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Anatomia di un fallimento

LaPresse

La tifoseria romanista ha dimostrato di amare oltre i dolori, oltre le mancanze di rispetto. Quello che non si merita è continuare a essere presa in giro, quello in fondo non lo merita nessuno

Francesco Balzani

La tifoseria romanista non si meritava tante piccole disgrazie sportive nella vita. E quindi non si meritava nemmeno il gol di Cataldi, meteora laziale che da oggi per la Nord diventerà una sorta di stella polare. Ma la tifoseria romanista ha dimostrato di amare oltre i dolori, oltre le mancanze di rispetto. Quello che non si merita è continuare a essere presa in giro, quello in fondo non lo merita nessuno. E dire che questa “è la Roma più forte” (parola di Pallotta) probabilmente lo è. Perché questa Roma è sbagliata in tutto, è uno scheletro con tante ossa fuori posto e alcune che hanno subito fratture insanabili.

L’inizio della colonna vertebrale ad esempio ha subito troppi traumi. Via Alisson è arrivato Olsen, un portiere normale che in carriera ha giocato solo in Svezia, Grecia e Danimarca. E un motivo ci sarà. Un portiere che ad esempio troverebbe difficoltà a giocare in Cagliari o Sampdoria dove ci sono Cragno e Audero, italiani e bravissimi. Ma qualche passo avanti la radiografia mostra problemi ben più seri. Il fu Comandante Fazio ha un rendimento imbarazzante che peggiora di partita in partita. Non che sia mai stato un fulmine di guerra, ma gli errori madornali di questa stagione sono costati più del suo lauto stipendio. Pure lui faticherebbe a trovare spazio in squadre come Parma (dove Bruno Alves giganteggia) o Torino dove la coppia centrale è formata da Izzo-Nkoulou. A gennaio c’era la possibilità di riparare ma la Roma non si è mossa. Colpa dei pochi soldi, ma colpa soprattutto di Monchi e Di Francesco che non sono riusciti a trovare un’idea alternativa. Pure in altre annate (vedi il 2010 quando arrivò Toni in prestito gratuito) ci si ingegnava con pochi spicci nel portafoglio. Al fianco di Fazio ieri si è rivisto Juan Jesus, impresentabile. Ma l’alternativa si chiama Ivan Marcano. Come chiedere se morire di fame o di sete. E pure qui Monchi ha colpe imperdonabili visto che in due anni non è riuscito a portare un difensore centrale da sufficienza in una squadra come la Roma. Ai lati un terzino che terzino non è mai stato come Florenzi e dall’altra parte Kolarov che a 33 anni è costretto a giocarle tutte per mancanza di alternative. Tra i fischi della curva, il nervosismo e la voglia di andar via. Sì, perché Luca Pellegrini è stato ceduto e perché Santon è quello che è sempre stato. Ovvero? Lasciamo perdere.

Scendiamo alla gabbia toracica e al bacino che ha subito lo choc più inaspettato dal mercato: via Nainggolan e Strootman, dentro Nzonzi e Pastore (quasi 60 milioni in due). E’ come se in una rissa rinunci a Tyson e McGregor per portarti Biagio Izzo e Carlo Conti. L’attacco è rimasto lo stesso, almeno quello. Ma in questo caso sono i nervi ad essere saltati: Dzeko è con un piede e mezzo fuori Trigoria, Under è out da 45 giorni, Perotti è out da inizio stagione, Schick è out da una vita. Si salvano El Shaarawy e ovviamente Zaniolo, ma non bastano neppure loro in notti così. E di sicuro non basta Di Francesco. Il “suo calcio” quest’anno lo avrà visto solo nei suoi sogni, e noi siamo stanchi di ascoltare parole, parole, parole.