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Mancini sul futuro: “Bisogna saper scegliere. Quando perdi sei da solo”

Redazione
Le parole dell'ex ct della Nazionale: "Nel calcio le cose possono cambiare da un momento all'altro. Il mister deve pensare a tutto e risolvere i problemi di tutti"

Roberto Mancini, ex ct della Nazionale, è stato ospite del nuovo incontro del Laboratorio Academic Gym nell’ambito del corso ‘Il Giurista entra in Campo’. Mancini ha parlato agli studenti in un convegno che ha avuto come focus il tema ‘Talento e Leadership ispirata dalle strategie vincenti’. Ecco le sue parole riportate da Calciomercato.it.

“Prima di tutto devo capire dove sto andando, con chi lavoro, io ho le scelte uniche di prendere un certo tipo di giocatori, lo discuto con ds e dg. Poi si controllano i costi, magari voglio un giocatore che ha un costo elevato. Però l’allenatore ha delle responsabilità. Per la squadra e le scelte che fa. Poi io penso che l’allenatore ha le sue colpe e se le cose non vanno è giusto che se le prenda. Quando vinciamo siamo in più sul carro, ma l’allenatore sceglie la squadra e decide i giocatori. E a volte penso sia anche giusto che si prendano delle colpe, sono anche quelli che guadagnano di più”.

“Si fanno degli errori, è normale sia l’allenatore che paga per primo. A meno che non abbia scelto nessun calciatore, ma vengono sempre presi in accordo tra società e mister. Raramente sono scelti solo dalla dirigenza. E non si possono cambiare tutti i giocatori se le cose non vanno. Ma se uno decide di prendere un allenatore deve dargli il tempo. In Inghilterra negli ultimi anni si dà un po’ meno, prima avveniva di più. In Italia c’è sempre stata questa cultura che se le cose non vanno dopo sei mesi l’allenatore viene messo in discussione. Se si punta su un allenatore può avere bisogno di più tempo. Poi certo, è importante anche avere una società che ti supporta”.

I suoi obiettivi futuri? “Vediamo, nel calcio può cambiare tutto dalla sera alla mattina. Bisogna saper scegliere (la squadra e il momento, ndr)”.

Cosa ti senti di suggerire agli stutendi per realizzare i propri sogni? “Io non credo debbano ascoltare me, io porto la mia esperienza. Sono giovani che hanno una vita davanti. Ho avuto la fortuna di essere un talento molto giovane, all’inizio della mia vita calcistica pensavo che bastasse il talento, che andasse da solo. Ma non è così. Il talento va migliorato e lavorato ogni giorno, bisogna adattarsi alle situazioni. Se uno ha talento deve pensare che ogni giorno bisogna essere pronti a impegnarsi, sacrificarsi, solo così si possa poi mettere il proprio talento a servizio degli altri. La bellezza di una persona talentuosa è questo, essere al servizio degli altri, nel calcio è ancora più importante. Ci sono stati momenti nella mia vita che pensavo bastasse, invece non è così. Ho perso qualche anno per questo motivo, ma quando l’ho capito le cose sono andate meglio. Bisogna sempre impegnarsi, anche quando le cose non vanno bene. Sono i momenti in cui bisogna essere più forti, questo è molto importante”.

Sulla vittoria dell’Europeo.“Un leader deve avere una visione molto ampia, più di quanto si possa pensare. Questo è fondamentale e va fatto in modo che la visione possa essere condivisa dal resto del gruppo, bisogna farceli credere, spiegarsi bene. L’Europeo è stata una cosa incredibile, però non è stato quel mese lì. Il nostro era un percorso di 3-4 anni in cui non avevamo perso, avevamo fatto cose incredibili. Quando sono arrivato dissi che dovevamo vincere l’Europeo, ci credevo davvero. Piano piano ci hanno creduto tutti, con le cose che miglioravano. Per raggiungere un obiettivo importante bisogna guardare la luna e cercare di prenderla, anche se sembra impossibile. Se ci credi e riesci a farti seguire dagli altri sei un leader perfetto. Sapendo che ci sono delle difficoltà, inaspettate, il leader è in grado di prevedere cosa può accadere ed essere pronto con la soluzione”.

Su Vialli.“Vialli era un leader vero, in tutti i sensi, un uomo straordinario, simpaticissimo, allegro, intelligente, colto, siamo stati insieme nella nostra età più bella, oltre a giocare ci divertivamo anche. È stato un fratello. In quel mese dell’Europeo aveva preso sulla testa dei giocatori, sono stati momenti emozionantissimi, la semifinale e la finale. È stato un uomo straordinario”.

Le caratteristiche principali che un manager deve avere per gestire un top club?“Avere una grande visione. Riuscire magari a capire più in là di quello che si può vedere. Magari vediamo un giocatore che ha buone qualità, un altro ha una visione più ampia e pensa che invece possa diventare un campione. Bisogna essere empatico, con il club, i giocatori. Devi trasferire il tuo pensiero ad altre persone. Poi si migliora anche dagli errori”.

I problemi più importanti a cui si va incontro nel mestiere di allenatore e come si possono risolvere?“Il mister deve pensare a tutto. Risolvere i problemi di tutti. Poi devi sapere tecnicamente quello che devi fare. Hai a che fare con tanti ragazzi, dei giovani, magari di estrazione sociale e nazionalità diversa. Instaurare un buon rapporto con i ragazzi è un po’ come parlare con i propri figli. Poi magari c’è chi non gioca e non è felice, bisogna coinvolgere anche chi non è titolare. L’allenatore deve essere preparato per risolvere i problemi di tutti. Se sei il capo di un gruppo devi prendere delle decisioni, ascoltando anche i collaboratori. Però poi quando vinci siete in tanti, quando perdi sei da solo”.

In Serie A i due allenatori che incidono di più chi sono? “Gli allenatori italiani sono i migliori e incidono tutti sulla propria squadra. Frequentano Coverciano per tanti anni, imparano e fanno esperienze. A livello tattico e di calcio sono i migliori e tutti incidono, poi a volte i risultati vengono e altre no”.