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Onorare la maglia della Roma ep.6: Alcides Ghiggia

Alcuni pensano che la vita sia un ciclo. Un calciatore uruguayo ha toccato il punto più alto della sua carriera e poi lasciato questa terra nello stesso giorno, a distanza di 65 anni esatti. Il suo nome è Alcides Ghiggia

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Ghiggia supera Bigode. Arriva davanti al portiere, finta il passaggio al centro, il portiere sposta il peso, e Ghiggia tira sul primo palo: gol. Uruguay 2 Brasile 1. L'Urugay è campione del mondo, in casa degli sconfitti. Da quel giorno, il 16 luglio in Urugay si celebra la Garra Charrúa: ogni anno i media trasmettono le immagini dei gol di quella storica impresa de La Celeste.

È quello che tutti ricordiamo come Maracanazo, tragedia sportiva (nel senso teatrale del termine) del 1950. L'autore del "gol de secolo" è stato un giocatore della Roma.

Nel 1953 infatti, il presidente Renato Sacerdoti disse di aver comprato uno dei pù grandi fuoriclasse in circolazione, e il 4 giugno davanti a 55mila persone, Ghiggia giocò la sua prima partita con la maglia giallorossa.

L'Italia è in pieno periodo post-bellico e la società sta risorgendo, così che la capitale è il centro di questo risorgimento. Ghiggia si innamora tanto della città come della squadra e tutto quello gli gira attorno.  Stringe amicizia con Arcadio Venturi, allora capitano giallorosso, il quale lo accoglie come un fratello. Il nome di Arcadio Ghiggia (figlio di Alcides) nato e cresciuto in Italia, è in suo onore. Amante del jet-set, fuori dal campo diventa amico di Sordi, Gassman, De Sica e la Lollobrigida.

Nelle sue otto stagioni a Roma cambia 7 allenatori, ma lui rimane titolare inamovibile. "Il segreto" diceva, "é giocare bene le ultime 6-7 partite. Le prime si dimenticano, se sbagli l'ultima la gente si ricorda di quella". Col numero 7 sulle spalle, un corpo minuto e quel baffo sottile che sembrava disegnato, Ghiggia era un'ala dal dribbling fulmineo, che preferiva l'assist al goal come testimoniano le sue 19 reti segnate in 213 gare con la maglia della Roma. Quando i difensori cominciavano a rifilargli botte e calci, iniziava la sua sfida personale e non la smetteva più di umiliarli.

Lasciò il segno anche per i suoi atteggiamenti. Prima di Messi e Suarez, scelse di battere un calcio di rigore con un passaggio al compagno. Prima di Dani Alves, raccolse e mangió una mela che gli era stata lanciata dai tifosi sugli spalti, trasformando i fischi in applausi.

Un giocatore umile ma letale, forse discontinuo e con un carattere particolare, ma una persona generosa e di cuore. Giocatore Hall of Fame della AS Roma dal 2014.

Autore del gol del secolo.

Luca Rapetti