Chi si accontenta non gode. Un po’ il leit-motiv della carriera di Josè Mourinho. Forse per questo ci aspettavamo fino all’ultimo la ciliegina sulla torta, quell’innesto di esperienza a centrocampo che lo Special One ha chiesto (senza pretendere) fino all’ultima conferenza e che ci avrebbe fatto decantare il nome di Pinto per strade e spiagge di Roma. La frase “il mercato in entrata è chiuso” è stato duro come un “restiamo amici”. Ma l’amarezza dell’ultimo giorno di mercato non deve cancellare tutto ciò che di buono è stato fatto nelle settimane precedenti. Perché in un mercato in cui tutte le big hanno visto andare via i migliori (da Donnarumma a Ronaldo passando per Lukaku e Correa) la Roma non solo se li è tenuti ma ha portato in Italia una superstar come Mourinho e l’acquisto più costoso. Quel Tammy Abraham che ha già sbalordito l’Italia seppur in un calcio d’agosto ancora acerbo. Per la prima volta poi nessuno ha dovuto tirare fuori i fazzoletti per asciugare le lacrime causate da un grande addio. Quello di Dzeko, scusateci, era fisiologico. Quei fazzoletti sono stati sventolati con gioia alle notizie delle cessioni (o rescissioni) dei vari Pau Lopez, Kluivert, Florenzi, Under, Pedro, Olsen e soprattutto Pastore. Un lavoro enorme, snervante. Causato dagli errori dei “fenomeni” del recente passato. Purtroppo è rimasto in tasca quello per Fazio e Nzonzi. Hanno scelto di essere turisti e non calciatori, e di mettere nei guai Pinto che il centrocampista lo avrebbe voluto portare davvero. Si poteva fare lo stesso? Forse sì, e in fondo Mourinho un regista lo chiedeva da tempo e lo avrebbe meritato. Forse però quel non accontentarsi ha portato ad aspettare gennaio quando magari si potrà chiudere un acquisto migliore di quelli proposti nelle ultime ore tra Loftus-Cheek, Oliveira o Torreira. Il mercato della Roma resta buono, non ottimo. Ma in tempi di Covid e debiti post Pallotta era davvero difficile fare di meglio. Il club ha reagito prontamente alle disavventure: rotto Spinazzola è arrivato Vina, scappato Dzeko è stato preso Abraham. Ai quali vanno aggiunti Rui Patricio, Shomurodov e i riscatti obbligati di altri elementi. C’è voluta la serietà e la competenza di Tiago Pinto, ma pure i soldi di Dan Friedkin. Perché se manca una delle due componenti difficilmente si può fare un buon lavoro. Quei soldi che Mourinho spera vengano spesi ancora di più nelle prossime finestre di mercato. Perché Josè ha fretta, noi pure.
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Roma, un mercato di Pinto di blu. È mancata solo la ciliegina
L’amarezza dell’ultimo giorno di mercato non deve cancellare tutto ciò che di buono è stato fatto nelle settimane precedenti
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