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Alisson e Molina: destini paralleli. Tra ‘remuntade’ e imbattibilità, la storia si fa in porta

Il portiere brasiliano è riuscito a tenere la rete inviolata in casa nel suo cammino verso le semifinali di Champions. Prima di lui, l’unico a riuscirci, nel concept moderno della competizione, è stato l’ex portiere del Deportivo

Valerio Salviani

José Francisco Molina è un nome che a molti non dirà nulla. Ex portiere di buon livello, con un carriera passata a lottare in Liga, adesso allenatore di dubbio successo. Per una stagione però, Molina è stato un supereore, trascinando il Deportivo La Coruña fino alle semifinali di Champions League. Insuperabile in casa, è arrivato ad un passo dalla finale giocando sempre e subendo 0 gol in casa. Cinque partite, cinque clean sheet, che hanno aiutato la Cenerentola Deportivo a sognare un posto sulla vetta più alta d’Europa. Da quando esistono gli scontri diretti con gli ottavi di finale, solo un altro è stato capace di un’impresa del genere: Alisson Becker.

IMBATTIBILITa' – Dopo aver conquistato le semifinali i giallorossi sono pronti a sfidare chiunque senza paura. Merito, tra gli altri, sicuramente di Alisson, uno dei segreti del successo della squadra di Di Francesco. Il 12 settembre scorso il portiere brasiliano ha chiuso la porta dell’Olimpico contro l’Atletico Madrid e non ha più fatto passare nessuno. L’ultimo gol subito in casa dalla Roma in Champions risale al 17 febbraio 2016 (ottavi di finale contro il Real Madrid). Dal Chelsea, al Barcellona, passando da Qarabag, Shakhtar e Atletico Madrid, nessuno è riuscito a superare il muro alzato dal numero 1 dei giallorossi in casa. Morata, Hazard, Carrasco, Griezmann, Ferreyra, Messi, Suarez, tutti respinti con perdite. Un percorso netto che nella storia della competizione è riuscito al Deportivo, appunto, nella stagione ‘03-’04, all’Arsenal ‘08-’09 (che agli ottavi ha eliminato la Roma ai rigori) e al Real Madrid versioni ‘10-’11 e ‘15-16’ (quest’ultima conclusa con la vittoria della coppa). A differenza di Alisson e Molina, i portieri in queste altre squadre sono cambiati durante la competizione.

DESTINI PARALLELI – Ad essere onesti, l’ultima partita di Alisson in Champions è stata piuttosto tranquilla. A parte un piccolo brivido dopo una bella uscita fuori area su Piqué, il brasiliano è stato spettatore non pagante del Roma-show contro il Barcellona. Merito di una difesa perfetta, rassicurata dalla sua presenza alle spalle, un punto di riferimento importante in una delle rimonte più belle che la storia del calcio ha mai vissuto, contro una delle squadre più forti al mondo. Nel 2004 il Barcellona di oggi si chiamava Milan. Una squadra incredibile, nel pieno del ciclo che ha portato a Milanello 2 Champions League su 3 finali giocate. Quell’anno per i rossoneri il sorteggio era stato positivo: ai quarti dall’urna era uscito il Deportivo, che agli ottavi aveva eliminato a sorpresa la Juve, un biglietto da visita che non bastava a preoccupare la squadra di Ancelotti. L’andata è una passeggiata, a San Siro finisce 4-1 e le semifinali sono ad un passo. Al ritorno però ad attendere i rossoneri ci sarà uno stadio infuocato e un Molina insuperabile.Servivano 3 gol, ne sono arrivati 4. Milan annichilito e fuori dalla Champions, anche grazie alla prova incredibile di quel portiere spagnolo che si è battuto come un leone. Uno che di battaglie se ne intendeva Molina, dopo aver combattuto e vinto un cancro ai testicoli pochi anni prima. Il sogno poi si è spento in semifinale, troncato da Mourinho e il Porto dei miracoli. L’impresa del piccolo Depor però è rimasta negli occhi dei tifosi. La Roma adesso, ha l’occasione di fare anche meglio. Con un Alisson così, sognare non è vietato.