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Bailey, il gladiatore mai esistito: ennesimo stop e biglietto per Birmingham prenotato

Bailey, il gladiatore mai esistito: ennesimo stop e biglietto per Birmingham prenotato - immagine 1
Il gladiatore si è trasformato in spettatore, e ogni speranza di rivivere applausi, gol e sfide decisive in giallorosso sembra ormai evaporata
Redazione

Avete presente quel momento nei videogiochi in cui compare la scritta “Game Over”, quando tutto finisce e non c’è più niente da fare? Ecco, quella stessa sensazione sembra calzare perfettamente alla carriera di Leon Bailey alla Roma. Il giamaicano, arrivato tra applausi e promesse, fu definito dal padre-manager "il gladiatore", ma si è presto trasformato in un’ombra in campo, un fantasma che non ha mai davvero combattuto per i colori giallorossi. Appena sbarcato nella Capitale, un infortunio lo ha fermato subito: più di due mesi lontano dal terreno di gioco, con la squadra che sperava e attendeva. Quando finalmente è tornato, contro l’Inter, si è intravisto un lampo, una scintilla di quello che avrebbe potuto essere, ma bastava un passo falso e un altro stop ha spento ogni barlume di speranza. I tifosi non l’hanno mai visto esprimere il suo potenziale, e Gasperini non ha mai potuto contare su di lui nei momenti in cui la squadra aveva bisogno di soluzioni offensive concrete. Ieri, contro la Juventus, l’ennesimo ko ha tracciato una linea netta: la sua esperienza in giallorosso sembra definitivamente finita. Da promessa acclamata a meteora che non ha mai brillato, il percorso di Bailey alla Roma si conclude in anticipo, con un futuro sempre più probabile di ritorno in Inghilterra, all’Aston Villa. Il gladiatore si è trasformato in spettatore, e ogni speranza di rivivere applausi, gol e sfide decisive in giallorosso sembra ormai evaporata, lasciando dietro di sé solo rimpianto e un elenco infinito di infortuni.

Da Renato Sanches a Wijnaldum passando per Bailey: quando il gioco non vale la candela

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A Roma, giocatori come Bailey ne sono passati tanti. Il popolo giallorosso, pur consapevole - anche se solo a livello inconscio - di avere a che fare con calciatori destinati a esperienze brevi, tende comunque a dare loro una possibilità. Raramente, però, queste chance vengono sfruttate. Negli ultimi anni, basti pensare a Renato Sanches: talento puro, ma fragile come cristallo. Arrivato nella Capitale, si sperava potesse liberarsi degli infortuni e tornare quello dei tempi migliori. La realtà è stata crudele: al primo gol segnato con l’Empoli, è arrivato subito un nuovo stop. Gioia, speranza e sogno spazzati via in appena 45 minuti di gioco. Poi c’è stato Wijnaldum: arrivato tra gli applausi e le grandi aspettative, ma fermato immediatamente da un infortunio, proprio come Bailey anni dopo. Non è mai riuscito a dare continuità, sparendo quasi subito dal campo, con qualche sprazzo di luce insufficiente a convincere. E ora ci troviamo davanti a Bailey. Forse meno osannato dei due, ma comunque un giocatore di talento elevato. La sua storia, però, è una fotografia crudele: fragile, infortunato, mai davvero in partita. Ogni volta che sembrava poter prendere la strada giusta, si perdeva nel labirinto dei suoi stop continui. Dopo l’ultimo infortunio contro la Juventus, quella strada non esiste più. Bailey è l’ennesima dimostrazione che puntare su calciatori con talento ma fisicamente fragili, con un bagaglio di esperienza, gol e qualità, ma anche di infortuni continui, spesso non vale la candela. Un gladiatore mai nato, un sogno che si spegne prima ancora di cominciare.

Federico Grimaldi