Non si perde una partita dalla Roma tanto da aprire anche un blog dove commenta settimanalmente tutto ciò che riguarda la squadra giallorossa. Amantino Mancini sarà davanti al televisore anche per Roma-Brighton, una di quelle sfide a eliminazione diretta che il brasiliano conosce bene. Duecentoventidue presenze e 59 gol con la maglia della Roma per il brasiliano scovato da Daniele Pradé. Annate meravigliose di una Roma che lottava ad alti livelli in Champions e in campionato. Dalla perla di Lione alla vittoria di Madrid passando per l'inevitabile tacco nel derby, Mancini è stato spesso determinante nelle vittorie storiche sia con Capello sia con Spalletti. Tutte sfide giocate al fianco di Daniele De Rossi che ha conquistato per la seconda volta il cuore dei tifosi. In un'intervista esclusiva rilasciata a Forzaroma.info, Amantino ci ha parlato proprio del suo ex compagno ma anche di molti altri aspetti della Roma attuale e di quella del passato. Ecco le sue parole


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Amantino Mancini a FR: “De Rossi scelta perfetta. La Roma ora è da Champions”
Come va la sua carriera da allenatore? Quale squadra sogna di allenare?
“La mia carriera da allenatore al momento è in stand by. Adesso ho un progetto come direttore sportivo della squadra Aymores. È un progetto molto bello e molto importante che io voglio portare avanti, quindi, per adesso la carriera come allenatore la lascio ferma”.
Ha avuto tanti grandi allenatori, Spalletti, Capello, Mourinho. A chi si ispira di più?
“Sono stato fortunato ad avere questi allenatori, tre grandi campioni, ognuno ha le sue qualità, la sua personalità ed il suo carattere. Capello è un generale, molto serio e molto chiuso. A me ha dato subito fiducia nel calcio italiano: il primo anno con la Roma sono partito subito titolare e da lì non mi ha più tolto, quindi, lo ringrazierò sempre per la fiducia. Mourinho, invece, è uno che sulla comunicazione è molto bravo, è un campione, ha vinto tutto quello che poteva vincere. Entra proprio dentro di te e lavora molto sul piano psicologico. È un grande allenatore. Quello con cui mi sono trovato di più è Luciano Spalletti. Lui capisce tantissimo di calcio, come gli altri ovviamente, ma lui sul campo con me era diverso. Mi prendeva per il braccio, mi spiegava i movimenti. Io con lui mi sono trovato veramente benissimo e mi ha fatto crescere tanto come calciatore. Sono stato fortunato ad avere questi tre allenatori”.
Proprio un suo ex compagno di squadra allena la Roma, De Rossi. Cosa ne pensa del suo approccio in una panchina così importante?
“La scelta di prendere Daniele De Rossi in quel periodo di turbolenze è stata perfetta. Uno che è romanista, romano, conosce benissimo la piazza, il club ed i tifosi. Poi la Roma è migliorata tantissimo a livello di gioco, di fiducia ed entusiasmo. Per esempio, Pellegrini che con Mourinho era un po’ giù, adesso sta facendo la differenza, perché De Rossi ha capito bene il suo momento. Penso che lui nel quotidiano sia riuscito a prendere qualcosa in più da Pellegrini. Poi in generale la squadra qualitativamente è un’altra squadra”.
Si aspettava che De Rossi volesse allenare dopo l’addio al calcio?
“De Rossi viveva il calcio in maniera molto intensa. Per me non è stata una sorpresa che lui dopo aver finito la carriera da calciatore abbia voluto allenare. Conosco la sua passione e la sua grinta e sapevo volesse continuare nel mondo del calcio”.
Il cambio in panchina con Mourinho è stato parecchio movimentato nell’ambiente. Che impressione ha avuto? È stata una decisione che condivide?
“In quel periodo Josè Mourinho non stava riuscendo a far rendere i suoi giocatori, i risultati parlavano da soli, la Roma non riusciva a vincere, non giocava bene, soffriva tanto. Penso che un cambio di allenatore cambi tanto in un ambiente. Un giocatore abituato ad essere intoccabile con un allenatore non è più sicuro del posto da titolare, e chi non giocava, invece, può avere nuovi stimoli per guadagnarsi il posto. L’arrivo di De Rossi è stato un movimento positivo per la squadra, è stato un cambio importante”.
Dove crede possa arrivare questa squadra tra campionato e coppa?
“Per quanto riguarda il campionato, la Roma sta facendo molti risultati positivi, e se continua così, con queste percentuali, potrà arrivare tra le prime quattro classificate e qualificarsi in Champions. In Coppa è diverso perché sono sempre due partite con andata e ritorno in cui può succedere di tutto, è chiaro che è un livello differente rispetto al campionato italiano. Non so dove può arrivare, ma spero il più lontano possibile”.
Nella Roma ha giocato per lo più da ala, c’è un giocatore in questa Roma che le somiglia per modo di giocare?
“A me non piace fare paragoni perché sono epoche diverse, però se devo guardare quelle che erano le mie caratteristiche non vedo nessuno simile a me, ti dico la verità. Oggi il calcio è un po’ diverso, l’uno contro uno non c’è più come un tempo. Io quando giocavo lo cercavo sempre per creare la superiorità numerica, oggi vedo molto più possesso palla. Nella Roma di oggi come qualità di gioco non penso ci sia nessuno come me”.
La Roma ha passato il turno con il Feyenoord con una gara al cardiopalma, lei di notti così ne hai vissute tante? Cosa può provare un ragazzo come Svilar che aveva preso da poco il posto da titolare?
“La partita col Feyenoord è stata una bella partita, la Roma ha reagito subito al gol preso, poi sono arrivati ai supplementari e ai rigori. È stato un vero e proprio test cardiaco. Ma la Roma non poteva non passare il turno quella notte perché l’atmosfera era troppo bella, era troppo favorevole ai giallorossi grazie all’ambiente e ai tifosi. Ha espresso un bel gioco quindi complimenti alla Roma. Per un ragazzo come Svilar è importante una partita così, ti dà fiducia e ti può dare continuità per il resto dell’anno gli faccio veramente i complimenti”.
Nella sua Roma c’erano tanti campioni, chi in questa squadra ha la stoffa del campione o chi può averla in futuro?
“Si è vero ho giocato con giocatori importanti, c’era proprio De Rossi, Totti e tanti altri. In questa Roma di oggi non vedo grandi campioni. Però la forza della Roma deve essere collettiva perché De Rossi è arrivato ed è riuscito a sistemare la squadra che adesso gioca molto più vicina e compatta. Quindi secondo me la forza dei giallorossi deve essere mentale e soprattutto collettiva”.
Lorenzo Scattareggia
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