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forzaroma news as roma Il quotidiano di Como attacca Mancini: “Un bullo che fa prepotenze”

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Il quotidiano di Como attacca Mancini: “Un bullo che fa prepotenze”

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Un noto quotidiano locale ha paragonato l'agonismo del capitano della Roma a una forma di prepotenza da "bulletto di periferia" che nasconde un "vuoto" o un "inadeguatezza di stare al mondo"
Redazione

A Como non hanno preso per niente bene la sconfitta, netta, rimediata dalla squadra del santone Cesc Fabregas al cospetto della Roma di Gian Piero Gasperini, che ha annullato Nico Paz e compagni tatticamente, tecnicamente e atleticamente. Tanto da avvicinare e paragonare l'agonismo del capitano giallorosso Gianluca Mancini con una piaga sociale che purtroppo genera effetti spesso tragici in chi la subisce. "Si chiama prepotenza. Atteggiamento che, a differenza di tutti gli altri, presenta un tratto anfibio dato che impone in modo arbitrario qualcosa, abusa della forza, sfrutta il più debole. Prepotente è colui che recita la forza per nascondere la sua unica vera natura: il vuoto.[...] È il ragazzino delle medie che usa la forza fisica o la pressione del gruppo per intimidire. [...] Mancini somiglia a un piccolo bulletto di periferia, talmente snervante che persino Ghandi non riuscirebbe a trattenersi" scrive 'La Provincia di Como'. Termini, annotazioni, accuse, che vanno decisamente oltre le schermaglie di campo, il chiarimento sincero e schietto che lo stesso Fabregas ha raccontato.

Il quotidiano lariano parla del dito di Mancini "come velato avvertimento" al mister. Dizionario Treccani alla mano: una minaccia. Siamo oltre. Si parla del capitano della Roma come di "un difetto: piace solo a chi ce l’ha". Anche se è titolare della Nazionale. La sconfitta netta ha bruciato oltre il dovuto, rosicare è lecito ma insultare o dare del bullo che prevarica il più debole è accusa ben più grave. È non conoscere il calcio, il campo, ma soprattutto non avere rispetto per chi invece subisce quotidianamente, quasi sempre in silenzio, delle angherie che gli scavano dentro giorno dopo giorno. Gianluca Mancini è un leader, un giocatore certamente spigoloso in campo, ma un ragazzo d'oro, lo ha dimostrato con i fatti. A volte ha sbagliato, come tutti. E ha sempre avuto l'umiltà di riconoscerlo. La stessa che non ha evidentemente trovato chi è uscito sconfitto sul campo e a questo punto anche fuori, e ha preferito invece parlare di "vuoto" interiore. O di bullismo, di "un virus che si insidia nei meandri del quotidiano, alla ricerca di slanci vitali che possano sopperire la sua inadeguatezza di stare al mondo". La vera prepotenza forse è questa narrazione senza rispetto.