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A vita De Rossi alla Roma. Luis Enrique prepara i 25' di Catania

(di Daniele Scasseddu) – 10 milioni lordi , 5,5 netti per 5 anni, nessuna clausola rescissoria: “Il mio unico rimpianto è di avere una sola carriera da poter donare alla Roma” .

Redazione

(di Daniele Scasseddu) –10 milioni lordi , 5,5 netti per 5 anni, nessuna clausola rescissoria: “Il mio unico rimpianto è di avere una sola carriera da poter donare alla Roma” .

Detto, fatto, De Rossi, Daniele De Rossi si lega indissolubilmente ai colori giallorossi. All’indomani della netta e schiacciante vittoria degli uomini di Luis Enrique contro i dirimpettai meneghini arriva la notizia, la più lieta per il tifoso giallorosso, quella che sancisce l’amore di De Rossi per questi colori, nonostante le altre e più importanti offerte provenute da ogni parte d’Europa.

 

CAPITAN PRESENTE E FUTURO - Compenso lordo 10 milioni all'anno, 5,5 più una serie di bonus che riguardano presenze ed obiettivi raggiunti nelle varie competizioni. Non ci sono clausole. La Roma ha anche un accordo col calciatore per sfruttare il 50% dei diritti d'immagine del calciatore. Firmato Franco Baldini. Nella conferenza stampa di “annunciazione” De Rossi è un fiume in piena: “Ciò che mi ha spinto a restare sempre qui e a fare il mio lavoro con cosi tanta passione. La città, la squadra, questa gente. Mi sono reso conto che quello di cui ho bisogno sta qua. Non è cambiato molto dal primo contratto ad oggi, il percorso è stato lungo e qualche indecisione l'ho avuta. Qui sto bene e ho bisogno della Roma per giocare a pallone in una certa maniera. Ho pensato a tante altre soluzioni, ho sentito mille persone, ma ho sempre saputo che avrei scelto in questa direzione. Ho pensato ad altre soluzioni, mi sono immaginato in altri palcoscenici e ciò mi affascinava un po' più del solito.Il fatto d'essere in scadenza mi faceva pensare. Ho parlato con altre squadre, volevo vedere se ero forte anche a certi livelli. Ci proverò da qua. l mio amore per questa squadra va a prescindere da allenatori, dirigenze, presidenti e società. Luis Enrique è stato fondamentale, ha riacceso quella fiammella. Ogni giocatore ha bisogno di questa spinta, dopo 6 mesi posso dire che è il tecnico migliore con cui sia mai stato anche a livello di gestione. Ogni suo atteggiamento mi trova sulla stessa lunghezza d'onda”.

E ancora: “Io non ho tanto tempo per attendere questo scudetto, è un pensiero che ho avuto in testa. Io voglio che sia l'unico anno in cui noi partiamo in seconda linea. L'abbiamo detto troppe volte, creando alibi. Quest'anno non era pensabile di poter vincere e competere con le più forti. Dal prossimo anno il direttore deve fare un grosso lavoro, è già stato fatto il primo passo. C'è ancora da maturare. Ho una grossa voglia di mettere qualcosa in bacheca. La dirigenza ha provato in tutti i modi a convincermi. Mi hanno elencato progetti e propositi, quali erano i traguardi da raggiungere”. Nessuna clausola, nessun colpo di scena, solo amore per la maglia e convinzione per un futuro roseo: questi sono stati i fattori che hanno spinto Capitan Futuro a legare la sua intera carriera ai colori giallorossi.

 

LA ROMA VINCE E CONVINCE -E’ questa la Roma di Luis Enrique. Non solo per il risultato, rotondo e meritatissimo, il 4 a 0 che umilia l’Inter dell’ex Ranieri, prima grande battuta in questa stagione. Per l’idea di calcio che l’asturiano sta coltivando a Trigoria e promuovendo nel nostro campionato. Pressing alto, possesso palla e ritmo elevato. Corsa e tecnica. Difensori che si travestono da attaccanti e punte che si sacrificano in marcatura. Così i giallorossi riscaldano il clima di un pomeriggio insolitamente glaciale per l’Olimpico, sciolgono il gelo che li condizionava dopo tre risultati negativi e raccolgono il massimo nella terza di ritorno. Dai quattro gol subiti mercoledì a Cagliari al poker calato contro l’Inter: due partite vicine che sembrano lontane una vita. Stavolta c’è solo la Roma, però. Perché Ranieri, accolto dai fischi del vecchio pubblico, è come se non si presentasse. L’allenatore di San Saba, fedele al 4-4-2, rende la sua squadra più innocua che mai. Quattro mediani a centrocampo, da destra Zanetti, Palombo, Cambiasso e Obi, davanti i due centravanti Pazzini e Milito. Zero aggressività e abituale compitino scolastico, senza prendere nessuna contromisura.

E pensare che ultimamente tre allenatori avevano fatto stonare tatticamente il coro di Luis Enrique, anche con sistemi di gioco diversi. Con la difesa a tre nei primi due casi, con il grande lavoro sotto palla e sulle fasce, in assoluto con il pressing sui centrocampisti giallorossi. Ranieri non ne ha tenuto conto. Anzi ci ha pensato a gara compromessa: dopo l’intervallo, fuori anche Pazzini, nonostante i nerazzurri fossero già sotto di due reti, e dentro un altro centrocampista, Poli, per il 4-1-4-1 con Palombo davanti alla difesa. La Roma questa volta non ha lasciato nemmeno una palla gol agli interisti ed ha trovato davanti guizzi letali con quella furia di Borini, uno che ha scariche di adrenalina oltre la norma e vede la porta come pochi. Se dunque dopo Cagliari la Roma era tornata indietro di mesi, sino ad alimentare le solite litanie su Luis Enrique e il suo calcio troppo spregiudicato, dopo questa lezione a Ranieri si potrebbe pensare che la squadra non abbia limiti. Non è così invece e giustamente la gente si chieda quale sia quella vera Roma. In realtà la Roma non è ancora affidabile, le manca continuità, molti dei suoi giovani, talentuosi, sono inevitabilmente lunatici. Inoltre gli equilibri difensivi sono ancora precari, anche se si è visto come cambino quando c'è De Rossi, l’unico, insieme a Totti insostituibile.

 

NEL SEGNO DI BORINI - «Prestazione quasi perfetta». Signore e signori, ecco Fabio Borini, il ragazzo-campione che esulta col coltello tra i denti, metafora stupenda della sua vita e della sua carriera. Mamma mia quanto ha corso Fabio. Era dovunque. Prima difendeva come un terzino vecchie maniere, poi ripartiva a tutta verso la porta avversaria facendosi trovare sempre pronto per concludere a rete. Ed è proprio la capacità di sacrificarsi che gli sta permettendo di entrare nei cuori dei tifosi giallorossi, che gli hanno dedicato un’autentica ovazione all’uscita dal campo. Borini sta sfruttando alla perfezione le occasioni che Luis Enrique gli sta concedendo: «Titolare? La settimana dobbiamo sempre lavorare bene, non esistono titolari con il mister, lo sapete anche voi. Dobbiamo essere sempre al massimo. La mia doppietta la dedico alla mia famiglia che è qui oggi (ieri, ndr) e a quelli che sono a casa».

«Oggi non abbiamo concesso niente all’Inter. A Cagliari loro hanno avuto 4 occasioni e hanno fatto 4 gol. Non puoi sempre vincere 4-0. Devi essere concreto e realizzare anche una sola occasione». Le movenze di Borini ricordano molto quelle di Filippo Inzaghi, non proprio un attaccante da quattro soldi: "Stesso paragone che fece Ancelotti. Mi fa piacere, Inzaghi ha segnato e vinto tantissimo. Un po’ mi ci rivedo nei movimenti e fa sempre piacere" E con i goal di ieri è arrivato a quota 5 gol in campionato (6 compresa la Coppa Italia), 3 negli ultimi quattro giorni considerando anche quello di Cagliari... gli stessi di Vucinic e Menez messi insieme!