competitività come quello che dovremmo ottenere per riuscire effettivamente a competere per trofei.
Tutto quello che è girato intorno alla Roma ha influito sul gennaio nero della squadra? È stato risentito anche in campo?
Questo è molto grave, questo vorrebbe dire dare ulteriori alibi a dei professionisti che sono di spessore internazionale. Non è soltanto il loro stipendio a dirlo, ma la loro carriera. Se dobbiamo pensare che hanno risultati performance negativi per le voci di mercato, sarebbe un insulto alla loro professionalità. Soprattutto non giustificherebbe il fatto che la Roma ha cominciato a fare prestazioni inferiori alle aspettative già da metà dicembre. La Roma non ha vinto nessuna delle ultime 7 partite giocate, quindi pensare che questo sia condizionato dalle voci della trattativa di Dzeko è un alibi che noi non dobbiamo dare ai calciatori.
Vede la luce in fondo al tunnel?
Non è il mio ruolo occuparmi di tematiche prettamente calcistiche, non è il mio compito e non inizierò mai a farlo, ma questa squadra dimostra una costante: quando comincia a distaccarsi dagli obiettivi che inizialmente ritiene di dover avere, quindi in qualche modo di non essere all'altezza delle aspettative sportive che si dà, dimostra un calo mentale e di determinazione che porta a prestazioni caratterizzate da timore e paura. È anche quello che abbiamo visto a San Siro, dove la Roma è partita molto bene dominando per lunghi tratti, poi in qualche modo subentra quello che in gergo tennistico chiamiamo il 'braccino', e che spesso, ahimè, veniamo ad utilizzare quando parliamo di questa squadra. Una squadra che non è tranquilla e comincia a giocare con la paura di non essere in grado di raggiungere gli obiettivi che si dà, in qualche modo entra in un periodo di crisi. È successo anche negli anni passati. Questo è un tema su cui ci interroghiamo molto e cerchiamo di trovare delle soluzioni perché sappiamo che è l'ultimo passaggio che dobbiamo fare. La Roma è arrivata seconda in 3 degli ultimi 4 campionati, quindi dimostra di essere competitiva, ma mai abbastanza per riuscire effettivamente a catturare un trofeo. Su questo noi dobbiamo lavorare di più, dobbiamo lavorare meglio, dobbiamo trovare delle soluzioni. Questo riguarda un po' tutti. Non solo la squadra e lo staff tecnico, riguarda anche la dirigenza, un po' tutto l'ambiente Roma all'interno. Noi dobbiamo avere il coraggio e la forza di andare a competere davvero per gli obiettivi che ci poniamo. Altrimenti continuiamo a creare degli ottimi presupposti che portano a dei fallimenti che diventano poi frustrazione e rabbia che non fanno altro che peggiorare e ridurre le possibilità di successo.
La posizione ufficiale della Roma sulla Var?
Non esistono posizioni ufficiali, la posizione ufficiale di una squadra non conta nulla rispetto a una scelta tecnologica che riguarda della Federazione. La mia, come gli arbitri sanno bene, è che la Var non può garantire la giustizia assoluta, sia per il protocollo che è limitativo, sia perché alla fine le decisioni sono comunque soggette a un'interpretazione umana. Se io non posso e non riuscirò mai ad avere una giustizia assoluta completa, non mi piace pagare il costo che paghiamo attraverso la perdita dell'immediatezza della passione. Vedere un gol e non sapere se si può esultare perché bisogna attendere delle revisioni che portano via tempo e portano via l'immediatezza del gioco, secondo me è un aspetto estremamente negativo che non è ripagato da una giustizia assoluta.
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