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A.A.A. Roma Vendesi: il conflitto di interessi degli arabi, soci (4,99%) di Unicredit

(dagospia.com) Sulla vendita della AS Roma si è aperta la bagarre finale che ieri sera ha avuto un momento di fibrillazione quando ai piani alti di Unicredit hanno visto arrivare sul filo di lana la manifestazione di interesse dei soci arabi che...

Redazione

(dagospia.com)Sulla vendita della AS Roma si è aperta la bagarre finale che ieri sera ha avuto un momento di fibrillazione quando ai piani alti di Unicredit hanno visto arrivare sul filo di lana la manifestazione di interesse dei soci arabi che fanno capo al Fondo Aabar.

Il Fondo ha tra le mani il 4,99% di Unicredit e dispone di 13 miliardi di euro da investire in giro per il mondo. Comprare la Roma di Totti e De Rossi per gli arabotti equivale a comprare le noccioline su un banchetto a Fontana di Trevi, ma si apre un delicato problema dentro la banca di Piazza Cordusio che invece di trovare un acquirente esterno dovrebbe girare il 67% di Italpetroli a un proprio azionista.

Questa operazione non è molto gradita ai piani alti di Unicredit perché si sa che gli arabotti per far fronte ai 120-130 milioni necessari correrebbero subito da Ghizzoni e Fiorentino per chiedere una linea di finanziamento (premessa a successive richieste per ricapitalizzare la società che ha debiti per 71,4 milioni e ha chiuso il 2010 con una perdita di circa 22 milioni).

È noto che i top manager di Unicredit si sono appassionati all'idea che l'acquirente invece della mezzaluna metta sulle magliette della squadra la bandiera americana a stelle e strisce. Non a caso Paolo Fiorentino e Piergiorgio Peluso hanno affrontato nella settimana scorsa il freddo di New York e sono tornati a casa con un'intesa di massima che li renderebbe più tranquilli.

Anche in questo caso però ci sono dei problemi perché al di là di ciò che è stato scritto sull'entusiasmo degli americani della loro identità si sa troppo poco. Per adesso è venuto allo scoperto un signore di nome Tom Di Benedetto dietro il quale - come ha scritto il sito "Lettera 43" - si muovono personaggi di strana identità che hanno avuto già la tentazione di mettere le mani su altre squadre italiane. Oggi salta fuori un altro americano sconosciuto di nome Julian Movsesian, presidente di un fondo assicurativo che si dichiara onorato di mettere le mani sulla Roma.

Sarà curioso vedere come andrà a finire questa vicenda nella quale bisognerebbe aggiungere anche la misteriosa offerta pervenuta ieri sera all'ultimo momento da ignoti francesi. I tassisti romani, già preoccupati per le difficoltà di ottenere un rincaro delle corse, questa mattina non hanno comprato le azioni della Roma che sono schizzate oltre il 6% per poi ripiegare su livelli modesti.

Per loro gli arabi, soci di Unicredit e in potenziale conflitto di interessi con la banca di cui sono azionisti, andrebbero pure bene, mentre sugli americani storcono la bocca.

La soluzione migliore sarebbe comunque quella di accettare l'offerta formulata da un ex-portantino dell'ospedale San Camillo di nome Angelucci. Costui, noto alle cronache politiche e giudiziarie, è un "romano de Roma" che con le sue acrobazie politiche è riuscito a navigare tra Fini, D'Alema e Berlusconi.

Se metterà sul piatto 90 milioni per l'acquisto della squadra e 100 milioni per la sua indispensabile ricapitalizzazione, i longobardi di piazza Cordusio dovranno dimenticare la mezzaluna e la bandiera a stelle e strisce.