Forzaroma.info
I migliori video scelti dal nostro canale

news as roma

Cosa c’è dietro il rialzo in Borsa del titolo della Roma

Getty Images

Marco Scioli, fondatore di Starting Finance, sul boom delle azioni: "Gli investitori, visto l'arrivo di Mourinho, hanno capito la potenzialità del progetto e del management. Nuovo tentativo di delisting? Vi spiego perché..."

Marco Prestisimone

In ogni intervista (e sono state parecchie dopo che Forbes l'ha inserito tra i 100 migliori talenti italiani under 30) Marco Scioli cerca sempre di menzionare la sua prima passione, la Roma. La seconda, che poi è diventata il suo lavoro, è l'economia. La sua Starting Finance è diventata la prima community in Italia di educazione economica dedicata ai ragazzi. Un'appassionata marea da quasi 300mila follower sui social e che ha realizzato anche 25 club nelle principali università italiane. A lui abbiamo chiesto di provare a spiegare gli ultimi movimenti del titolo della Roma in Borsa, che nelle ultime settimane dopo l'annuncio di Mourinho (Bloomberg l'ha chiamato Mourinho Effect) è arrivato a toccare un rialzo totale dell'80%. Tanto che in molti, tra i tifosi e negli ambienti finanziari, si sono chiesti se ci fosse la possibilità di un nuovo ingresso in società.

Partiamo dal principio: cosa c’è di solito dietro un rialzo in Borsa? Non è facile spiegarlo, anche perché non sempre c’è una spiegazione reale. Un titolo per un po’ di tempo può risultare sottovalutato, poi ci si accorge della bontà di un progetto a medio-lungo termine o di un management e così viene rivalutato.

Ed è ciò che sta succedendo a quello della Roma? Parlando della Roma ha senso partire dall’arrivo dei Friedkin. La prima cosa che hanno cercato di fare è stata delistarla, in quel momento il prezzo è calato in maniera enorme. Per un po’ di tempo è rimasto costante, come se gli investitori volessero capire davvero cosa ci fosse dietro il progetto dei nuovi proprietari.

Poi è arrivato Mourinho… Ecco, il suo arrivo è ovviamente importante dal punto di vista tecnico e non devo di certo dirlo io. Ma soprattutto per ciò che rappresenta questa scelta all’esterno e agli occhi dell’investitore medio, che magari non mastica calcio dal lunedì alla domenica. Con un colpo del genere, l’imprenditore dà l’impressione di voler spendere e di avere in mente un progetto sostenibile nel tempo e vincente.

È dovuto a questo il boom della Roma? È un mix delle due cose: il delisting aveva portato il prezzo molto giù e la stessa cosa avevano fatto le notizie sullo stadio. In quel momento quindi il titolo era sottovalutato. La mossa di Mourinho ha fatto capire che tutto questo pessimismo a medio-lungo termine sul progetto dei Friedkin non era giustificato.

 LaPresse

Il mercato quindi è stato troppo “cattivo”. Sì, ma questo succede perché in Borsa si valuta il valore prospettico di un’azienda, non il valore attuale e reale.

Ci spieghi meglio. Faccio un esempio: il valore di Tesla non è assolutamente quello attuale, né rispetto ai numeri che fa né rispetto alle vendite. Ciò che conta è il valore prospettico che si dà all’azienda: l’immagine di Tesla dice che siamo potenzialmente davanti al leader dell’automotive nei prossimi 30 anni. L’investitore investe e scommette sul valore futuro, non quello attuale. E nel caso della Roma c’è stata quella fase in cui il titolo era sottovalutato. Adesso, nonostante non ci siano stati botti incredibili come la vittoria di una Champions o 100 milioni di ricavi inaspettati, c’è un progetto a medio-lungo termine. E gli investitori hanno pensato di esser stati troppo "cattivi". Non c’è un motivo lampante neanche addetti ai lavori, ma questa è una spiegazione ragionevole.

Nei giorni scorsi si è letto anche di una nuova Opa e quindi di un nuovo tentativo di delisting. Una delle motivazioni per cui l’imprenditore che entra cerca di fare delisting della società è quello di uscire appunto dalla Borsa, "riprendersi" tutto internamente, rimettere a posto una situazione, investire anche tanto come pensano di fare i Friedkin e poi ritirare fuori eventualmente un pacchetto più pulito. E si fa tagliando costi inutili, mettendo a bilancio nuovi ricavi o investire in un management che ti rappresenti meglio all'esterno. Così da riquotarla a un valore più alto. Questo permetterebbe loro di guadagnare, delistando il titolo ad un valore e rilistandolo a un altro più alto.

E quanto si guadagna con un'operazione del genere? Ciò che conta più di tutto è dare all’esterno l’idea di una società che verrà ristrutturata molto: se la delisti è perché non vuoi scontrarti con gli azionisti a cui devi rendere conto. La vuoi riorganizzare, magari stravolgendola un po’. E mi riferisco soprattutto di management, come già sta facendo la Roma, sia con la parte tecnica a con quella più dirigenziale.

Adesso però il titolo ha visto un clamoroso rialzo nell'ultimo mese, ha senso voler uscire ancora dalla Borsa? Sì perché uscendo hai più campo libero per riorganizzare la società e, come dicevo prima, per magari ripresentarsi tra 2-3 anni con una quotazione e con una nuova società più strutturata e agli occhi degli azionisti più valida rispetto a quella che avrebbero comprato oggi. È per questo che potrebbero ritentare il delisting.

Anche perché l'offerta nel primo tentativo è stata ritenuta bassa. Sì, quella offerta lì era più bassa del valore del titolo in quel momento, perché paradossalmente secondo loro vale meno di quello a cui viene scambiato sul mercato. Se il titolo dovesse aumentare ancora tanto come sta accadendo nelle ultime settimane, delistarlo ad un prezzo "basso" sarebbe ancora più difficile perché chi ha acquistato azioni non le venderebbe volentieri. Se riuscissero a farlo, però, la società ne beneficerebbe. Nonostante i rialzi potrebbero far sembrare il contrario.