La mancata qualificazione dell'Italia al prossimo Mondiale ha senza dubbio fatto scalpore in tutto il mondo calcistico. "Fossi un tifoso italiano sarei comunque fiducioso, a patto però di cambiare parecchie cose, un po' come è successo al Brasile dopo la terribile 'mazzata' del Mondiale 2014". Aldair cerca di vedere il bicchiere mezzo pieno e invita a "non essere negativi. Quando le cose vanno male si vorrebbe cambiare subito e tutto, ma l'importante è fare le cose con tranquillità, pazienza e soprattutto lungimiranza". L'ex difensore giallorosso ha parlato all'Ansa insistendo sull'esempio del Brasile: "Noi abbiamo perso 7-1 con la Germania nel Mondiale organizzato in casa, è stata una mazzata terribile, ma dopo quel flop abbiamo voltato pagina: cambiato i vertici, cambiato il ct e adesso le cose vanno bene. Sono stati tre anni duri, abbiamo avuto coraggio e questo ha pagato".
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Aldair: “Gli stranieri non sono il male del calcio italiano. I club hanno troppa fretta”
L'ex difensore della Roma sul flop Italia: "Bisogna cambiare tanto come ha fatto il Brasile dopo il 7-1 con la Germania. Bisogna lavorare di più sui giovani"
'Pluto' Aldair continua: "Non sono gli stranieri il male del calcio italiano. Il problema vero sono i giovani: bisognerebbe lavorare di più con loro per cercare di metterli il prima possibile in prima squadra. Il problema è che in Brasile o in Germania i giovani ci arrivano che hanno 17-18 anni, in Italia quando capita, ne hanno più di 20. Io vado in giro e vedo tanti ragazzi interessanti, ma i club hanno fretta. Adesso c'è meno talento, ci sono meno campioni, ma non si può riassumere tutto con la presenza degli stranieri, come accade in tutti i più grandi campionati. Semmai forse le squadre italiane hanno tanti stranieri perché costano meno. Un giovane che viene da fuori oggi costa meno di un giocatore indigeno. Il resto sono chiacchiere, la verità è che quando giochi con giocatori forti impari e oggi in Italia non è cosi, perché i più forti giocano in altri Paesi. Poi c'è una questione di regolamenti, perché un conto è giocare in Primavera col passaporto italiano, un altro è giocare in prima squadra e oggi i ragazzi giocano meno perché i club hanno fretta, poca pazienza e vogliono vincere subito".
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