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Abraham ora è una zavorra per il futuro: l’attacco del prossimo anno è un rebus

Abraham ora è una zavorra per il futuro: l’attacco del prossimo anno è un rebus - immagine 1
L'ennesimo errore sotto porta riporta tanti dubbi per il futuro dell'attacco romanista che rischia di perdere Lukaku
Redazione

“Chiunque può sbagliare; ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell'errore", scriveva Cicerone. Una frase che riporta ai troppi errori di Tammy Abraham che con i suoi sbagli clamorosi ha tradito la sua stessa Roma che lo ha a lungo aspettato, ma che questa volta non lo perdonerà. Il Tammy che segnò 27 gol al primo anno in giallorosso, quello che vinse la Conference è rimasto a Tirana e non si è più rivisto all’interno del Raccordo. L’attaccante che negli ultimi due anni ha indossato la 9 ha svelato il suo vero volto, ha accantonato l’entusiasmo legato alla novità che rappresentava e fin dalla scorsa stagione sono emersi i suoi evidenti problemi sotto porta (non un dettaglio trascurabile per un centravanti). Nel 2022/23 Abraham è stato il giallorosso con la statistica più alta di expected goals, un 10.8 superiore a quello del Lukaku interista (9.81) e di Vlahovic (10.76), e in linea con giocatori come Sanabria e Nzola, tutti attaccanti che lo hanno preceduto nella classifica finale dei marcatori.

Si è a lungo disquisito su quei giocatori che contribuiscono a costruire l’azione offensiva pur non entrando nel tabellino dei marcatori, quegli attaccanti che possono essere definiti dei numeri nove e mezzo (Zirkzee del Bologna ne è un esempio), ma alla fine anche loro finiscono per adempiere allo scopo per il quale sono stati acquistati: segnare e sbloccare il risultato. Quando nell’estate 2021 Tiago Pinto si trovò a dover rimpiazzare Edin Dzeko, andò alla ricerca di qualcuno con caratteristiche simili, magari un giocatore concreto e di buone prospettive capace di segnare e allo stesso tempo di contribuire alla costruzione del gioco. A tal scopo arrivò Tammy Abraham e nelle casse del Chelsea vennero versati 40 milioni, gli stessi che ora rendono il riscatto di Lukaku una spesa fuori budget.

Abraham una zavorra, adesso è difficile anche liberarsene

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In Serie A, Abraham è stato il terzo giocatore per grandi occasioni fallite nello scorso campionato, tuttavia davanti a lui in questa classifica si sono piazzati due attaccanti che nel 2022/23 erano diventati incriticabili come Osimhen e Lautaro Martinez. L’acquisto di Tiago Pinto, nel giro di tre anni, ha trasformato i sentimenti del popolo giallorosso nei suoi confronti. Il primo anno il suo nome venne affiancato a quelli di Batistuta e Montella (segnando contro il Vitesse raggiunse quota 21 gol nell’annata d’esordio, come le due icone del tifo giallorosso), adesso è tra i principali imputati del processo post Bayer Leverkusen. Rientrato dall’infortunio che lo ha tenuto lontano dal terreno di gioco per quasi un anno, De Rossi gli ha conferito una maglia da titolare contro il Bologna, mandandolo alla ricerca di un riscatto dopo l’errore contro il Milan. La Roma quella partita l’ha persa 1-3 e la bocciatura dell’inglese era diventata evidente, al punto che, in assenza di Lukaku, contro il Napoli il titolare è stato Azmoun (e il gol del 9 dalla panchina si è rivelata un’illusione visto poi quanto accaduto contro il Leverkusen). Con queste premesse il futuro dell’attacco giallorosso diventa un rebus complicato da risolvere. Con Lukaku destinato a tornare al Chelsea, alla Roma rimarrà un enorme vuoto davanti la porta avversaria che, nella giornata di ieri, Tammy ha dimostrato di non essere in grado di colmare. Pagato 40 milioni il centravanti diventa anche una zavorra di difficile ricollocamento: quale squadra sarà disposta ad investire in un giocatore che può “vantare” queste statistiche? La Roma rischia la minusvalenza (per evitarlo dovrebbe cederlo ad almeno 22-25 milioni considerato l'ammortamento), e forse, con un Belotti che segnando in semifinale di Conference ha alimentato i rimpianti, rischia anche di ritrovarsi senza centravanti. Non serve a niente vedere Abraham che al calcio d’inizio dirige l’inno di Venditti cantato dai tifosi, quando poi dimostra di non poter far parte dell’orchestra che scende in campo.

Ascanio Antolini Ossi

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