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Amendola e Favino: “Totti non deve fare la fine di Del Piero”, Germano: “La Roma ai romani”

I tre attori romani sono dei noti tifosi romanisti. Durante la promozione del loro ultimo film, Suburra, hanno voluto soffermarsi anche sull'attuale momento della squadra di Garcia

Redazione

Elio Germano, Pierfrancesco Favino e Claudio Amendola. Tre nomi che a molti non passeranno certamente inosservati. Il prossimo 14 ottobre nelle sale uscirà il loro ultimo film, Suburra. In occasione della promozione della nuova pellicola, i tre attori - noti tifosi romanisti - hanno rilasciato un'intervista ai microfoni del "CorrieredelloSport.it" parlando della loro grande passione, la Roma.

«Non so se questo sarà l'anno buono per la Roma. La cosa positiva è che quest'anno il campionato è più livellato, non vedo più la Juventus come l'unica vera protagonista», ha detto Amendola. "Ho paura di ciò che accadrebbe se ciò non avvenisse", ha commentato Favino sull'obiettivo tricolore della Roma.

Il discorso poi verte su Totti e sul suo futuro: «Spero che questo possa davvero essere il suo ultimo anno ma non come tifoso. Io sono suo amico e purtroppo già sento giudizi impietosi nei suoi confronti di persone con memorie cortissime. Se c'è una cosa che non voglio è vedere sporcata la memoria di questi 25 anni straordinari. Quello che è successo a Del Piero non dovrà accadere a Francesco», ha dichiarato Amendola. «Totti è molto intelligente e quindi sarà lui a capire quando sarà meglio smettere. La sua grandezza starà anche nel decidere quando e come lasciare il palcoscenico. Fosse per me, io lo farei giocare fino a 120 anni», ha incalzato Favino.

Sull'argomento Roma è poi intervenuto anche Elio Germano: «Mi piacerebbe vedere una squadra piena di romani e romanisti veri o adottati da noi tifosi, è questo l'aspetto che un po' ci manca. Abbiamo Totti, De Rossi e Florenzi che ci mettono l'anima e la tigna. Poi, però, basta. Se vorrei più romani anche nella dirigenza? Diciamo che vorrei vedere giallorosso in tutti gli aspetti, anche nella maglia ad esempio. Quel bianconero messo in mostra in Bielorussia proprio non mi ha convinto. Io vorrei vedere gente di Roma che in campo difende la maglia della propria città e non concentrata solo sulla propria carriera o sul proprio stipendio: è questa la ricetta per tornare a vincere».

Amendola entra poi nel discorso legato alla nuova società: «Rivorrei tutte le squadre in campo alle tre del pomeriggio e soprattutto ridatemi il vecchio stemma, quello con ASR stilizzata che rappresentava l'appartenenza e la tradizione! Basta con questa lupa cinese inguardabile e la data di nascita della società che è l'unico appiglio che hanno i laziali per attaccarci visto che sono nati prima».