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Alisson: “Ho lavorato molto per diventare titolare nella Roma. Un onore essere capitano del Brasile”

Il portiere brasiliano in conferenza stampa alla vigilia della partita con la Russia: "Ci è voluto più di quanto mi aspettassi, ma ho imparato tanto. Nella Seleçao faccio partire l'azione dal basso come nel mio club"

Redazione

Dopo la Roma, la nazionale. Alisson vuole prendersi tutto e trascinare il Brasile ai prossimi Mondiali in Russia. Prima di farlo, però, ci sono le ultime amichevoli: venerdì la Seleçao sfiderà proprio la nazionale che ospiterà la competizione nella prossima estate. Il portiere della Roma sarà capitano, a conferma del modus operandi di Tite, che ha fatto ruotare 15 capitani in 18 partite. Queste le sue dichiarazioni in conferenza stampa.

Sul ruolo di capitano.

È un onore ricevere questa fiducia dallo staff tecnico e da Tite. Parlare come capitano della nazionale brasiliana dimostra l'importanza di questo ruolo per un atleta. Abbiamo diversi leader, viviamo in un ottimo ambiente e ognuno di noi porta avanti la leadership nel quotidiano. Quel che Tite fa è molto bello e dà ancora più sicurezza e il momento in cui dovrà decidere per un capitano tutti saranno pronti, la fascia è solo un simbolo.

Il suo momento alla Roma, dopo esser stato secondo portiere.

Il mio momento è molto buono a Roma, ho lavorato molto duramente da quando sono arrivato, sono arrivato convinto di prendermi il posto. Ci è voluto un po' più di quanto mi aspettassi, ma ho imparato molto, sono entrato nel momento giusto. È un modo per ringraziare Dio, che mi ha dato tutto e che mi ha aiutato durante un periodo difficile.

L'avversario: la Russia.

È una squadra con una formazione leggermente diversa da quelle contro cui giochiamo nel calcio sudamericano, sarà una grande prova per la Coppa del Mondo, lavoreremo sodo perché si sta avvicinando sempre di più.

Il nuovo pallone del Mondiale. 

La palla è rotonda. Mi è piaciuta, non c'è molta differenza, varia notevolmente la traiettoria, ma non ho usato la palla degli ultimi Mondiali. Non posso parlarne, ma mi è piaciuto. Dobbiamo lavorare con questa difficoltà.

Sul freddo e il terreno di gioco.

La maggior parte dei calciatori gioca in Europa, dove c'è un inverno freddo. C'è stata la neve anche a Roma, cosa molto rara. Dobbiamo lavorare con queste difficoltà, è una buona cosa per migliorare.

Le qualità di un capitano.

Non cambierà nulla delle mie caratteristiche. Parlo molto sul campo, aiuto i difensori, oriento la difesa. A volte l'allenatore chiama proprio il portiere per dare qualche consiglio. I miei compagni sanno che gesticolo e parlo, è un modo per concentrarmi sulla partita: il Brasile ha sempre avuto grandi capitani e quelli che sono ricordati sono quelli che alzano le coppe, e quello che ho visto di più è stato Cafu: è stato un grande capitano per la Seleção e molti lo ricordano.

Sul Mondiale che si avvicina.

Si sta avvicinando, sicuramente vivendo l'ambiente in cui si giocherà la Coppa possiamo sentirne il gusto, ma la nostra preparazione per la Coppa del Mondo è iniziata da molto tempo, dall'inizio delle qualificazioni. Siamo in Russia, abbiamo l'opportunità di crescere come squadra, contro un avversario difficile.

Sei stato titolare con Dunga e con Tite.

Per me non cambia molto, per il portiere è determinante il lavoro dell'allenatore dei portieri, che non è cambiato. Per quanto riguarda l'inizio dell'azione sono molto più inserito, e questo anche per merito di come gioco nel mio club. Cerco di diminuire la quantità di lanci lunghi e di giocare sempre dal basso. Mi adatto alle caratteristiche che la nazionale ha. Abbiamo una squadra di dimensioni fisiche non molto forti, sono giocatori di velocità e agilità, serve avere un portiere che gioca bene con i piedi.

Sul portiere russo Yashin e la tua maglia nera. 

Ho sentito parlare di lui, ha fatto la storia della Russia. Mi piace il nero, ma non cambierà il mio modo di giocare rispetto al verde o il grigio. È un colore che mi rende un po' più magro (ride, ndr).

L'amichevole sarà nello stadio che ospiterà la finale.

È un'aria diversa entrare nello stadio che sarà il palcoscenico della finale, ma c'è ancora molta strada davanti a noi, compresa questa amichevole. Siamo concentrati sull'obiettivo più vicino, cioè questa amichevole, per fare un'ottima presentazione. Quello che Tite chiede di più è giocare bene, solo così possiamo avvicinarci alla vittoria. Preferisco concentrarmi sulla partita contro la Russia, che sarà un grande avversario.